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Fondi europei per la transizione energetica, scatta la missione “trasparenza”

Fondi europei per la transizione energetica, scatta la missione “trasparenza” – Ap

Pnrr L'Italia come sta spendendo i soldi dell’Europa? Il progetto nato da un’idea di ReCommon e Cee Bankwatch Network presentato ieri a Roma

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 12 marzo 2024

C’è un nuovo strumento di monitoraggio della gestione dei fondi europei, come il Pnrr, nato con il fine di garantire l’adeguata partecipazione attiva delle comunità locali all’interno della transizione verso la neutralità climatica. Mira, così si chiama, il progetto nato da un’idea di ReCommon e Cee Bankwatch Network presentato ieri dopo mesi di lavori preliminari a Spazio Europa, a Roma. Nell’ incontro, intitolato “la transizione giusta per l’Italia: come stiamo spendendo i soldi dell’Europa?”, Francesca Canali, coordinatrice del programma, afferma: “La nostra missione è promuovere la trasparenza e l’accountability delle parti politiche tramite azioni di advocacy presso istituzioni nazionali ed europee e assicurare un uso dei fondi pubblici che contribuisca realmente al cambiamento verde”

Il programma nasce dall’esigenza di coinvolgere le comunità locali all’interno dei grandi investimenti resi possibili dai fondi europei, che hanno visto un ingente incremento soprattutto dopo la pandemia e un altrettanto e crescente discostamento dai bisogni di persone che dovrebbero beneficiarne. “Il Pnrr ha fatto dei passi indietro rispetto alla trasparenza e coinvolgimento pubblico. Questo crea un problema di opportunismo da parte delle istituzioni” commenta Anelia Stefanova di Bankwatch mentre presenta il report del gruppo “No recovery without citizens”.

Il giorno antecedente alla presentazione di Mira, Recommon e Bankwatch hanno convogliato nella stessa stanza gruppi attivi a livello cittadino da tutta la penisola per trovare insieme comunanze di percorsi e punti di critici di fronte a investimenti europei che dimenticano il coinvolgimento cittadino. Questo incontro preliminare sembra mettere in atto quello che vuole essere proprio il carattere e punto di partenza della nuova campagna Mira: ascoltare e coinvolgere le comunità locali per un percorso compartecipato istituzioni – società civile. Savona, Genova, Taranto, raccontano sensazioni di disillusione. “I fondi vengono usati soltanto come etichetta per poter ricevere dei soldi – dice Nadia Repetto, del comitato No Rigassificatore di Savona – Genova rappresenta una portatrice di uno dei più grandi progetti del Pnrr, che è la nuova diga foranea. Prima il mio conterraneo citava anche la funivia, la gasiera. Noi siamo veramente sottoposti a tutta una serie di grandi progetti che con l’ambiente non hanno nulla a che fare e abbiamo alcuni membri del consiglio regionale di opposizione che non riescono a muovere, non riescono ad avere informazioni, non riescono a sapere lo stato dei lavori, non non si riesce a sapere nulla, cioè manca la comunicazione”.

La mancata trasparenza e comunicazione dell’uso dei fondi del Pnrr, di cui l’Italia è prima beneficiaria (per cui esistono già programmi di monitoraggio come “follow the money”), emerge dopo le ultime modifiche fatte a porte chiuse e solo tra alcuni soggetti per la Missione 7 dedicato al Repower Eu. Avrebbe dovuto partecipare anche Osservatorio Civico Pnrr, gruppo di ActionAid parte della regia, ma non è stato coinvolto. Ne fa parte Alberto Pampalone, che sostiene che negli strumenti esistenti si trova già la giusta strategia per gestire i fondi, ma va inseririto più demos. “Per l’accountability sociale, il processo di rendicontazione che l’amministrazione pubblica deve avere nei confronti del cittadino, noi chiediamo anche il processo inverso: che il cittadino monitori e faccia delle proposte” commenta.

Martina Lovat parla del “diritto all’energia” – che ha analizzato con la Fondazione OpenPolis di cui fa parte – per cui intende “non soltanto la possibilità di usufruire di fonti energetiche sempre disponibili, ma anche il diritto alla conoscenza, di che tipo di energia il consumatore finale ottiene. In questo processo il consumatore diventa utente ma anche produttore”.

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