I ragazzi che protestano alla Sapienza perché preoccupati del clima e di un atteggiamento del nostro Paese troppo timido nei confronti delle misure di contrasto, forse non sanno che la riprova o meno delle loro supposizioni si avrà fra poche settimane. A fine mese il Mase (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) emanerà una prima bozza del nuovo Piano Nazionale per l’Energia e il Clima PNIEC, dopo una consultazione effettuata attraverso un questionario che avrebbe dovuto rappresentare la fase di interlocuzione con i portatori di interesse.

LE ASSOCIAZIONI DELLE RINNOVABILI e dell’efficienza energetica del Coordinamento FREE hanno preparato un documento unitario in cui si indicano obiettivi e strumenti che dovrebbero essere inclusi nel PNIEC e si dichiarano pronte e discuterne per un approfondimento ulteriore. Innanzitutto, occorrerà verificare che i nuovi investimenti in gas naturale non impediscano il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 e al 2050 e che comunque venga dimostrata la loro effettiva necessità rispetto alla futura decrescente domanda di gas. Il PNIEC dovrà indicare le infrastrutture e gli incentivi per realizzare i target REPowerEU al 2030 con una traiettoria da individuare già ora sino al 2050.

SI AUSPICA CHE TUTTE LE PROPOSTE della Commissione Europea siano accolte in termini di obiettivi: la proposta di innalzare al 13% l’obiettivo vincolante della direttiva sull’efficienza energetica, con l’obiettivo di ridurre del 40% i consumi energetici rispetto al 2007, e di rivedere al rialzo l’obiettivo per il 2030 per le fonti rinnovabili, passando dal 40 % della proposta dello scorso anno al 45 %, magari considerando l’accordo su 42,5% di fonti rinnovabili a copertura della domanda di energia, cui corrisponde una penetrazione delle fonti rinnovabili elettriche dell’80% circa.

UN PIANO STRATEGICO SULL’ENERGIA oltre a stabilire gli obiettivi di potenza e di produzione da ciascuna fonte, deve indicare anche altre cose a partire dagli strumenti, anche quelli per il sostegno finanziario, per il raggiungimento di quegli obiettivi. Come e con che tempistica modificare le strutture energetiche esistenti, quali investimenti effettuare per la flessibilità della rete, per i sistemi di accumulo e per le infrastrutture di trasporto dell’energia, inclusa la programmazione delle aree dove sarà più elevata la disponibilità delle fonti rinnovabili. Per uno sviluppo industriale del Paese occorrerà sfruttare la grande occasione che la transizione offre e prevedere la programmazione e l’incentivazione delle filiere produttive delle rinnovabili e accompagnare questo sviluppo con misure concrete per potenziare, anche mediante riconversione, la formazione delle professionalità necessarie al raggiungimento degli obiettivi sulle rinnovabili.

SI ASPETTA ANCORA IN QUESTO QUADRO una seria semplificazione procedurale per le autorizzazioni e la definizione delle aree idonee all’installazione degli impianti individuati nel Piano. Troppe aspettative? Dopo tre anni di attese, è arrivato il momento di capire se il Paese vuole intraprendere in modo convinto e serio la strada per una decarbonizzazione urgente. L’efficienza energetica, la sostituzione di determinati combustibili, un maggiore ricorso all’idrogeno rinnovabile, al biogas e al biometano possono offrire all’industria energivora le opportunità di ridurre la domanda di gas fossile di oltre un quarto rispetto all’attuale consumo. Così come l’elettrificazione dei consumi finali, che prevede misure tranchant.

UNA RISPOSTA LA SI ASPETTA PER la mobilità sostenibile con l’indicazione del parco elettrico circolante al 2030 (4 milioni) e nel caso previsto di uso dei motori a combustione interna oltre il 2035, quale programmazione adotterà il nostro Paese sui carburanti sintetici. Questa sarebbe una posizione molto diversa rispetto al precedente PNIEC, così come per l’apporto delle bioenergie, con un ruolo più incisivo: ci si aspetta che raddoppino il loro potenziale rispetto a quello previsto dal vecchio PNIEC. Il Piano deve dare una serie di indicazioni importanti, ad esempio sul ricorso alle pompe di calore che hanno assunto una centralità negli scenari europei che ne prevede il raddoppio entro pochi anni, e sul contributo delle rinnovabili termiche, incluso il raddoppio in 10 anni della potenzialità geotermica nazionale.

CON RIFERIMENTO ALLA RIDUZIONE nei settori non industriali è opportuno un allineamento con la Strategia europea per favorire la riqualificazione energetica degli edifici esistenti, dove appare evidente come i meccanismi di supporto dovranno essere rilevanti. La forte diffusione di tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica, principalmente fotovoltaico ed eolico, permetterà di raggiungere nel 2030 una produzione di energia elettrica rinnovabile pari al 84% della produzione elettrica nazionale. Oltre alla produzione fotovoltaica ed eolica, anche la produzione da idroelettrico, bioenergie e geotermico dovrà crescere seppure in quote minori. PER IL

RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI rinnovabili al 2030 sarà necessario non solo nuova produzione però, ma anche incrementare quella esistente con il revamping e repowering. Sarà inoltre indispensabile installare 80 GWh di nuova capacità di accumulo di grande taglia. I numeri corrispondenti a questo cambiamento di passo sono noti da tempo. La potenza elettrica rinnovabile installata dovrà crescere da circa 60 GW di fine 2022 a 145 GW nel 2030 (quindi di 80 GW nel periodo 2023-2030, più di 10 GW ogni anno rispetto agli attuali 2,5), con 58 GW di nuova potenza fotovoltaica, 25 GW di potenza eolica aggiuntiva e 2 GW aggiuntivi ripartiti tra idroelettrico, bioenergie e geotermico.

RAGGIUNGERE TALI OBIETTIVI SIGNIFICA 320 miliardi di investimenti, 360 miliardi di euro di benefici economici, in termini di valore aggiunto per filiera e indotto, con 540.000 nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale. Tutto questo ci si aspetta dal PNIEC, visto che oltre al futuro ambientale e industriale del nostro Paese è in gioco anche futuro di quelle nuove generazioni che chiedono oggi di potersi occupare della loro vita.