Già ripetutamente bersagliato dagli scioperi, dall’inflazione in perpetuo galoppo nonostante l’innalzamento continuo dei tassi, dalle vicissitudini disciplinar-giudiziarie del suo predecessore Boris Johnson, fino al fiasco disumanitario delle deportazioni in Ruanda e alla tetraggine delle prospettive socioeconomiche, il premierato di Rishi Sunak deve vedersela ora con una nuova fronda interna al partito.

Un gruppuscolo di venticinque parlamentari datosi il nome spericolato di New Conservatives, hanno ieri varato un programma che, secondo loro, riuscirà a ridurre la migrazione netta da 606.000 ingressi, la cifra dello scorso anno, a 226.000, quella del 2019. Sono quelli del cosiddetto Red Wall, l’ex roccaforte elettorale laburista del Nord rivoltasi ai conservatori allora (il 2019) capitanati da Johnson pur di vedere sanato l’orrido vulnus immigratorio.

Proposte, obiettivi e metodi sono contenuti in un manifesto in dodici punti. Propone di eliminare i visti temporanei per gli operatori sanitari, aumentare la soglia salariale del “lavoro qualificato” e limitare il numero di richiedenti asilo accettati dal Regno Unito. I piani includono l’aumento del salario minimo per gli immigrati che arrivano con il visto di lavoro qualificato da 26.200 a 38.000 sterline; suggeriscono di revocare agli studenti stranieri la possibilità di portare le loro famiglie come persone a carico e di eliminare la possibilità di ottenimento del visto di laurea che consente agli studenti neolaureati di rimanervi per due anni. C’è inoltre in programma il divieto alle università “meno performanti” di accettare studenti stranieri.

Questi “neo” deputati sono certi di perdere la cadrega alle prossime elezioni – erano stati eletti grazie alle panzane di Johnson sul “get Brexit done” e questo è il loro tentativo estremo di evitarlo.
Non è che l’affioramento di una frattura – carsica ormai già da mesi e ora scomposta – nel martoriato campo della maggioranza, dove le politiche migratorie già paratotalitarie della ministra dell’Interno Suella Braverman – che cerca di mostrarsi inflessibile coi migranti – e l’approccio più “mite” del ministro delle Finanze Jeremy Hunt – che altrettanto disperatamente necessita di braccia a buon mercato per la crescente domanda di occupazione in settori come quello sanitario, dell’accoglienza e ristorazione, abbandonati precipitosamente post-Brexit da migliaia di lavoratori europei – hanno finito per scontrarsi frontalmente.

Questo manifesto arriva mentre la già silurata leader Liz Truss lancia una sua task force internazionale volta nientemeno che a risolvere la stagnazione economica. Per Sunak non si tratterebbe di un pericolo diretto come i “nuovi conservatori”, ma non è certo una bella prova per un premier annunciatosi come avveduto pontiere capace di sanare un’economia in caduta libera, schiacciato com’è tra gli slogan sovranisti xenofobi e il solito “pragmatismo”. Mentre il Labour ha ormai una sfilza di punti di vantaggio nei sondaggi.