Ci sono i ragazzi del movimento giovanile che leggono con sguardo assorto e voce commossa i pensieri messi su carta da Berlusconi degente al San Raffaele («Forza Italia è il partito di chi crede in Dio, Forza Italia è il partito del cuore») e ci sono quelli dei comitati per il diritto alla casa: vivono in appartamenti abusivi e sbuffano e fremono perché vorrebbero prendere la parola e strappare promesse su nuovi provvedimenti del governo per bloccare le ruspe e, magari, su un altro condono. Assente Fulvio Martusciello (il coordinatore campano del partito) che è il padrino della manifestazione, è a casa con il morbillo.

Forza Italia ha celebrato ieri a Napoli all’hotel Ramada il trentennale delle elezioni del marzo 1994, quelle che sancirono la vittoria di Berlusconi «contro la gioiosa macchina da guerra della sinistra». L’invitato d’onore è Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, che dialoga con Francesco de Core, direttore de Il Mattino, e chiude la manifestazione parlando di superbonus, di riduzione delle tasse, di politica industriale, di lotta al cancro e pure di case.

Infine, si lancia nella difesa a prescindere delle forze dell’ordine: «Il numero sui caschi dei poliziotti? Allora mettiamolo anche ai manifestanti. I carabinieri e i poliziotti sono tutti figli del sud e padri di famiglia. Quelli che sputano e gridano contro di loro sono tutti figli di papà e sono gli stessi che insultano il professore se gli mette un votaccio».

La senatrice Annarita Patriarca (che viene da una potente famiglia democristiana) introduce gli interventi di delegati e coordinatori, sindaci, candidati alle prossime regionali ed europee e, intanto, polemizza contro «i professionisti della sinistra dell’antimafia».

In sala, tra gli altri, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e Antonio D’Amato, ex presidente di Confindustria. Prima dell’inizio c’è la musica come ai bei tempi, quando l’esito a doppia cifra delle elezioni era scontato. Le note sono quelle di Azzurra Libertà e dell’inno nazionale, che tutti cantano in piedi, qualcuno con mano sul cuore.

Ineluttabile il video agiografico: il discorso della discesa in campo di Berlusconi, la prima firma da premier, il G7 a Napoli, l’incontro con Bush e pure il volto insanguinato, ferito dalla statuetta scagliata nel 2009 da Massimo Tartaglia. È sempre lui, pure da morto, la stella che deve guidare il partito, obiettivo superare la Lega di Salvini.