Gattopardo libanese: Hariri di nuovo premier, in tasca l’agenda di Macron
Libano Ritorna il tre volte primo ministro, cacciato un anno fa dalle proteste di piazza e responsabile di buona parte dei mali del paese. Plauso da Stati Uniti e Onu. Tradito ancora una volta il movimento popolare
Libano Ritorna il tre volte primo ministro, cacciato un anno fa dalle proteste di piazza e responsabile di buona parte dei mali del paese. Plauso da Stati Uniti e Onu. Tradito ancora una volta il movimento popolare
Saad Hariri è di nuovo premier. Esito scontato delle consultazioni tenute ieri dal presidente Aoun che ha incaricato per la quarta volta il leader del Movimento Futuro. 65 voti a favore, tra cui gli sciiti di Amal e il Partito socialista progressista druso.
Astenuti 53, tra cui i cristiani del Movimento patriottico libero di Bassil (genero di Aoun), le Forze libanesi e Hezbollah, nonostante il Partito di Dio spingesse per il ritorno di Hariri, dimessosi a pochi giorni dallo scoppio il 17 ottobre 2019 della protesta di migliaia di persone andata avanti per mesi nelle strade del Libano.
Flebili invece quelle di mercoledì sera: un gruppo di sostenitori di Hariri ha bruciato a Piazza dei Martiri a Beirut il pugno eretto simbolo della lotta.
Aoun presidente, Hariri premier, Berri portavoce del parlamento saranno a breve le tre cariche più importanti dello Stato.
Identico assetto di un anno fa contro cui si è scagliato il popolo libanese: una beffa per chi aveva creduto che la thaura – la rivolta – al grido di kullun, ya’nee kullun (Tutti vuol dire tutti) potesse spazzare via tutta la classe politica libanese, considerata corrotta in blocco.
Hariri ha ringraziato chi l’ha votato per «formare un governo di specialisti, senza membri di partito, il cui compito sarà quello di implementare le riforme economiche, finanziarie e amministrative richieste dall’iniziativa francese».
Riforme volute dalla commissione presieduta da Macron – da sempre sostenitore di Hariri, che è anche cittadino francese e saudita – affinché i 253 milioni di euro stanziati dopo l’esplosione al porto di Beirut, che il 4 agosto scorso ha ucciso circa 200 persone, ne ha ferite 7mila e ha causato immani danni alla città, arrivino in Libano e risollevino l’economia in ginocchio.
Il segretario assistente americano per gli affari del Medio Oriente Schenker conferma l’appoggio americano garantito al telefono da Pompeo lunedì ad Aoun, a patto che si risolva la «questione Hezbollah». Gli Usa spingono per una normalizzazione in futuro dei rapporti libano-israeliani.
Il coordinatore speciale Onu per il Libano Kubis ha esortato le forze politiche libanesi ad aiutare Hariri nella formazione di un governo che riformi il paese.
E i libanesi della protesta con un sentimento di sconfitta generale costatano che a quelli che hanno distrutto il paese viene data la benedizione per ricostruirlo.
ABBONAMENTI
Passa dalla parte del torto.
Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento