Europa

Germania e Austria contro Roma: «Reato è non salvare chi si trova in difficoltà»

Germania e Austria contro Roma: «Reato è non salvare chi si trova in difficoltà»

Italia sempre più isolata Il ministro degli Esteri Heiko Maas: «Dal nostro punto di vista, secondo un procedimento basato sullo stato di diritto, può esservi solo la liberazione di Carola Rackete»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 2 luglio 2019
Per la Germania non ci sono dubbi: nel comportamento di Carola Rackete non è possibile ravvisare gli estremi di un reato quindi la capitana della Sea Watch 3 va liberata. «Dal nostro punto di vista, secondo un procedimento basato sullo stato di diritto, può esservi solo la sua liberazione» ha ribadito ieri il ministro degli Esteri Heiko Maas rendendo noto di aver fatto presente la posizione del governo tedesco al collega italiano Enzo Moavero Milanesi.
Altro che asse Roma-Berlino-Vienna contro l’immigrazione, del quale parlava a giugno dell’anno scorso Matteo Salvini insieme al collega tedesco Horst Seehofer e al cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Finita appena un mese dopo, quando si trattò di dividersi un gruppo di migranti salvati nel Mediterraneo, col passare del tempo l’alleanza si è liquefatta come neve al sole fino a oggi, quando Berlino e Vienna insieme condannano Roma per l’atteggiamento tenuto nei con fronti della ong tedesca e più in generale per la politica dei porti chiusi. Alle parole pronunciate domenica dal presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier («il salvataggio in mare non deve essere criminalizzato»), adesso si sono aggiunte quelle del presidente austriaco Alexander Van der Bellen che ieri ha ricevuto il presidente italiano Sergio Mattarella in visita a Vienna. «Mi pare chiaro che se osservassi una barca in difficoltà in un ago dell’Austria e non corressi ad aiutarla, verrei punito per omissione di soccorso, ma non lo sarei se prestassi aiuto», ha detto Van der Bellen.
E il governo italiano? Unito nel difendere la politica del ministro leghista ma diviso sui toni. Mente Salvini attacca infatti Steinmeier chiedendogli «di ciò che accade in Germania e possibilmente di invitare i suoi concittadini a evitare di infrangere le leggi italiane», Conte e Moavero Milanesi ricordano come le sorti della comandante siano nelle mani dei magistrati. Il premier dice di averne parlato con la cancelliera Angela Merkel al termine del consiglio europeo di ieri. «Le ho detto che in Italia il potere esecutivo è distinto da quello giudiziario, e il presidente del consiglio non può intervenire a raccomandare il comportamento che devono tenere i giudici», ha detto Conte.
Il fatto è che le critiche che arrivano all’Italia da alcune cancellerie europee non riguardano l’eventuale contestazione di reati, ma come questi derivino esclusivamente delle politiche messe in atto da Roma. Aveva cominciato due giorni fa Parigi, con il ministro dell’Interno Christophe Castaner che ha definito la politica di chiusura dei porti «una violazione de diritto internazionale del mare». Subito seguito proprio da Maas che aveva chiesto di criminalizzare il salvataggio in mare: «Salvare vite in mare è un obbligo umanitario» aveva ribadito il ministro degli Esteri tedesco. «Non siamo soddisfati della situazione attuale, ma per una rapida e affidabile gestione degli sbarchi di persone salvate nel mediterraneo è necessaria una soluzione europea», ha spiegato ieri una portavoce del governo. E non è escluso che Berlino possa anche fare marcia indietro sulla missione europea Sophia. Dopo aver annunciato il suo ritiro definitivo, ieri il portavoce del ministero della Difesa non ha escluso che, «con nuove condizioni e se fosse necessario», la Germania possa rimandare le sue navi.
Per capire come la vicenda Sea Watch 3 abbia fatto presa sull’opinione pubblica tedesca del resto basti pensare che un appello a favore della ong lanciato da due conduttori televisivi ha permesso di raccogliere in soli tre giorni (dal 29 giugno a ieri) ben 735 mila euro, cifra che se sommata agli oltre 410 mila euro raccolti da una pagina Facebook italiana fa salire a più di un milione il sostegno economico ricevuto da Sea Watch.
Preoccupato nel vedere l’Italia sempre più isolata in Europa ieri Mattarella ha chiesto a tutti, e soprattutto agli esponenti del governo gialloverde, di abbassare i toni del dibattito. Serve una soluzione condivisa agli sbarchi, ha detto il presidente «e solo l’Unione europea può affrontare la questione».

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