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Florida, aborto vietato dopo 15 settimane

Florida, aborto vietato dopo 15 settimaneIl governatore della Florida DeSantis mostra la House Bill 5 – Ap

Stati uniti Diritti delle donne sotto attacco negli stati repubblicani. Ron DeSantis firma la legge che entrerà in vigore il primo luglio, il Kentucky chiude tutte le cliniche

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 17 aprile 2022

Il governatore della Florida Ron DeSantis ha firmato il disegno di legge, la House Bill 5, che vieta la maggior parte degli aborti dopo le 15 settimane di gravidanza, senza eccezioni per i casi di stupro, di tratta di esseri umani o di incesto, ma solo se la vita della madre è a rischio o nei casi di anomalie fetali, ma in questi casi per abortire sarà necessaria la dichiarazione firmata da due medici in cui sostengono che il bambino morirebbe poco dopo la nascita.

LA NUOVA LEGGE della Florida entrerà in vigore il primo luglio, andando a sostituire la legge precedente che consentiva gli aborti fino alle 24 settimane di gravidanza. «House Bill 5 protegge i bambini nel grembo materno dal momento in cui il cuore inizia a battere, possono muoversi, percepire i gusti, possono vedere e possono provare dolore – ha detto DeSantis in una dichiarazione. – La vita è un dono sacro degno della nostra protezione, e sono orgoglioso di firmare questo grande atto legislativo che rappresenta le tutele più significative per la vita nella storia moderna dello Stato».
E mentre la Florida ufficializzava la nuova legge, il Kentucky chiudeva praticamente tutte le cliniche dello Stato, emanando una legge che non solo vieta gli aborti dopo 15 settimane, ma limita l’accesso delle minorenni alla procedura e vieta le Ivg farmacologiche, diventando lo Stato con le leggi sull’aborto più restrittive in tutti gli Stati uniti. La nuova legge è entrata in vigore immediatamente, costringendo alla chiusura le sole due cliniche di Louisville che ancora praticavano le interruzioni di gravidanza.

Il governatore del Kentucky, il democratico Andy Beshear, aveva posto il veto al disegno di legge sostenendone l’incostituzionalità a causa della decisione della Corte Suprema del 1973 in Roe v. Wade, che riconosce il diritto fondamentale di ricorrere all’aborto; la Corte, però, ha anche ritenuto che agli stati resta comunque la possibilità legale di imporre restrizioni alla procedura, a causa della necessità di proteggere, oltre alla persona incinta, anche la vita potenziale di un feto una volta che questo può sopravvivere al di fuori dell’utero.
Anche l’Oklahoma di recente ha approvato una legge simile a quella del Kentucky che impone un divieto quasi totale delle interruzioni di gravidanza tranne nei casi in cui la vita della persona incinta è in pericolo: tutti questi stati si sono basati sulla legge del Mississippi del 2018, ora all’esame della Corte Suprema.
«Al momento queste leggi restrittive sull’aborto rimangono incostituzionali» ha dichiarato Brigitte Amiri, vicedirettrice dell’ACLU Reproductive Freedom Project, la branca dell’ American Civil Liberties Union che si occupa del diritto all’aborto e che, insieme ad altri gruppi con finalità simili, ha presentato più ricorsi legali alle limitazioni statali. Se la Corte Suprema dovesse ribaltare Roe v. Wade, come viene ampiamente previsto, tutti questi divieti potrebbero sopravvivere, così come tutte le leggi anti-aborto approvate o in previsione in altri stati a guida Gop.

NEL CASO DEL KENTUCKY la legge impone anche una serie di nuove regole per i medici, obbligati a rivelare informazioni sulla salute della paziente, incluso quante volte è stata incinta in precedenza, e se è risultata positiva ai test per malattie sessualmente trasmissibili. Se il medico non lo farà potrà essere soggetto a sanzioni civili e la sua licenza medica verrà sospesa o revocata.
Per l’Aclu dover segnalare questo tipo di dettagli rappresenta una violazione della privacy del paziente, e di certo contribuisce a dissuadere le donne dal cercare assistenza medica in caso vogliano abortire.

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