Sono stati gli ucraini, per sabotare il business di Gazprom, come dicono i russi? Oppure è un’operazione “false-flag” messa in piedi dai servizi segreti di Mosca, come sostengono a Kiev e Varsavia?
Di probabile, per il momento, solo che gli indizi raccolti dall’intelligence di Berlino conducono tutti all’ipotesi di «attacco mirato», come rivela il Tagesspiegel, e che il prezzo del gas ieri è tornato a salire alla borsa dell’energia di Amsterdam raggiungendo quota 191,5 euro al megawattora: più 10% rispetto a lunedì scorso.

COLPA DELLA PERDITA di pressione in contemporanea in tre condotti del Nordstream-1 e Nordstream-2 che ha provocato i «danni senza precedenti» denunciati dall’operatore dei due gasdotti, gli stessi registrati dall’esercito danese che ha diffuso le immagini della fuga di gas estesa per oltre un chilometro a Sud-Est e Nord-Est dell’isola di Bornholm.
«Impossibile stimare quando potremo riattivare le tre linee offshore» riassume il gestore “Nord Stream Ag” lanciando il messaggio raccolto al volo dai mercati già abbondantemente inclini a scommettere che l’Europa non supererà indenne l’inverno.

«TUTTO FA PENSARE che le perdite non siano frutto di una coincidenza» insistono a Berlino, mentre Danimarca e Svezia non si sbilanciano ufficialmente anche se ieri hanno convocato un summit d’urgenza per prendere le contromisure di fronte alla tripla fuga di gas: «Non faccio speculazioni, ma dobbiamo capire bene come tutto ciò influirà sulla nostra sicurezza nazionale» fa sapere la ministra degli esteri svedese Ann Linde anche a nome dell’omologo danese. Del resto l’«incidente» tecnico in entrambi i tronconi del Nordstream investe direttamente la Zona economica esclusiva delle due nuove matricole della Nato: due perdite di gas sono state rilevate in acque danesi, la terza ricade nella Zee svedese.

ANCHE A MOSCA ripetono lo stesso mantra: «Bisogna indagare urgentemente sulle cause delle fughe, fra cui non escludiamo il sabotaggio» sottolinea il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov all’agenzia Tass. A Kiev, invece, sono già pienamente convinti che si tratti di «un attacco terroristico della Russia che vuole terrorizzare l’Ue destabilizzando l’economia e provocando il panico pre-inverno». Se fosse così i russi ci sarebbero riusciti grazie agli incursori della marina o all’intervento di un sottomarino, almeno questo è il sospetto numero uno in queste ore al vaglio del team di esperti tedeschi e della marina danese.
Una quasi-certezza a sentire il governo polacco, come conferma il vice-ministro degli Esteri, Marcin Przydacz: «Il nostro vicino orientale persegue con costanza la sua politica di aggressione. Se la Russia è stata capace di aggredire l’Ucraina è ovvio che non possiamo escludere le sue provocazioni anche in Europa occidentale».

IN COMPENSO, tra le preoccupazioni dei governi europei e di Mosca non risulta il rischio di catastrofe ecologica, che per fortuna sembra essere escluso. Secondo la Ong ambientalista “Bund für Umwelt und Naturschutz” (Bund) «gli effetti a breve termine delle perdite sono limitati localmente. Casomai, è aumentato il pericolo di esplosioni sulla superficie del Baltico. Un problema soprattutto per la navigazione marittima» precisa Nadja Ziebarth, esperta di protezione marina di Bund.
Esattamente per questo da ieri il transito di navi entro cinque miglia nautiche dalle fughe di gas del Nordstream-1 è severamente vietato. Nessun problema invece per il Nordstream-2, mai entrato davvero in funzione e riempito di gas solamente una volta prima dello stop definitivo decretato dall’Agenzia federale delle Reti. Anche gli attivisti di “Deutsche Umwelthilfe” confermano l’assenza di effetti permanenti: «Il gas naturale equivale al gas serra metano, si dissolve parzialmente in acqua e fortunatamente non è tossico. Anche nel caso di esplosione sottomarina le conseguenze ambientali sarebbero solo locali».

AL MINISTERO dell’Economia guidato dal vicecancelliere Robert Habeck (Verdi) tengono a precisare di non aver registrato alcun impatto sulla sicurezza degli approvvigionamenti di gas in Germania, anzi, in vista dell’inverno «il livello dello stoccaggio continua a salire e attualmente è al 91%» è il dato dichiarato ieri dal portavoce sul tg nazionale.
Solo così Germania ed Europa possono immaginare di superare l’ennesimo ostacolo alle forniture attraverso il Baltico che in teoria dovrebbero riprendere il 26 ottobre, una volta riattivata la seconda turbina del Nordstream-1 ora in riparazione.
«Nel frattempo il gasdotto riempito con 177 milioni di metri cubi di gas potrebbe rimanere a secco già nei prossimi giorni» avverte il portavoce di “Nord Stream Ag” lamentando così l’impossibilità di svolgere un’indagine interna sulle cause delle perdite: «Abbiamo i fondi congelati dalle sanzioni e siamo senza dipendenti».