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Fortezza Europa: Meloni ci sta, Salvini alza il fuoco

Fortezza Europa: Meloni ci sta, Salvini alza il fuocoGiorgia Meloni – foto LaPresse

Politica Dossier in mano a Mantovano e Crosetto. La ministra degli Interni tedesca Faeser (Spd) sceglie la linea sovranista

Pubblicato circa un anno faEdizione del 19 settembre 2023

Niente conferenza stampa al termine del cdm che affida al ministro della Difesa Crosetto il compito di costruire e gestire una quantità imprecisata di nuovi centri di detenzione. Il fatto è strano ed eloquente, però non si poteva fare altro. Alla premier scappava l’aereo per New York, dove domani parlerà all’Onu e chiederà aiuti per l’Africa contro l’esodo. Tagliare fuori Salvini non si poteva, permettergli di intestarsi il provvedimento e magari alzare la posta neppure. Incappare in domande scomode su quanto pesi ancora Piantedosi, con il capo leghista dietro, ora che tutto è in mano a Mantovano e Crosetto sarebbe stato imbarazzante. Meglio non farne niente.

Non che tra Meloni e il leghista ci siano vere differenze strategiche: la pensano esattamente allo stesso modo. Ma sul ruolo dell’Europa Matteo il Tribuno preferisce guardare il bicchiere semivuoto, Giorgia la Donna di Stato quel tanto d’acqua che pur contiene. Lo dice ai ministri ma in realtà a tutto il Paese dato che il suo intervento viene prontamente diffuso: «La Commissione e buona parte dei governi si sono schierati sulle nostre posizioni. Il piano di von der Leyen è perfettamente in linea con l’impostazione del governo». La formula della presidente von der Leyen, «Decidiamo noi e non i trafficanti chi entra», Meloni la rivendica come sua: «Parole che abbiamo pronunciato più volte».

Non è solo von der Leyen a essersi spostata. Il «paradigma che prevede di difendere i confini esterni dell’Europa» si è davvero «affermato a livello europeo». La ministra degli Interni tedesca Faeser esprime concetti identici a quelli che sino a ieri erano appannaggio dei “sovranisti”. Lei però ha in tasca la tessera della Spd. Il macroniano Dermanin, ministro degli Interni francese e ieri a cena a Roma con Piantedosi «su domanda di Macron», concorda: «È necessario controllare le frontiere per impedire alla gente di venire». Tutte quelle fisime di cui si è discusso per decenni, i criteri dell’accoglienza, i ricollocamenti, il superamento di Dublino sono pacccottiglia. Conta solo la concordia su Fortezza Europa.

È così per Meloni ed è così anche per Salvini. Lui però non perde l’occasione per montare quei nuovi attriti con l’Europa che Meloni invece vorrebbe tanto evitare. Risponde per le rime a Darmanin che ha chiarito come la Francia non intenda accogliere nessun immigrato dall’Italia: «Basta chiacchiere. Da Francia e Ue ci aspettiamo fatti concreti». Bastona l’Austria, per la decisione di intensificare i controlli al confine: «Mandateci piuttosto mezzi e uomini a darci manforte nel Mediterraneo». In serata rincarerà: «Dall’Europa solo parole e niente fatti. In questa situazione ogni singolo Stato deve poter fare da solo con ogni mezzi a disposizione: anche affondando le barche dopo averle svuotate». Molto più drastica al suo fianco LePen: «Totale disaccordo con von der Leyen. Vuole che la Commissione decida per tutti».

In realtà, nonostante i tripudi della premier, in Europa le cose non sono affatto facili. La spina acuminata non sono le mancate accoglienze ma il sabotaggio del memorandum con la Tunisia. Lo spagnolo Borrell, alto rappresentante della Ue per gli Esteri, ha scritto una lettera di fuoco contro «l’azione unilaterale della Commissione» e il Consiglio della Ue ha dato parere negativo sul memorandum, accusando la presidente di averlo firmato senza l’accordo di tutti i 27 Paesi dell’Unione. Il Pse bersaglia il memorandum. In Italia il Pd, con una lettera aperta di Provenzano e Boldrini, chiede di stracciarlo. Von der Leyen risponde irritatissima che tutti gli Stati erano al corrente e avevano dato il loro assenso. Meloni si scaglia contro «parte delle forze politiche italiane europee» che «remano contro per ideologia o per calcolo». Però le due tranches di 150 e 105 milioni per Saied restano bloccate, ufficialmente per questioni burocratiche, e in questa situazione non sarà facile che l’Italia ottenga dal prossimo Consiglio europeo il varo di una missione navale europea nel Mediterraneo. La vicepresidente della Commissione Schiras mette le mani avanti: «Disponibili a esplorare la possibilità di una missione navale. Ma la decisione spetta agli Stati membri».

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