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Fujimori, guerra di potere in famiglia

Fujimori, guerra di potere in famigliaProteste contro l'ex dittatore Fujimori – Ap

Perù Nello tsunami che ha travolto l’ex presidente Kuczynski (Ppk), emerge il ruolo dell’ex dittatore e dei suoi figli. Intervista a Ernesto de la Jara, avvocato per i diritti umani

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 4 aprile 2018

Dopo il giuramento di Martín Vizcarra, nuovo presidente del Perù, e del suo primo ministro, César Villanueva, abbiamo raggiunto Ernesto de la Jara Basombrío, avvocato e professore all’Università Pontificia di Lima, nonché fondatore dell’«Instituto de defensa legal» (Idl), autorevole istituzione della società civile che dal 1983 è in prima fila nella difesa dei diritti umani, della democrazia e della pace in Perù e in America Latina.

Avvocato de la Jara, la caduta di Ppk è una vittoria dei fujimoristi?
La caduta di Ppk è in primis responsabilità di lui stesso, che ha mentito più volte circa i suoi discutibili legami con Odebrecht (la multinazionale brasiliana al centro dello scandalo di corruzione, ndr) e che ha concesso un indulto illegale a favore di Fujimori. Allo stesso tempo, Keiko Fujimori ha rivoltato il partito (Fuerza Popular di cui lei è presidente, ndr) contro suo fratello Kenji, pugnalandolo alle spalle (e costringendolo a costituire un nuovo partito, Cambio 21, ndr). A questo livello lei esce rafforzata, ma la situazione in generale indebolisce la classe politica nel suo insieme. D’ora in poi si dovrà agire con molta cautela.

Keiko, Kenji, Alberto: la famiglia Fujimori sembra essere la protagonista assoluta della scena politica peruviana.
È una guerra familiare in cui tutto vale. In gioco c’è l’eredità politica del padre la cui popolarità è ancora alta. Va ricordato che Keiko è arrivata al secondo turno nelle due ultime elezioni e l’ultima volta ha perso contro Ppk per soli 40.000 voti. È una famiglia in cui tutti hanno tradito con un impressionante sangue freddo: Alberto ordinò perfino di torturare (stando alla denuncia di lei) sua moglie; la figlia Keiko sostituì la madre come prima dama; Keiko non voleva che suo padre fosse liberato per timore di compromettere il suo futuro politico e infine – è storia di queste settimane – sono volati i coltelli tra Keiko e Kenji, quest’ultimo sostenuto dal padre. Se non ci fossero state le registrazioni ordite da Keiko (keikovideos o kenjivideos, ndr) alle spalle di suo fratello, non avrebbero avuto seguito la richiesta di dimissioni né la successiva rinuncia di Ppk. Infine, la cosa peggiore: parte della situazione nel paese dipende da questo cannibalismo familiare.

Primo vicepresidente di PPK, ministro dei trasporti e delle comunicazioni di Ppk, ambasciatore in Canada per dimenticare lo scandalo dell’aeroporto del Chinchero a Cusco, Martín Vizcarra potrà essere un presidente degno e rimanere in carica fino al 2021?
La politica è una cosa strana. Quelli che dicevano che Vizcarra era insignificante, oggi lo vedono come il salvatore. Chi sia lui esattamente e cosa farà, è un’incognita. Quanto alle indagini sulla sua partecipazione al caso Chinchero sono state archiviate dal pubblico ministero e, inoltre, nessuno se ne ricorda.

Come primo atto, Vizcarra ha nominato – il 2 aprile – César Villanueva suo primo ministro. Che ne pensa?
La scelta di Villanueva come premier ha pro e contro. Tra le cose negative c’è la circostanza che è un congressista di Alianza para el progreso (partito di centro-destra, ndr), il cui leader è il proprietario di una università, la César Vallejo, chiacchierata e che una recente legge potrebbe costringere alla chiusura. Inoltre, sono girate voci di suoi vincoli con la Odebrecht. A suo favore, Villanueva ha il fatto di essere stato un buon governatore di San Martín (dipartimento del centro-nord, ndr). E anche un buon congressista».

Eventuali elezioni anticipate favorirebbero i fujimoristi?
Il «que se vayan todos» della strada include il fujimorismo. Se ora ci fossero le elezioni come da alcuni richiesto, penso che i peruviani cercherebbero candidati al di fuori di quelli che sono stati al governo e al Congresso. In ogni caso, anticipare le elezioni senza le dimissioni dei due vicepresidenti e la convocazione del presidente del Congresso sarebbe incostituzionale, oltre che pericoloso.

E la sinistra? Esiste ancora?
Nelle ultime elezioni ha ottenuto un grande successo a causa di circostanze inaspettate, di cui ha approfittato, nonostante la demonizzazione della sua leader Verónika Mendoza. Il suo voto è stato decisivo per la vittoria di PPK nel luglio del 2016. Arrivati al Congresso, i suoi eletti si sono però divisi a metà: una parte sta con il Frente Amplio di Marco Arana, un’altra con Nuevo Perù di Verónika Mendoza. La cosa che è stata vista molto male.

Nonostante gli scandali e le incertezze politiche, le previsioni per il Perù parlano di una crescita economica del 3,5% nel 2018.
A un certo punto abbiamo avuto una crescita economica che ha superato il 9% e ha portato al dimezzamento della povertà, fondamentalmente a causa dell’aumento dei prezzi dei minerali. In seguito le aspettative di crescita si sono ridotte a circa il 3%. Oggi i prezzi delle materie prime sono tornati ad aumentare, anche se è molto pericoloso dipendere da queste oscillazioni, soprattutto con riferimento all’oro e al rame, attività estrattive che peraltro hanno generato e stanno generando intensi conflitti socio-ambientali.
La confusione a livello politico aveva iniziato a paralizzare l’economia del paese. D’altra parte, non è ancora ben chiaro come procedere contro gli effetti della corruzione generata dalla multinazionale Odebrecht.

La crisi politica e morale sta influenzando la vita dei peruviani?
C’è una grande disillusione. Si è aperto ancora di più il divario tra la scena formale e ufficiale e il cittadino comune. Qualsiasi outsider potrebbe vincere. Sembra che non sia sbagliato rubare. Detto tutto questo, nel paese c’è una certa tranquillità per una cosa che ha dell’incredibile: essersi qualificati per il mondiale.

L’avvocato de la Jara si riferisce al mondiale di calcio in Russia al quale la squadra del Perù è riuscita a qualificarsi dopo 36 anni di assenza. Nel novembre 2017, a qualificazione appena ottenuta, la nazionale peruviana fu ricevuta con tutti gli onori dall’allora presidente Pedro Pablo Kuczynski. Per sfruttare l’emozione e l’enorme entusiasmo popolare, Ppk concesse a tutto il paese un giorno di festa.

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