Galapagos, il debito che aiuta
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Galapagos, il debito che aiuta

Intervista Le banche hanno deciso di convertire 1630 miliardi di dollari dovuti dall’Ecuador per salvare la biodiversità nelle isole. Parla il ministro dell’ambasciata a Roma Troya Suarez
Pubblicato più di un anno faEdizione del 3 agosto 2023

Il 10 maggio 2023 resterà nella storia mondiale della tutela ambientale. L’iniziativa senza precedenti delle banche di convertire a favore dell’Ecuador circa 1.630 milioni di dollari di debito estero per proteggere le isole Galapagos, nell’oceano Pacifico, ha cambiato la prospettiva da cui guardare ai debiti e alla protezione della natura. Dall’ambasciata ecuadoriana a Roma arriva la conferma: «Le Galapagos erano a rischio. Con i fondi azzurri le abbiamo salvate. È la più grande capitalizzazione deldebito nella storia dell’umanità».

Ministro Troya Suarez, come nasce questa idea di convertire il debito?

L’Ecuador aveva già preso una decisione molto importante, alcuni mesi fa, quando istituì la riserva attorno alle isole Galapagos con l’obiettivo di proteggere la biodiversità in una zona particolarmente preziosa. Si tratta di un’area molto ricca dal punto di vista naturalistico, che rischiava di essere danneggiata dalla pesca illegale. Il governo aveva deciso di istituire una riserva marina per proteggere le isole Galapagos. Inoltre il ministro delle Relazioni Esterne, Gustavo Manrique, è uno specialista di tematiche ambientali. È stato ministro dell’Ambiente prima di questo incarico. È una persona molto attenta alla protezione della biodiversità. Si tenga conto che l’Ecuador è uno dei Paesi con maggiore diversità naturalistica al mondo. La decisione presa fa seguito a tutti questi antecedenti ed è per certi versi un contributo che l’Ecuador ha voluto dare al mondo, proteggendo un’area che è anche patrimonio naturale dell’umanità dell’Unesco.

Come ci siete riusciti?

La capitalizzazione del debito implica che Credit Suisse compri buoni dello Stato che avevano un tasso di interesse molto alto con un valore nominale di 1600 milioni di dollari e l’Ecuador riscatti questo debito e riceva fondi che verranno investiti per la protezione delle Galapagos. In questo caso sono fondi azzurri, che nascono nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità. È un meccanismo finanziario a cui possono accedere i Paesi per avere risorse per la protezione ambientale. Sono coinvolte sia la Banca interamericana di sviluppo sia gli Stati. In questo caso abbiamo ricevuto l’appoggio preziosissimo degli Stati Uniti, che hanno assunto i rischi politici. Il governo americano è una parte fondamentale di questa capitalizzazione del debito. Gli Stati Uniti hanno sostenuto il progetto assumendosi una parte del rischio.

Cosa cambia rispetto al passato?

In passato abbiamo avuto investimenti ma di gran lunga inferiori. Quanto stabilito costituisce un precedente decisivo anche per gli altri Paesi a seconda delle loro particolari circostanze. Il nostro può essere un esempio prezioso che anche gli altri potranno seguire. Nel nostro caso è stata fondamentale la fiducia che le banche e gli Stati Uniti hanno nei confronti del governo dell’Ecuador. Un altro fattore molto importante è stato l’impegno del presidente della Repubblica, Guillermo Alberto Santiago Lasso Mendoza, e del ministro delle Relazioni Esterne, Gustavo Manrique, nella protezione della biodiversità come un contributo fondamentale dell’Ecuador a tutta l’umanità. Questa capitalizzazione del debito non implica nessuna cessione di sovranità. La sovranità delle Galapagos resta inalterata come previsto dalla legislazione della Repubblica dell’Ecuador e dalle norme internazionali. L’unica cosa che è accaduta è un cambio molto positivo di vecchi debiti con nuovi fondi per proteggere l’arcipelago.

Qual è il rischio maggiore per le isole Galapagos?

Le isole Galapagos hanno un’origine vulcanica e non c’è mai stata una popolazione autoctona. Parte della magia dell’arcipelago è che l’essere umano non si è stabilito qui per millenni. Ciò ha consentito lo sviluppo di una fauna molto caratteristica e specifica dovuta proprio all’assenza dell’uomo, se non in epoca recente. Sono isole che hanno caratteristiche ambientali, faunistiche e peschiere uniche. Negli anni più recenti vi si sono stabiliti alcuni cittadini del continente. La pesca illegale è un problema storico, oggetto di preoccupazione anche della Fao. È un problema che riguarda molte aree del mondo. Nel caso delle Galapagos c’è sia il fenomeno della pesca illegale da parte degli abitanti sia da parte di imbarcazioni provenienti da altri Paesi. Purtroppo è molto facile che venga spento il geolocalizzatore e vengano attraversate le frontiere per raggiungere la riserva marina. Va ricordato che tutta questa area è molto ricca per la pesca per via dell’influsso benefico delle correnti fredde di Humboldt che vengono dall’Antartide. Il sovrasfruttamento di queste risorse è pericoloso. La pesca illegale rappresenta un rischio non solo per la protezione del Paese ma anche per la protezione di tutto l’ecosistema.

Come si sviluppa questo progetto di protezione ambientale?

C’è un termine a breve, media e lunga durata del progetto. Il tema della conservazione ambientale segue queste tre fasi. Negli anni verrà implementato per assicurare la sostenibilità dell’ambiente marino. L’economia delle Galapagos si basa soprattutto sul turismo sostenibile e responsabile. Chiaramente la protezione ambientale è un bene superiore indipendentemente dalla creazione di posti di lavoro. Dopo che l’Ecuador ha ampliato la riserva marina delle Galapagos, si è prodotto un nuovo ampliamento della «riserva di fratellanza», che connette le Isole Galapagos con quelle della Costa Rica costituendo un ambiente unico. Entrambi i Paesi condividono le frontiere e con la Costa Rica abbiamo concordato accordi di protezione comuni.

* Patricio Troya Suarez è ministro dell’Ambasciata dell’Ecuador a Roma

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