Internazionale

Germania est a Maputo

La storia Storia dei «madgermans» e del Mercado Estrela, il grande emporio "illegale" della capitale mozambicana creato dai lavoratori tornati dalla Ddr dopo il crollo del Muro. E mai pagati

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 22 dicembre 2017

A Maputo tutti sanno che se subisci il furto del cellulare, del computer o di un pezzo qualsiasi della tua auto, c’è solo un posto dove puoi avere qualche speranza di ritrovarlo: il Mercado Estrela nel Bairro Alto Maé.

IN QUESTO SUK INFORMALE si può comprare e vendere qualsiasi cosa di seconda mano, dal paio di scarpe non troppo usurato fino agli attrezzi da lavoro da idraulico o a un televisore al plasma da 50 pollici. È sconsigliato lasciare l’auto incustodita nelle vicinanze del mercato come anche aggirarsi a piedi se sei un mzungu («bianco» in lingua bantu).

Se stai cercando qualcosa non devi nemmeno scendere dal tuo mezzo, ti basta imboccare una delle vie che costeggiano il mercato e fermarti al lato della strada, sono i giovani vendedores che si avvicinano in gruppo per chiederti di cosa hai bisogno. Poi di corsa si infilano all’interno dei meandri del mercato alla ricerca del pezzo o dell’oggetto richiesto e tornano per mostrartelo e iniziare la contrattazione.

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John, un veterano del Mercado Estrela

 

Il Mercado Estrela è diviso in settori, per questo devi sapere dove andare. Se cerchi attrezzi o pezzi di ricambio per auto e camion, devi accostare in Avenida Albert Luthuli, se sei alla ricerca di accessori, oggetti elettronici, elettrodomestici o vestiario, meglio entrare in Avenida Emíla Daússe, mentre se desideri bevande alcoliche di contrabbando o (se hai un aggancio) droghe, allora Avenida Ramao Farinha è l’indirizzo giusto.

QUESTO LUOGO nel corso degli anni ha acquisito sempre maggiore notorietà nella capitale mozambicana. La sua fama non è delle migliori ma, come capita spesso in Africa, una serie di eventi storici e di interessi socio-politici hanno portato alla creazione di questa zona apparentemente senza Stato, in cui l’illegalità c’è ed è lampante ma è ormai fusa con la vita giornaliera della comunità, per cui viene accettata.

«Oppa! Meu amigo… Qui tutti dicono che quello che vendiamo è rubato, ma non è vero. Sai che ti dico? Io sono qui per lavorare e mandare i soldi alla mia famiglia a Nampula, se qualcuno arriva per vendermi qualcosa ed è un buon affare, qual è il problema? Io sono onesto», afferma John, un venditore di pezzi di ricambio di 50 anni. È un veterano del mercato, la sua baracca è aperta dal 1994. «Un tempo la polizia faceva continuamente retate, poi pian piano ha smesso. Oggi anche gli agenti comprano qui», dice sorridendo e poi continua: «Sono stati i madgermans i primi a vendere roba usata. Poi è arrivata gente un po’ da ovunque».

SEMBRERÀ IMPOSSIBILE ma la storia del Mercado Estrela è legata alla dissoluzione dell’Unione sovietica e alla Germania dell’est. Il filo conduttore è rappresentato dai cosiddetti «madgermans» (da made in Germany). Per capire bisogna tornare indietro fino al 1975, anno d’indipendenza del Mozambico dal dominio coloniale portoghese.

Il Movimento di liberazione Frelimo (ancora oggi partito alla guida del paese), d’ispirazione marxista-leninista e appoggiato dal blocco sovietico, aveva fra i principali obiettivi quello di creare un Mozambico anti-razziale, anti-tribale e anti-capitalistico. Per ottenere ciò il Frelimo avviò una serie di programmi per creare «l’uomo nuovo» mozambicano, moderno e socialista.
Grazie ad accordi con Cuba, l’Unione Sovietica e paesi amici, il governo inviò numerosi giovani mozambicani a studiare e a lavorare all’estero, perché il paese mancava disperatamente di figure professionali come medici o ingegneri.

Tra i veri progetti racchiusi nel Programa de reabilitação económica c’era quello siglato con la Repubblica democratica tedesca (Ddr), con la quale Maputo aveva accumulato un grosso debito di 200 milioni di marchi (circa 100 mln di €). Durante gli anni ‘80 migliaia di ragazzi vennero convinti a partire per lavorare in terra tedesca, imparando un mestiere e aiutando lo Stato a ripagare il debito. Il contratto prevedeva che il 40% dello stipendio gli venisse consegnato in Germania, mentre il 60% veniva direttamente trasferito al governo di Maputo che l’avrebbe poi restituito al lavoratore al momento del rientro in patria.

DOPO LA CADUTA DEL MURO di Berlino nel 1989 e la riunificazione tedesca, il programma terminò, così molti dei mozambicani emigrati tornarono a casa convinti di ricevere il compenso che lo Stato gli doveva. Le cose però andarono diversamente perché, oltre a non ricevere mai il denaro, trovarono un paese distrutto dalla guerra civile in corso tra la Frelimo e la Renamo (conclusa solo nel ‘92) e nel quale trovare un impiego era pressoché impossibile.

Queste persone non riuscirono a reinserirsi e buona parte di loro andò a stabilirsi proprio nel Bairro Alto Maé, allora un sobborgo povero della città. È proprio in questo momento storico che alcuni di loro, per riuscire a racimolare qualche soldo, iniziarono a vendere tutti gli elettrodomestici che avevano portato con loro dalla Germania dell’Est, esponendoli all’interno di un terreno disabitato confinante con la scuola pubblica Estrela Vermelha. E con il passare del tempo assunsero il nome di madgermans.

L’attività commerciale a quel punto attirò altri negozianti provenienti dal nord del paese e si sviluppò degenerando nell’illecito fino a diventare ciò che è oggi: il famigerato e folkloristico Mercado Estrela.

«RICORDO BENE I PRIMI TEMPI. La gente veniva a nascondere la mercanzia dentro a delle buche dietro al mio bar quando c’era una retata della polizia. Oggi invece l’Estrela è riconosciuto», afferma Albertina Ribeiro, anziana proprietaria di una delle locande del mercato, «paghiamo un affitto giornaliero per avere un banco qui: la sinha. E costa anche caro».

foto interno del mercato con penna spia-min

Dopo un primo periodo problematico in cui le istituzioni cercavano di arginare lo sviluppo del mercato, colpevole di alimentare traffici e di incentivare furti e rapine, i venditori hanno eletto un rappresentante e trattato con il governo. Non si sa che tipo di accordi siano stati presi, resta il fatto che la polizia da queste parti si vede poco e il suk ha smesso di espandersi restando in confini stabiliti. Sono in molti a parlare di convenienze politiche ed interessi di personaggi divenuti importanti proprio grazie agli affari fatti all’Estrela.

Gilberto, un altro rivenditore di pezzi di ricambio, afferma: «È chiaro che qui anche qualcuno di importante ha dei vantaggi. Hai visto il settore delle bevande alcoliche? Le bottiglie esposte hanno bollo governativo, ma quelle nelle scatole no. Passano la frontiera di notte per vie “alternative”, grazie a degli agganci nei “piani alti”… però anche noi quaggiù ci guadagniamo. Si deve pur vivere fratello».

INTANTO NON MOLTO LONTANO dal mercato, gli ultimi madgermans rimasti si stanno riunendo all’interno del Jardim 28 de Maio come ogni mercoledì da 27 anni. Stanno per iniziare la consueta marcia diretta al Ministero del lavoro. I cori dei manifestanti parlano chiaro: «Non ci arrenderemo! Vogliamo il nostro 60%!».

manifestanti madgermans si tengono la mana in un momento di preghiera prima della marcia-min

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