«Abbiamo lavorato bene nonostante sia stata una legislatura difficilissima: un risultato che mi rende felice, al di là di ogni più rosea aspettativa». Così il leghista Massimiliano Fedriga a commento della sua rielezione a Presidente del Friuli Venezia Giulia. «È un onore per me essere il primo presidente di questa Regione che arriva al secondo mandato» aggiunge.

Il centro-destra arriva al 64% aumentando di un buon 7% i consensi rispetto alle precedenti elezioni regionali. Ha fatto bene il riconfermato presidente a presentarsi con una lista propria, prendendo esempio dalla scelta altrettanto vincente di Luca Zaia in Veneto, lista “personale” che arriva a superare il 17%.

Ma hanno contato sicuramente la visibilità acquisita in cinque anni di governo e, perché no, la compagine consolidata delle forze politiche che lo supporta e che vive probabilmente anche l’onda lunga del successo nazionale. Gli altri schieramenti in lizza, tutti con qualche carattere di novità, hanno forse pagato il prezzo di una notorietà quantomeno ancora da costruire: il campo largo dopotutto ancora sperimentale con un candidato di grande valore ma abbastanza nuovo tra i volti noti della politica, il Terzo polo a cui si aggrega anche +Europa e infine una lista nuova di zecca che punta a raccogliere il voto degli scontenti da dovunque arrivi.

La distanza tra le singole liste è risicata e durante tutto il pomeriggio di ieri si è assistito al continuo sorpasso tra Lega, Fratelli d’Italia e Pd. Solo la conta dell’ultimo voto può dire quale, tra i tre, è il partito che ha ricevuto più voti: a scrutini praticamente conclusi, la Lega supera il 19%, risultato per nulla scontato; Fdi è sopra il 18%, Forza Italia si ferma vicino al 7%. Solo a Trieste il Pd resta il primo partito con il 20% (in Regione ha il 17%) ma contano le coalizioni e la destra è largamente avanti ovunque. Si potrebbe dire che non è bastata Giorgia Meloni a fare di Fdi il primo partito in Friuli Venezia Gulia, così come non è bastata Elly Schlein a ribaltare il risultato.

Al centro-sinistra è andata proprio male, inutile girarci intorno: lo sfidante Massimo Moretuzzo, candidato del campo largo, dal Pd ai 5Stelle (crollati al 2,5%) e varie civiche, resta schiacciato sotto il al 28,6%. «Il risultato è netto e auguro buon lavoro a Fedriga, ma questo non toglie i nostri temi dal tavolo, rimangono tutti lì», le parole di Moretuzzo. «Noi lavoreremo sui contenuti, non certo sulla propaganda. Siamo una coalizione e io sono orgoglioso di questa unità, è iniziato un percorso e lo percorreremo cercando di far capire alla gente che non è vero che le cose non si possano cambiare».

Grande delusione per Alessandro Maran del Terzo polo, che non riesce a superare la soglia di sbarramento ed è superato anche dalla lista No Vax. «Un risultato deludente», il lapidario commento di Calenda. Fino all’ultimo al cardiopalma il risultato della lista «Insieme liberi» che potremmo semplicisticamente definire No Vax: un po’ sopra e un po’ sotto il fatidico 4%, ma pare che alla fine Giorgia Tripoli sia riuscita e a entrare in consiglio regionale.

Ancora in flessione l’affluenza: 45,6%, cinque punti in meno delle scorse regionali, nonostante questa volta si svolgessero in contemporanea anche le elezioni per 24 amministrazioni comunali che però raramente, anche in quei seggi, hanno visto votare più della metà degli aventi diritto.

E andrebbe considerato anche il dato di quei piccoli comuni, piccolissimi spesso, dove si è vista l’affluenza per le elezioni regionali attestarsi al 17 o al 19%: quanto è lontana, quanto è indaffarata in altro la Regione, la politica, per loro? Una somma di delusioni, la distanza tra la strada e il palazzo, la sensazione che la politica sia dettata da agende esterne e lontane, hanno scavato un solco di sfiducia che ormai si acuisce da anni.

La segretaria Pd Schlein, al suo debutto in una competizione elettorale, ammetta la «netta vittoria» di Fedriga. «Riorganizzeremo insieme un’opposizione centrata sulle proposte politiche. Con pazienza, ma con determinazione».

Numeri assai meno trionfali per il centrodestra alle comunali di Udine, l’unico capoluogo al voto. A spoglio non ancora concluso il sindaco uscente della Lega Pietro Fontanini è fermo intorno al 45%, seguito dal candidato del centrosinistra, l’ex rettore Alberto Felice De Toni al 40%. Ivano Marchiol del M5S è al 9%. Quasi certo il ballottaggio.