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Football cares, da Roma, Porto, Bayern e Real iniziative per l’accoglienza

Football cares, da Roma, Porto, Bayern e Real iniziative per l’accoglienzaFrancesco Totti ha donato una maglia all'asta benefica per i rifugiati – Lynne Cameron/PA Wire

Solidarietà Per una volta tutto il mondo del calcio agisce all'unisono. Per i profughi

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 10 settembre 2015

Un tam tam senza intervallo. Virale, avvolge il calcio mondiale che stavolta non sonnecchia in naftalina. Per un po’, anzi si spera a tempo indeterminato vanno in tribuna intolleranza, cori razzisti, violenze. Tutti idealmente in calzoncini e magliette in aiuto dei rifugiati che scappano dalla guerra, l’ultimo segnale è arrivato dalla Roma qualche giorno fa con Football Cares, raccolta fondi che vede la partecipazione di parecchi club di Serie A e B e la Lega A e B.

Sempre qualche giorno fa, i club che fanno parte di Europa League e Champions League hanno stabilito di mettere da parte un euro per ogni biglietto venduto per la prima gara delle due competizioni a favore dei «refugees». Una parola che si vede, si legge dappertutto, ogni volta corrode lo stomaco. L’idea è venuta dal Porto, con il presidente del club lusitano che ha scritto al numero uno Uefa Michel Platini per allargare l’iniziativa alle società che parteciperanno alle Coppe Europee. Detto, fatto.

[do action=”quote” autore=”Karl-Heinz Rummenigge, Bayern Monaco”]“Ci aspettiamo di raccogliere tra i 2 e i 3 milioni di euro, anche il mondo del calcio deve mostrare responsabilità”[/do]

 

Mentre ancora dalla Roma arriva il sostegno al progetto di una squadra di terza categoria della capitale formata interamente da migranti, la Liberi Nantes e a un altro tavolo aperto con la Lega di Serie B per la realizzazione di un impianto sportivo a Lampedusa.

Insomma, stavolta non ci si è mossi in ritardo. E la mobilitazione non conosce divisioni. Germania, Spagna, Portogallo, Scozia.

Partendo dal Bayern Monaco, che oltre al milione di euro per i giovani sfortunati in arrivo soprattutto dalla Siria, nelle prossime settimane aprirà un training camp per ospitare bambini e ragazzi. Per loro, con l’aiuto dell’amministrazione comunale, assistenza medica, vitto, alloggio e lezioni di tedesco. La donazione del club bavarese è stata raccolta attraverso il ricavato ottenuto con le amichevoli estive giocate all’Allianz Arena durante l’Audi Cup.

Sempre il club allenato da Pep Guardiola ha fatto sapere che i calciatori entreranno in campo mano nella mano con alcuni ragazzi rifugiati, in occasione del match di Bundesliga contro l’Augsburg.

Sempre in Germania c’è il caso del St. Pauli e della sua tifoseria, che da un quartiere di Amburgo da anni prova a riformare le coscienze, partigiana, anticonformista, solidale, tra case occupate, spazi liberati, il potente messaggio della controcultura punk. E che ora raccoglie cibo, vestiti, poche parole, tanti fatti per chi scappa verso un futuro senza guerra. Il grido di salvezza arriva anche all’interno dello stadio di casa, il Millerntor, mentre la squadra durante la sosta per le nazionali ha giocato in amichevole contro il Dortmund, incasso a favore dei rifugiati, sugli spalti lo striscione #refugeeswelcome.

st pauli borussia striscione rifugiati refugees

 

Un mantra, un martello presente sulle tribune di tutti gli stadi del calcio tedesco (che conta meno stranieri rispetto agli altri campionati in Europa), hashtag che domina, scuote la Rete e che deve fare breccia in altri Paesi ancora soggetti all’intolleranza, paura, ignoranza.

Lo stesso Dortmund qualche settimana fa ha ospitato 220 profughi nella partita contro i norvegesi dell’Odds Ballklubb.

In Spagna è attivo il Real Madrid, con un assegno da un milione di euro per i rifugiati in Spagna, mentre il presidente Florentino Perez lavora ad altre iniziative con il premier Mariano Rajoy.

Da Madrid a Glasgow, la gara di solidarietà ha visto in prima fila anche i Celtic, che hanno deciso di donare l’intero incasso della sfida tra le storiche leggende del club protestante della capitale e quelle del Dunfermline.

E un segnale, meno forte ma fortemente simbolico è arrivato anche dal Regno Unito, prima che il governo Cameron annunciasse di accogliere 20 mila siriani entro il 2020 (Londra non fa parte dell’accordo di Schengen e della ridistribuzione dei migranti, anche se qui si parla di rifugiati): il banner #welcomerefugees esposto dai tifosi dell’Aston Villa durante una recente gara contro il Leicester City.

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