Si terrà martedì al Senato un vertice di maggioranza sugli emendamenti al ddl sulla diffamazione presentati a sorpresa dal senatore di FdI Berrino in commissione giustizia, che prevedono fino a 4 anni e mezzo di carcere per i giornalisti accusati appunto di diffamazione.

Una proposta osteggiata non solo dall’opposizione ma anche da Forza Italia, Lega e Noi moderati. Non solo il capogruppo di Fi in commissione, Zanettin, ha ribadito la sua contrarietà; anche il leader azzurro e vicepremier Antonio Tajani si è detto contrario al carcere per i giornalisti.
Nel frattempo arrivano gli emendamenti al dd sulla cybersicurezza in discussione nelle commissioni giustizia a e affari costituzionali della Camera. Spiccano quelli firmati da Enrico Costa (Azione) e Maria Elena Boschi (Iv).

Sostenendo che «diritto di cronaca non significa immunità», Costa ipotizza il carcerare da 6 mesi a 3 anni per chi divulga informazioni conoscendone la provenienza illecita. Sull’onda del caso Striano (gli accessi alle banche dati da parte dell’ufficiale della Gdf Pasquale Striano), Costa prevede poi una stretta sull’accesso a questi archivi, oltre a una limitazione all’uso del Trojan e, per i reati di cybersicurezza, delle intercettazioni. Un emendamento Boschi propone carcere da 1 a 3 anni per chi accede abusivamente ad atti del processo penale.

Un altro prevede che chi detiene «documenti che contengono dati inerenti a conversazioni e a comunicazioni telefoniche, informatiche o telematiche illegalmente formati o acquisiti o documenti redatti attraverso la raccolta illecita di informazioni, è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni». Stessa pena per chi rivela, in tutto o in parte, questi atti attraverso «qualsiasi mezzo di informazione.