Il 29 marzo del 1516 il Senato della Repubblica Serenissima istituisce il primo ghetto della storia dove, tra i molti intellettuali e umanisti ebrei, visse anche il rabbino Eliyahu Menachem Chalfan, medico, studioso e esperto di questioni legali. Nel 1530, Enrico VIII si rivolse a lui per una consulenza sull’annullamento del suo primo matrimonio. Fu amico di Pietro Aretino e del mistico cabalista Solomon Molcho a cui dedicò un grafico cabalistico.

Dello studioso, nell’antico cimitero ebraico del Lido di Venezia, non c’è traccia, mentre della moglie Fioretta Kalonymos è stata trovata la lapide. E Fioretta è anche il titolo del docufilm, regista Matthew Mishory, che documenta lo straordinario viaggio attraverso i secoli di Randy Schoenberg che alla fine approda all’antico cimitero ebraico veneziano. Il docufilm al contempo racconta storie diverse, le vicende di una famiglia ebrea costretta, nel corso dei secoli, a peregrinare tra Italia, Austria e Repubblica Ceca, e testimonia l’origine del male radicale verso il quale precipiterà la Germania nazista.

Randy, avvocato e genealogista, è nipote del compositore Arnold Schoenberg. Nel 2005 ha sfidato il governo austriaco difendendo la causa di Maria Altmann che ha riconquistato la proprietà di cinque opere di Gustav Klimt, sottratte alla famiglia dai nazisti. Il caso ha ispirato il film Woman in gold , con Ryan Reynolds e Helen Mirren. Gli rivolgiamo alcune domande sul docufilm che uscirà entro breve e che lo vede protagonista assieme al figlio diciottenne Joey.

Lei è stato per dieci anni presidente del Museo dell’Olocausto di Los Angeles, è membro del consiglio di amministrazione di JewishGen, dove dirige la sezione di ricerca Austria- Rep.Ceca ed è curatore di geni.com, un sito web di genealogia. Quanto hanno a che fare con la sua identità ebraica le motivazioni che l’hanno spinta a cercare le radici della sua famiglia?

Fin da quando ero molto giovane, sono stato particolarmente interessato a come l’identità ebraica della mia famiglia abbia determinato il suo destino nel corso dei secoli. Il mio interesse è iniziato con un compito di scuola elementare, svolto nel 1974 in occasione del centenario di mio nonno Arnold Schoenberg, quando fu pubblicata una versione dettagliata della sua genealogia. Mia nonna materna, Gertrud Zeisl, era un tesoro di informazioni sulla sua famiglia e su quella di mio nonno materno Eric Zeisl. Quando compii 11 anni, nel 1977, avevo già scritto un enorme poster di 12 metri del mio albero genealogico.

Lei ha ispirato il film uscito nel 2015 «Women in gold» del regista Simon Curtis. Anche in quell’occasione si è occupato di archivi, arte e Olocausto. Come è arrivato ad occuparsi di quel caso?

Maria Altmann era una cara amica di mia nonna Gertrud Zeisl. Nel 1998 mi chiese di aiutarla a reclamare i dipinti che i nazisti sottrassero a suo zio Ferdinand Bloch-Bauer. Quell’anno l’Austria approvò una nuova legge che consentiva la restituzione di opere d’arte dei musei federali, nei casi in cui le opere non fossero state restituite correttamente o fossero state estorte ai membri delle famiglie ebree sopravvissute dopo la guerra. Nel 1999 gli austriaci ci hanno negato la richiesta. Nel 2000 ho lasciato il grande studio legale in cui lavoravo e ho aperto un mio ufficio per poter intentare la causa, in difesa di Maria Altmann, contro la Repubblica Austriaca. Il caso è arrivato fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che nel 2004 ha deciso che potevamo procedere. Alla fine, ci siamo accordati con l’Austria per un arbitrato davanti a tre giudici arbitrali a Vienna. Nel 2006, il collegio arbitrale ci ha dato ragione e ha ordinato la restituzione di cinque dipinti di Klimt a Maria Altmann e alla sua famiglia.

Il caso in sé ha richiesto l’uso di archivi e una grande quantità di ricerche, in gran parte condotte dal giornalista Hubertus Czernin. Per fortuna conosco il tedesco, così ho potuto orientarmi tra i documenti e le questioni legali legate al caso. La mia storia familiare mi ha aiutato a capire meglio ciò che era successo a Maria e alla sua famiglia. Spesso, infatti, quando si leggono i documenti di epoca nazista, bisogna saper leggere tra le righe e comprendere il contesto per capire cosa è successo. Non tutto era come appariva nelle parole scritte in quei tempi. Bisogna avere la giusta sensibilità per arrivare alla verità dei fatti.

Che emozioni ha provocato in lei questa ricerca?

Commozione e gioia. Mi commuovo quando penso a come i miei avi sono stati trattati durante l’Olocausto o durante le altre persecuzioni, ad esempio l’espulsione da Vienna nel 1670 o l’espulsione da Praga nel 1745. Mi sono emozionato anche quando ho assistito all’inaugurazione di un nuovo monumento all’Olocausto a Vienna, collocato sopra i resti di una sinagoga bruciata nel 1421. Il Presidente Thomas Klestil, riferendosi ai massacri del 1421, disse «E quanto dura la storia?». E per quanto tempo saranno ricordati gli ebrei uccisi nell’Olocausto? Sicuramente per molti secoli. Ci sono altrettante volte in cui però sono sopraffatto dalla gioia per la scoperta di un nuovo antenato, di un documento o di un manufatto che ha lasciato. Immaginate come mi sono sentito quando ho scoperto che a Praga c’era una tenda della Torah donata nel 1697 dai miei antenati in onore del loro giovane nipote.

Ci racconta come è arrivato a «Fioretta»?

Nel 1912 lo storico Bernard Wachstein ha pubblicato un’opera importante che descriveva le lapidi più antiche del cimitero di Vienna. In un commento su una di queste vecchie tombe, Wachstein scrisse di aver visto la tomba di Fioretta, moglie del rabbino Eliyahu Chalfan, nel cimitero di Venezia. Questo è stato il mio primo indizio.

Quando e come è nata l’idea di fare un film?

Nel 2021 ho detto a mia cugina Serena (la pittrice e regista Serena Nono ndr) che forse avevamo un antenato sepolto nel vecchio cimitero ebraico del Lido. Mi disse che se fossimo riusciti a trovare la lapide, si sarebbe potuto realizzare un ottimo documentario. Ne ho parlato al mio amico di liceo, il produttore Bradford Schlei, che stava lavorando a un documentario con il regista Matthew Mishory, e i due hanno convenuto che sarebbe stato un grande docufilm. Così è iniziato tutto. Quando gli ho parlato dell’idea del film Matthew Mishory stava lavorando al film, Who are the Marcus?, inoltre aveva già realizzato un film sul pianista Artur Schnabel, un amico di mio nonno Arnold Schoenberg. Siamo andati in avanscoperta nel gennaio 2022 e poi siamo tornati a girare il documentario in aprile e maggio 2022.

Nel corso delle sue ricerche, si è imbattuto anche nella vicenda dell’olocausto di suo nonno. Può raccontarci la sua storia?

miei nonni Arnold e Gertrud Schoenberg riuscirono a fuggire da Berlino nel maggio del 1933. Mio nonno era professore all’Accademia delle Arti e teneva il corso di perfezionamento in composizione in Germania. Ricevettero un telegramma dal fratello di mia nonna, il violinista Rudolf Kolisch, che diceva solo «consigliato il cambio d’aria». Arnold, Gertrud e mia zia Nuria (che aveva un anno) si misero in salvo la sera stessa con il treno di mezzanotte per Parigi. Più tardi, quello stesso anno, arrivarono negli USA, dove nacque mio padre Ronald. Il fratello di mio nonno, Heinrich Schönberg, fu assassinato a Salisburgo dopo essere stato torturato e imprigionato dalla Gestapo. Perse molti altri membri della famiglia.

Dopo la guerra, nel 1947 compose Un sopravvissuto di Varsavia, la composizione più famosa legata all’Olocausto.

Anche mio nonno materno Eric Zeisl era un compositore. Il suo Requiem Ebraico, scritto nel 1945, è probabilmente la prima opera importante composta per commemorare l’Olocausto. È stato dedicato alla memoria di suo padre Siegmund Zeisl, assassinato a Treblinka, e delle innumerevoli altre vittime della tragedia ebraica in Europa.

Il film è stato preceduto da una bella mostra di volti dei vostri antenati curata da Serena Nono e Nicola Golea, si vedrà anche nel film?

Il film culmina con la mostra dei dipinti di Serena e Nick, che immaginano i volti degli antenati scoperti nel nostro viaggio. Mi piace soprattutto quello di Fioretta, che assomiglia un po’ a Serena.