Il vicecancelliere dei Verdi annuncia il suo nuovo piano per far ripartire la Locomotiva economica d’Europa attualmente inchiodata al palo della recessione. Cinquanta miliardi di euro pubblici nei prossimi quattro anni è la mega cifra destinata all’intera filiera dell’industria nazionale: dalle piccole e medie imprese metalmeccaniche fino ai grandi marchi dell’automotive e settore aerospaziale.

«La Germania ha una lunga tradizione come forte paese industriale. Voglio che rimanga così» si legge nel documento di una sessantina di pagine firmato personalmente dal ministro dell’Economia, Robert Habeck, co-leader dei Grünen.

Peccato che l’imperativo categorico del numero due del governo Scholz, messo nero su bianco nel preambolo del piano, corrisponda a poco più di un desiderio. Non solo il suo documento non è stato concordato con Spd e liberali ma per adesso manca anche delle imprescindibili coperture finanziarie, come è costretto ad ammettere lo stesso Habeck.

Proprio nel giorno in cui, a proposito di politica industriale, i sindacati tedeschi lanciano l’allarme su 1.500 licenziamenti all’orizzonte negli stabilimenti Michelin in Germania. A rischio chiusura le fabbriche di pneumatici per autocarri in Baden-Württemberg e Renania-Palatinato mentre sul sito produttivo del Saarland si profila il calo della produzione a causa riduzione delle attività, come segnala il sito di riferimento degli addetti del settore Pneusnews.

Secondo il sindacato dell’industria mineraria, chimica ed energetica (Igbce) il «ridimensionamento delle attività» in Germania annunciato da Michelin la settimana scorsa nelle riunioni interne con i dipendenti corrisponde a una riduzione netta della forza-lavoro, nonostante il produttore francese assicuri di non aver preso ancora alcuna decisione definitiva.

«Il taglio pianificato di Michelin è del tutto incomprensibile. Incontrerà la forte resistenza dei lavoratori, del consiglio di fabbrica e del sindacato» denuncia Matthias Hille, responsabile Igbce a Mainz nonché componente del consiglio di sorveglianza di Michelin-Deutschland. In pratica «spengono sistematicamente la fabbrica tradizionale senza prima aver pensato alle alternative» è la denuncia politica del sindacato che stride non poco con il piano di Habeck. Sul quale spicca soprattutto la «possibilità di alleggerire l’onere per le imprese e l’industria di 50 miliardi di euro nei prossimi quattro anni», tutta però ancora da dimostrare. Entro fine mese il ministro dei Verdi dovrà discutere del suo ambizioso piano nell’apposita conferenza di settore.

«Dobbiamo utilizzare i restanti due anni della legislatura per raggiungere accordi rapidi e praticabili sulle questioni aperte», ricorda Habeck in riferimento al tetto massimo sulla bolletta elettrica delle industrie. Ma anche in questo caso il cancelliere Olaf Scholz e il ministro delle Finanze, Christian Lindner, leader di Fdp, sono contrari.