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Gambizzato in Sud Sudan il vescovo più giovane

Gambizzato in Sud Sudan il vescovo più giovane – ap/Vatican Media

Agguato armato Padre Christian Carlassare era stato appena designato a capo della diocesi di Rumbek. La testimonianza: «Hanno agito in modo mirato»

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 27 aprile 2021

Grumi di potere travalicano ogni latitudine e per difendere i propri interessi usano mezzi a volte sofisticati (delegittimazione, microspie, veline) a volte brutali. Il caso del vescovo designato di Rumbek (Sud Sudan) Christian Carlassare missionario comboniano appartiene alla seconda categoria. Nella notte tra domenica e lunedì è stato aggredito da due uomini che gli hanno sparato alle gambe.

Secondo la testimonianza di Abenego Marol della diocesi di Rumbek «hanno puntato la stanza del monsignore, hanno bussato alla porta e hanno iniziato a sparare fino a sfondarla. Poi hanno sparato a lui. Hanno agito in modo mirato».

L’ingresso episcopale di Carlassare, che con i suoi 43 anni è il vescovo più giovane al mondo, era previsto per il prossimo 23 maggio giorno di Pentecoste. Le sue condizioni sono stabili, ha rassicurato al telefono i famigliari da Juba chiedendo di pregare «non tanto per me, ma per la gente di Rumbek che soffre più di me».

L’agguato potrebbe essere il riflesso dell’esperienza missionaria tra i Nuer di padre Christian, che ora sarebbe dovuto diventare vescovo di una diocesi Dinka. È un’ipotesi, ma come spiega un missionario, «tutto è possibile in Sud Sudan».
Il contesto è determinante. I tre concetti di base del filosofo Taine race (fattore ereditario), milieu (contesto sociale) e moment (momento storico) agiscono simultaneamente in Sud Sudan e la chiesa che vive nella società ne è parte.

L’agguato in cui è rimasto vittima il vescovo Carlassare è avvenuto proprio nel giorno dell’arrivo a Juba di Nicholas Haysom, che assumerà l’incarico di Rappresentante speciale del Segretario generale e Capo della Missione delle Nazioni unite in Sud Sudan (UNMISS). il quale ha dichiarato che «il Paese sta entrando in una nuova fase e le aspettative della gente sono alte. C’è una vera speranza per i progressi nell’attuazione dell’accordo di pace e, in ultima analisi, per il raggiungimento di una pace più duratura».

Al suo arrivo nella capitale Haysom ha concluso dicendosi impaziente «di servire e sostenere le persone del Sud Sudan in modo che possano godere del futuro luminoso che meritano. Il lavoro non manca, non bisogna ricostruire solo il Paese, ma le persone.

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