È morta nella notte tra lunedì e martedì Carène Thibaut-Mezino, l’infermiera di 38 anni accoltellata all’ospedale universitario di Reims (Francia), duecentomila abitanti un centinaio di chilometri a est di Parigi. Thibaut-Mezino era stata aggredita mercoledì intorno all’una del pomeriggio nei locali del reparto di medicina del lavoro e non sono bastate a salvarla le cure in terapia intensiva. Il presunto aggressore ha 59 anni e precedenti di natura psichiatrica. Oltre all’infermiera che ha perso la vita, anche una segretaria del reparto di 56 anni è stata ferita, ma non è in pericolo di vita. L’episodio ha fortemente impressionato l’opinione pubblica francese. «L’aggressione annienta tutti noi», ha dichiarato il ministro della salute francese François Braun. Tutti gli ospedali del Paese oggi osserveranno un minuto di silenzio.

Secondo le informazioni raccolte dalla radio pubblica France Info, l’uomo avrebbe agito per vendicarsi dei maltrattamenti subiti nei reparti psichiatrici e avrebbe promesso di «voler uccidere ogni camice bianco che incontra». Il quotidiano locale L’Union sostiene invece che il presunto aggressore in passato avrebbe chiesto invano di essere sottoposto a un regime di sorveglianza più rigido. In ogni caso, è impossibile non associare l’aggressione di Reims a quella che il 25 aprile ha causato la morte della psichiatra Barbara Capovani davanti all’ospedale di Pisa per mano di un paziente con precedenti psichiatrici. In Francia, tuttavia, non si tratta del primo episodio. Nel 2002 e nel 2004, due aggressioni da parte di pazienti psichiatrici hanno causato tre vittime tra gli infermieri che li assistevano.

Anche l’uomo arrestato a Reims ha un passato di sofferenza psichica. Nel 2022 era stato giudicato «penalmente irresponsabile» – una formula simile all’incapacità di intendere e di volere della nostra giurisprudenza – per violenze aggravate. Nel 2017 aveva già accoltellato quattro operatori sanitari della comunità di reinserimento in cui lavorava, senza fare vittime.

A ricordare la situazione italiana è anche il contesto lavorativo in cui è avvenuta l’aggressione. Secondo l’ordine dei medici, nel 2022 in Francia si è toccato il record di 1244 episodi di violenza contro i medici, il 22% in più rispetto al 2021. «Gli ospedali soffrono di scarsità del personale», ha detto Cédric Renard, segretario generale del sindacato Force Ouvrière all’ospedale di Reims. «Si lavora senza sosta e sotto organico e spesso la presa in carico dei pazienti diventa complicata. La popolazione è sempre meno comprensiva, non si rende conto della tensione dei colleghi in servizio e se la prende con i colleghi». Secondo Lamine Gharbi, presidente della Federazione dell’ospedalizzazione privata, «il 37% del personale sanitario afferma di essere stato vittima di episodi di violenza nell’ultimo anno».

Anche la reazione della politica francese è stata simile a quella italiana. «Entro la fine della settimana riunirò un comitato con tutte le parti in causa, i sindacati e i professionisti per capire come garantire ancora più sicurezza ai sanitari», ha detto Braun. L’iniziativa ricorda da vicino il «tavolo psichiatria» istituito dal ministro della salute Orazio Schillaci all’indomani dell’omicidio di Barbara Capovani. Di cui, insediamento a parte, non si sono più avute notizie.