Dopo l’Estonia, che ha già dato il via al voto anticipato online, i primi a recarsi alle urne per le elezioni europee saranno gli elettori olandesi. Nei Paesi Bassi, infatti, i seggi apriranno alle 7.30 di giovedì e verranno chiusi alle 21 dello stesso giorno, mantenendo anche in questo caso, così come accade per le elezioni nazionali e locali, il rito dell’appuntamento elettorale infrasettimanale. Una volta chiuse, le urne resteranno impacchettate fino a domenica quando inizierà lo spoglio: le prime stime nazionali sono previste intorno alle 18.15.

I risultati che usciranno dalle urne saranno un test importante per la politica olandese, impegnata, fin dalle ultime elezioni del 22 novembre dello scorso anno, in estenuanti trattative per formare un nuovo governo. A guidarle è stato il campione della destra islamofoba d’Europa: Geert Wilders, il leader del Pvv, il partito più votato con 37 dei 150 seggi disponibili alla Tweede Kamer, la camera bassa del parlamento olandese.

Dopo mesi di trattative, strappi e ricucite, a metà maggio il Pvv e le altre forze impegnate nelle consultazioni, il liberale Vvd dell’ex premier Mark Rutte, il centrista Nsc e il ruralista Bbb, hanno annunciato la formazione di un governo tecnico di centrodestra senza la partecipazione dei leader dei partiti, e in particolare di Geert Wilders, figura controversa sia nei Paesi Bassi che in Europa. Dopo aver comunicato ufficialmente l’accordo nei tempi previsti, i partiti si sono presi ancora qualche giorno per chiudere il quadro, annunciando la scorsa settimana il nome del futuro primo ministro. È Dick Schoof, l’ex capo dell’intelligence olandese e uno dei più importanti funzionari del ministro della Giustizia, che nelle prossime settimane riceverà l’incarico per guidare il nuovo esecutivo.

La formazione del nuovo governo di centrodestra, lunga ma più rapida di quella dell’ultimo governo Rutte, durata quasi un anno, non sembra aver deluso l’elettorato che, anzi, è pronto a confermare il proprio sostegno alla destra nazionalista e xenofoba di Geert Wilders.

Stando agli ultimi sondaggi commissionati da Euronews il gruppo europeo della destra xenofoba e sovranista Identità e Democrazia otterrà 9 seggi dei 31 assegnati ai Paesi Bassi, proprio grazie all’exploit del Pvv che alle scorse elezioni europee del 2019 non aveva neppure la soglia necessaria per accedere al riparto dei seggi. In totale ai partiti della coalizione di governo potrebbe andare più della metà dei voti, a beneficio dei gruppi parlamentari europei Id per l’appunto, Renew, di cui fa parte il liberale Vvd, criticato al suo interno fino a minacciarne l’espulsione per l’alleanza con la destra sovranista di Geert Wilders, e Popolari europei , a cui fanno riferimento, ma non sono ancora entrati, sia il ruralista Bbb che il centrista Nsc.

A sinistra, invece, si conferma il buon posizionamento del ticket rosso-verde PvdA-GroenLinks, due partiti che si presentano insieme ma che al Parlamento Europeo siedono in gruppi diversi: il socialdemocratico PvdA nel gruppo S&d insieme al Pd, mentre il verde GroenLinks nel gruppo Greens/Efa. In dubbio anche quest’anno è l’entrata a Bruxelles della sinistra-sinistra: a giocarsi un seggio nel Parlamento Europeo sono il socialista Sp e l’animalista PvdD.

Nonostante la storica disaffezione degli elettori olandesi nei confronti delle tornate elettorali europee, evidente dalla scarsa partecipazione al voto (la maggioranza degli elettori olandesi è andata alle urne solo nel 1979 e nel 1984) e confermata anche dagli scarsi investimenti dei partiti nella campagna elettorale, sono diverse le questioni comunitarie che hanno profondamente diviso l’opinione pubblica e la politica olandese. Il tema delle migrazioni, ovviamente, ma anche quello degli allevamenti intensivi con la “crisi del nitrogeno”, innescata da una sentenza del Consiglio di Stato olandese per far applicare i regolamenti europei a protezione delle aree Natura2000, che ha alimentato le violente proteste di tanti allevatori e agricoltori.