Foreste da salvare, disuguaglianze da abbattere. L’America Latina alza la voce a Davos
Effetto Petro-Lula La Colombia, con il sostegno del Brasile e con il vento dei governi progressisti in poppa, lancia al Forum economico mondiale la proposta di riforma fiscale integrata per i paesi latinoamericani. Immediate le reazioni contrarie degli imprenditori
Effetto Petro-Lula La Colombia, con il sostegno del Brasile e con il vento dei governi progressisti in poppa, lancia al Forum economico mondiale la proposta di riforma fiscale integrata per i paesi latinoamericani. Immediate le reazioni contrarie degli imprenditori
Nel Forum economico mondiale di Davos, l’America Latina sta facendo sentire la sua voce. Innanzitutto sulla protezione dell’Amazzonia. La ministra brasiliana Marina Silva ha assicurato il coinvolgimento della filantropia per finanziare la difesa della foresta, «Stiamo negoziando con l’attore DiCaprio e il fondatore di Amazon, Jeff Bezos» ha detto. E ha chiesto il finanziamento degli accordi firmati nel 2015 a Parigi per combattere il cambiamento climatico.
MA È SULLE RIFORME FISCALI e l’integrazione latinoamericana che si registrano importanti novità. José Antonio Ocampo, ministro delle finanze colombiano, ha lanciato la piattaforma «Verso una tassazione globale inclusiva, sostenibile ed equa», che punta a istituire un sistema di tassazione regionale per le multinazionali che oggi non pagano abbastanza. In modo da dare «ai Paesi della regione, e, in generale del sud globale, più possibilità di finanziarsi, in uno scenario di ripresa con alta inflazione» ha spiegato Ocampo. Il piano, che prevede l’integrazione dei sistemi fiscali latinoamericani, ha bisogno di uno «spazio ufficiale di confronto e coordinamento tra i paesi» spiega Ocampo. Che ha tracciato anche una road-map: a Bogotà il 2 e 3 maggio si riuniranno accademici, società civile, settore privato e governi, nella conferenza “Ripensare la tassazione globale”. Obiettivo: identificare i problemi da risolvere nella politica fiscale internazionale. E poi a Cartagena de Indias, nel caribe colombiano, il 27 e 28 luglio i leader dell’America Latina e dei Caraibi definiranno la struttura di governance della nuova piattaforma di cooperazione fiscale.
Nel suo discorso a Davos, Ocampo ha fatto riferimento al report di Oxfam, Survival of the Richest, che mostra come dall’inizio della pandemia la disuguaglianza sia esplosa. Nel biennio 2020-2021, per ogni 100 euro di ricchezza creata, 63 sono finiti nelle tasche dell’1% più ricco della popolazione. Mentre il 90% ha beneficiato appena di 10 euro. «L’America Latina e i Caraibi affrontano gli stessi problemi in ambito tributario, ma non condividono visioni né capacità tecniche per raggiungere soluzioni comuni. É ora di cambiare» ha affermato Ocampo.
NON SI SONO FATTE ATTENDERE le reazioni contrarie degli imprenditori. Bruce Mac Master, presidente della Asociación Nacional de Industriales, ha criticato la proposta perché minaccia la concorrenza fiscale tra i paesi: «Una cosa è una tassa minima globale, tutt’altra è non riconoscere che i paesi competono per attrarre investimenti» ha dichiarato. La concorrenza fiscale tra paesi è proprio quello che Ocampo vuole evitare. Cooperazione e integrazione tra i paesi della regione sono argomenti che dividono i latinoamericani. Tradizionalmente, i settori conservatori puntano più al dialogo con gli Stati uniti che a quello con i paesi vicini. Mentre per i settori progressisti è una priorità.
I vantaggi dell’integrazione li ha segnalati, proprio a Davos, il ministro dell’Economia brasiliano, Fernando Haddad. «Non siamo più nella fase del boom delle materie prime. Serve un boom di integrazione, per favorire commercio, transazioni finanziarie, sistema creditizio e investimenti» ha detto il ministro, sottolineando che in quasi tutti i Paesi sudamericani ci sono presidenti progressisti che condividono più obiettivi rispetto al passato. E sembrano intenzionati a non ripetere i vecchi errori, puntando a una maggiore unione regionale. Un assillo del presidente brasiliano Lula che più volte ha parlato di integrazione monetaria per ridurre la dipendenza dal dollaro nel commercio tra paesi latinoamericani.
ALTRO ASSILLO per i governi progressisti è il tema fiscale. Proprio in Colombia, il Presidente Petro è riuscito a far passare al Congresso una riforma tributaria che entra in vigore quest’anno e aumenta le entrate fiscali, circa dell’1.8% del Pil, con pi ùimposte per i ricchi e per i settori idrocarburi, miniere, finanze e attività inquinanti. Obiettivo, garantire la stabilità fiscale e ridurre la disuguaglianza.
Anche il presidente cileno Gabriel Boric cerca di far approvare una riforma fiscale in senso progressivo, ma è ferma alla Camera da luglio. In Brasile tra le priorità del nuovo governo c’è proprio la riforma fiscale. «Molte persone in Brasile oggi non pagano tasse. Dobbiamo riequilibrare il sistema fiscale per migliorare la distribuzione del reddito» ha detto il ministro Haddad.
I GOVERNI PROGRESSISTI latinoamericani puntano a raddrizzare la stortura di una regione che è – al tempo stesso – la più diseguale al mondo e quella con le tasse più basse.
«Il livello di tassazione è circa la metà che in Europa. In Guatemala le tasse contribuiscono appena al 12% del Pil, in Germania al 38%. I paesi latinoamericani hanno un livello di tassazione più bassa anche rispetto a paesi con un livello di Pil simile. Negli ultimi anni la tassazione è cresciuta, ma soprattutto tramite imposte indirette, non si tassa la ricchezza» segnala Juan Pablo Jiménez, economista della Commissione economica dell’Onu per l’America Latina e i Caraibi (Cepal). Uno dei centri di pensiero economico più autorevoli e progressisti nella regione, che indica l’urgenza di nuove risorse pubbliche e di riforme fiscali per attaccare le disuguaglianze sociali.
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