A Polonia e Bulgaria la società russa Gazprom non ha fornito alcun avvertimento. L’altra notte ha semplicemente chiuso i rubinetti, così i due governi hanno dovuto fare ricorso già da ora a piani di emergenza che speravano di rimandare almeno alla fine dell’estate. «È da anni che ci prepariamo a questo momento», ha detto a Varsavia il viceministro Marcin Przdac.

La Polonia importa dalla Russia circa la metà del gas che consuma ogni giorno. Più complesso il caso della Bulgaria, un paese che dipende al 90 per cento da Gazprom. «La Russia usa il gas come un’arma economica e politica», ha detto il responsabile dell’Energia, Aleksander Nikolov, secondo il quale le forniture di aprile sono state pagate regolarmente, ragion per cui siamo di fronte a una «palese violazione dei contratti».

Ma è chiaro a tutti che la guerra in Ucraina è entrata questa settimana in una nuova fase, e che il presidente russo, Vladimir Putin, pare ora disposto a prendersi il rischio di colpire oltre il Donbass, in quelli che considera «paesi ostili».

Il portavoce della Duma, Vyacheslav Volodin, ha commentato favorevolmente la scelta del Cremlino e ha chiesto a Putin di assumere lo stesso approccio con altri clienti europei. Volodin vorrebbe un blocco totale dell’export, dall’energia ai cereali. Il partito che sostiene questa posizione è ampio in Russia.

Per adesso Putin ha prolungato al 31 di agosto soltanto quello dei fertilizzanti. A ben vedere, tuttavia, la decisione di sospendere le forniture di gas proprio a Polonia e Bulgaria non è dovuta esclusivamente alla loro presenza nell’elenco dei “paesi ostili”.

In Polonia la ministra dell’Economia, Anna Moskwa, ha ricevuto martedì il collega tedesco, Robert Habeck. Insieme hanno discusso proprio il taglio di gas e di petrolio che ricevono dai russi. Habeck è riuscito a ridurre in modo significativo la quota di greggio. Oggi è scesa al 12 per cento.

L’ultimo ostacolo è la raffineria di Schwedt, nel Brandeburgo, che ha un peso significativo negli affari del nordest. L’impianto appartiene a Rosneft e Rosneft continua a usare petrolio russo. Habeck è stato a Varsavia in cerca di una alternativa che gli permetta di tagliare fuori Schwedt dal sistema tedesco.

La soluzione dovrebbe passare attraverso il terminal petrolifero di Danzica e l’oleodotto polacco “Plock”. Questo, come detto, è accaduto martedì. Poche ore più tardi la Russia ha risposto con lo stop al gas.

Un discorso simile vale per la Bulgaria. In Parlamento si discute l’ipotesi di inviare aiuti militari a Kiev, compreso il sistema antiaereo S300.

Per sbloccare il dossier è volato a Sofia la scorsa settimana il ministro degli Esteri ucraino, Dmitro Kuleba. Il premier bulgaro, Kiril Petkov, dovrebbe restituire la visita quest’oggi assieme a tre dei suoi ministri.

Petkov guida un governo formato da cinque diversi partiti. I colloqui sulle armi all’Ucraina hanno aperto un aspro dibattito nella coalizione. I socialisti hanno respinto le richieste di Kuleba, e hanno rifiutato di prendere parte al viaggio di Petkov. Il pericolo di una crisi di governo è concreto.