Giustizia, il vorrei ma non posso della maggioranza
Alla camera Approvata una mozione omnibus sulle riforme al codice penale dopo estenuanti trattative tra i partiti di destra, si associa il "terzo polo" che però fa più uno su separazione delle carriere e abuso d'ufficio
Alla camera Approvata una mozione omnibus sulle riforme al codice penale dopo estenuanti trattative tra i partiti di destra, si associa il "terzo polo" che però fa più uno su separazione delle carriere e abuso d'ufficio
Al ministro della giustizia, e soprattutto alla sua maggioranza, dichiarazioni e interviste non bastano più – ieri una lunghissima di Nordio al conciliante Foglio. Non riuscendo a passare ai fatti, provano con gli impegni solenni di in una mozione parlamentare, approvata ieri alla camera. Conta poco anche quella, atto di indirizzo, eppure è stata sudata. Si discuteva infatti un testo presentato dal gruppo più piccolo della coalizione di governo, i centristi di Lupi. Gli altri partiti, volendo dare dimostrazione di unità, hanno litigato per ore sulle virgole fino al momento di depositare la mozione comune e oltre. Hanno ottenuto un rinvio, poi il testo è arrivato e dagli 8 impegni di Lupi era passato ai 19 dei capigruppo. Uniti, c’è spazio per tutti.
Il tono un po’ da farsa lo dà subito il primo impegno per il governo: «Monitorare l’applicazione dei principi costituzionali». Difficile non essere d’accordo, tanto più che non è richiesta una gran fatica: non si tratta di applicare ma solo di «monitorare». Eppure pareva troppo anche questo e così una mano prudente ha aggiunto, a penna, all’ultimo istante, «per quanto di competenza» in stile fratelli Capone. Poi le questioni concrete. O almeno i titoli, perché le distanze tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia impediscono di dire come affrontare le questioni che, solennemente, si propongono.
«Rendere effettivo il principio di non colpevolezza, adottare le opportune iniziative in materia di misure cautelari, rendere effettiva la ragionevole durata dei processi, tutelare i diritti dei soggetti indagati…». Nordio ci sta lavorando, lo dice dal mattino in cui si fermò con i giornalisti dopo il giuramento al Quirinale e ieri al Foglio ha detto che ha bisogno di un altro paio di mesi. Per preparare un disegno di legge che vuol portare al Consiglio dei ministri. Ma non potrà essere uno solo e infatti nella mozione ci sono tante altre cose.
Sulle intercettazioni ben tre «impegni»: il primo generico, evitarne l’abuso, il secondo radicale, vietare la pubblicazione, anche parziale, del contenuto, il terzo di nuovo generico, assicurarne l’utilizzo come mezzo di ricerca della prova aspettando però le conclusioni dell’indagine conoscitiva che si sta svolgendo in commissione al senato. Fuori dalla mozione, Nordio annuncia programmi anche più vasti: impedire la pubblicazione di qualsiasi atto, non solo il contenuto delle intercettazioni, fino alla richiesta di rinvio a giudizio. Sulla prescrizione l’impegno è quello di cancellare il farraginoso compromesso raggiunto da Cartabia per tornare alla prescrizione sostanziale, idea in teoria persino condivisibile ma che rischia di produrre nuovo caos e che difficilmente FdI riuscirà a sostenere. Sull’abuso d’ufficio, reato che per Nordio andrebbe semplicemente cancellato, la mozione si ferma a chiedere una più prudente «riforma», stesso dicasi della legge Severino e del traffico di influenze. Chiusa la parentesi «garantista», spazio agli evergreen securitari del partito di Meloni: slogan contro baby gang e truffatori di anziani, ma anche il dramma del carcere declinato come un problema di detenuti stranieri da espellere o tossici da smaltire nelle comunità.
A questa mozione sono arrivati anche i voti dei renzian-calendiani, per i quali Nordio vale per quel che dice e non per quel che fa. E alla fine la mozione di Azione-Italia viva, presentata dal deputato Costa, ha preso anche più voti a favore rispetto a quella della maggioranza (186 contro 179). Malgrado, o forse proprio perché, stabilisca impegni assai più concreti: separazione delle carriere, abrogazione dell’abuso d’ufficio, inappellabilità delle assoluzioni da parte del pm e competenza collegiale sulla custodia cautelare. La maggioranza queste cose le vota, ma proporle ancora non può.
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