Giallo NordStream: la Ue sanziona Mosca, Mosca accusa gli Usa
Crisi ucraina Girandola di accuse, Bruxelles introduce nuove restrizioni all’export e all’import russi. Copenaghen invia le navi da guerra. Bulgaria e Polonia seguono Washington e richiamano in patria i cittadini residenti in Russia
Crisi ucraina Girandola di accuse, Bruxelles introduce nuove restrizioni all’export e all’import russi. Copenaghen invia le navi da guerra. Bulgaria e Polonia seguono Washington e richiamano in patria i cittadini residenti in Russia
Un altro passo verso l’abisso, la Ue sempre più in prima linea. A Bruxelles si sono riuniti ieri gli ambasciatori dei 27 per fare il punto dopo le tre fughe di gas, il 26 settembre, dalle pipeline NordStream 1 e 2 nel Mar Baltico, al largo dell’isola danese di Borkholm, tra il sud della Svezia e la Polonia (il NordStream 1 è al 51% di proprietà della russa Gazprom, il NordStream 2 è controllato da una filiale svizzera della stessa Gazprom).
L’Alto rappresentante per la politica estera e di Difesa, Josep Borrell, denuncia: «Qualsiasi perturbazione volontaria delle infrastrutture energetiche europee è inaccettabile e porterà a risposte il più forti possibile». E conferma che «tutte le informazioni disponibili indicano che le fughe sono il risultato di un atto deliberato».
LA PRESIDENTE della Commissione, Ursula von der Leyen, parla di «atto di sabotaggio» e annuncia nuove sanzioni alla Russia per «far pagare al Cremlino il prezzo di questa nuova escalation» e protestare contro «i referendum illegali» nelle zone occupate, che la Ue «non riconoscerà», come hanno affermato varie capitali: nuova lista di individui e entità vicine al Cremlino; nuove restrizioni all’import dalla Russia (che dovrebbe perdere sette miliardi di entrate) e all’export (tecnologia); una base giuridica per imporre un price cap al petrolio russo; maggiore repressione, con effetto dissuasivo, per chi aggira le sanzioni.
La crisi energetica è entrata in una nuova fase, la Ue sottolinea che ormai le infrastrutture marine e delle telecomunicazioni sono diventate un bersaglio e teme che anche altre pipeline possano entrare nel mirino e rendere ancora più a rischio il prossimo inverno.
Le esplosioni sottomarine, rilevate dai sismografi nelle acque delle zone economiche esclusive di Danimarca e Svezia, sono avvenute alla vigilia dell’inaugurazione di un nuovo gasdotto, il Baltic Pipe, che da sabato collegherà direttamente la Norvegia alla Polonia, passando per le acque danesi, e che ha l’obiettivo di rendere Varsavia sempre più indipendente dalla Russia.
SECONDO UN’ANALISI del think tank Bruegel, l’attacco «può essere un gesto simbolico», un avvertimento. Mosca ribatte che l’accusa è «stupida e assurda», chiede una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu (per «atto di terrorismo internazionale», sarà venerdì) sulle «provocazioni relative ai gasdotti» e implica gli Usa: «Dicano se sono all’origine» delle fughe, ha affermato la portavoce del Cremlino Maria Zakharova, facendo allusione a un’affermazione di Joe Biden del febbraio scorso («Metteremo fine» al North Stream2 che, finito nel 2021, non è mai entrato in funzione).
«Ridicolo», risponde Washington. Alla Ue, Mosca chiede: «Cercate ancora la risposta alla domanda di sapere chi c’è dietro ogni scenario sanguinoso in Ucraina, la distruzione della cooperazione paneuropea e la crisi mondiale? Quando Bruxelles si sveglierà?».
LA NORVEGIA, che già era in allerta per la presenza di droni sospetti attorno a infrastrutture di gas e petrolio, rafforza la sicurezza.
La Danimarca è stato il primo paese, poi seguito da altri, a dichiarare lo stato d’allerta «arancione» per le infrastrutture energetiche e ha inviato due navi militari ed elicotteri. Ieri, il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, ha incontrato il ministro della Difesa danese, Morten Bodskov.
La Cia aveva avvertito la Germania qualche settimana fa, di un possibile attacco al gasdotto. La Germania oggi parla di «attacco mirato», «ibrido», come Danimarca, Svezia e Polonia (per Mateusz Morawiecki è «un atto di sabotaggio legato al prossimo gradino di escalation nella situazione in Ucraina»).
Per il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto, «c’è sicuramente un attore governativo, vista l’ampiezza dell’atto». Anche la Svezia «non esclude» che dietro ci sia «una potenza straniera» e i servizi hanno aperto un’inchiesta.
Per Copenhagen le rotture nelle pipeline «sono estremamente rare» e i due NordStream hanno tubi di 12 cm, di acciaio e cemento. Ha poi fatto sapere che ci vorranno una o due settimane per iniziare le ispezioni, bisognerà aspettare che la situazione si calmi, il mare bolle a causa delle fuoriuscite di metano, in aree di 200 metri-un km di diametro.
Dentro i due tubi c’erano, secondo i danesi, 350mila tonnellate di gas (per ragioni di manutenzione, anche se fermi, dovevano avere del gas dentro), per Greenpeace equivale a 30 milioni di tonnellate di emissioni di Co2.
IL MINISTRO TEDESCO dell’Economia, Robert Habeck, avverte: «Siamo in una situazione dove, in Europa e in Germania, le infrastrutture critiche sono bersagli potenziali, la Germania è un paese che sa come difendersi e l’Europa un continente che può proteggere le proprie infrastrutture».
Per la ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, che era a Kyiv, «questi sviluppi confermano la necessità di accelerare i lavori in corso sulla resilienza e la riduzione della dipendenza energetica dell’Unione europea. Veglieremo con i nostri alleati e partner a che la nostra unità e determinazione siano senza falle e che una risposta forte sia portata a tali azioni».
Ieri la Bulgaria e la Polonia hanno seguito gli Usa e richiamato in patria i suoi cittadini residenti in Russia.
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