«Giù le mani dalla protezione speciale». A Roma la protesta di migranti e Ong
Contro la conversione in legge La piazza: a decine di migliaia rischiano la condanna all'irregolarità. Il 28 aprile manifestazione nazionale contro la legge voluta dal governo dopo la strage di Cutro
Contro la conversione in legge La piazza: a decine di migliaia rischiano la condanna all'irregolarità. Il 28 aprile manifestazione nazionale contro la legge voluta dal governo dopo la strage di Cutro
Prima che il Senato inizi a discutere la conversione in legge del dl Cutro una novantina tra associazioni, Ong, sindacati e comunità migranti si ritrovano in piazza Madonna di Loreto per esprimere la loro opposizione. Il cielo è plumbeo e più tardi pioverà. La manifestazione si svolge a un chilometro dal palazzo che con un tratto di penna minaccia di cancellare la protezione speciale e condannare all’invisibilità decine di migliaia di persone.
Quella distanza segna un gap democratico profondo che a Roma vige da un anno e mezzo. L’ordinanza prefettizia è di novembre 2021 e ha la firma di Matteo Piantedosi: con la scusa dei No Green Pass ha vietato di manifestare nelle «zone a rischio». Tra cui ovviamente ci sono i palazzi che contano. Passato il Green Pass è rimasto il divieto.
«Dal 2018 al 2020 i decreti Salvini, poi due anni di sofferenza per la pandemia, oggi un nuovo decreto contro l’immigrazione. Eliminando la protezione speciale il governo impedirà a migliaia di persone di avere percorsi di integrazione sociale, lavorativa e abitativa», dice Mamadou Kouassi. È nato 40 anni fa in Costa d’Avorio, da 15 vive a Caserta. È un attivista del Movimento migranti rifugiati della città campana. Nel 2007 è stato salvato in mare dalla guardia costiera italiana. «Ho visto le immagini dei morti di Cutro. Dopo quella strage il governo avrebbe dovuto promuovere una missione europea di ricerca e soccorso», continua.
Oltre al segretario Cgil Landini, in piazza c’è una nutrita delegazione di parlamentari dell’opposizione: Schlein, Giorgis, Crisanti, Boldrini, Del Rio, Furfaro del Pd; Fratoianni, Bonelli e Piccolotti di Avs. Alcuni di loro, con i colleghi 5S, incontreranno prima del dibattito in aula una delegazione di manifestanti: promettono un’opposizione dura e un cantiere per preparare il futuro superamento della Bossi-Fini.
«Senza protezione speciale nei prossimi anni si rischiano fino a 100mila nuovi irregolari, tra mancati rinnovi e aumento dei dinieghi – afferma Giovanna Cavallo del Forum per cambiare l’ordine delle cose – Invitiamo tutte le associazioni a continuare a sostenere queste persone: garantendo servizi, accompagnandole in questura, inoltrando le domande. L’Italia deve rispettare i suoi obblighi internazionali».
Filippo Miraglia, di Arci Immigrazione, ribadisce che quella ripetuta dalla premier Giorgia Meloni è una fake news: «Non è vero che forme di protezione aggiuntiva esistono solo in Italia. Sono presenti in 18 dei 27 paesi europei. Lo scorso anno la Germania ha dato 30mila permessi di soggiorno di questo tipo. La Spagna 20.900». Secondo don Ciotti, fondatore di Libera contro le mafie, il governo si prepara a consegnare migliaia di persone a lavoro nero, irregolarità e sfruttamento.
«Investono su emergenze, paure e malgoverno per avere un serbatoio di speculazione politica», attacca Fratoianni. Mente Schlein afferma che è il momento di mettere fine alle bugie sulle Ong e battersi per una Mare Nostrum europea. «Ci sono momenti in cui bisogna decidere da che parte della storia stare – dice – Noi non siamo in quella di un ministro che parla di sostituzione etnica e utilizza un linguaggio da suprematismo bianco». «Il modello di società di questo governo è patriarcale, nativista e razzista. Vogliono ferire i nostri fratelli e sorelle migranti, quelli che rischiano la vita in mare e quelli che sono riusciti a toccare terra», dice don Mattia di Mediterranea.
Prossimo appuntamento il 28 aprile: manifestazione nazionale a Roma lanciata da movimenti e comunità migranti. Ci saranno il sindacato Usb, varie reti antirazziste, Ong e centri sociali.
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