Robert Golob ce l’ha fatta e alla grande. Il risultato delle elezioni parlamentari in Slovenia ha decretato la fine dell’era Janša ed è questo il dato fondamentale. Il partito di Golob, Gibanje Svoboda/Movimento per la Libertà, alla sua prima apparizione, ha superato il 34% dei voti e ottenuto 40 seggi, quello di Janez Janša, Sds, si è fermato al 24% con 28 eletti.

Una distanza enorme, altro che il testa a testa che si presupponeva. Per il Parlamento un cambiamento radicale: Svoboda ha fatto strage di voti sia al centro che, soprattutto, a sinistra. Sono scomparsi i partiti storici: su venti liste presenti solo cinque riescono ad entrare in Parlamento.

La maggioranza possibile si può già individuare: sono 90 i seggi all’Assemblea Nazionale e i 40 di Svoboda più i 7 della socialdemocratica Sd bastano per governare, poi c’è Levica/Sinistra con 4 parlamentari. Per la destra solo 36 seggi, 28 per Sds più 8 per i cristiano-conservatori di NSi. Ma, a caldo ci sono solo delusione o entusiasmo, a seconda, mentre la definizione di un nuovo governo sta appena cominciando anche se i numeri parlano chiaro.

La reazione di Janša è in linea con il personaggio: ha subito attaccato a testa bassa «i media mainstream» che lo avrebbero penalizzato: «Una vergogna nazionale» a twittato. Buffo se si pensa che questi anni lo hanno visto particolarmente impegnato a mettere il bavaglio a ogni voce disallineata tanto da conquistarsi una ispezione dalla Commissione Europea che lo ha accusato di scelte politiche dannose per lo stato di diritto. Troppo tirata la corda di Janša e gli sloveni hanno reagito con un messaggio forte e chiaro: affluenza al voto del 70%, ben superiore al titubante 53% di cinque anni fa.

Lo sottolinea il vincitore, Golob, che in tarda serata di domenica ha dichiarato: «La partecipazione al voto già dice tutto. Le persone vogliono davvero il cambiamento e si fidano di noi». Interviene da video perché è risultato positivo al Covid: «Voglio battere il record nella formazione di un governo. I primi colloqui sulla coalizione partono subito». Comunque, né Sds né NSi sono per ora nell’elenco di chi incontrerà.

Esulta Marta Kos, la vicepresidente di Svoboda: «Questa giornata ci porta fiducia e speranza, rispetto, dignità, orgoglio per restituirci comunità, solidarietà, rispetto delle diversità. E che ci porti la libertà». Aggiunge poi, consapevole della portata di queste elezioni nella piccola, forse anche troppo sottovalutata, Repubblica: «Le elezioni di oggi sono importanti non solo per la Slovenia, ma per l’Ue e per il mondo intero. Vorrei informare tutti i nostri partner che potete contare sulla Slovenia». Ed è vero se si pensa alle recenti incrinature tra Polonia e Ungheria riguardo la guerra in Ucraina o al nucleo nero balcanico populista e nazionalista.

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Cosa farà, cos’è veramente Svoboda, lo si vedrà meglio con il passare delle settimane. Il suo programma è incentrato sulla ricostruzione della fiducia nella comunità e nelle istituzioni attraverso il rispetto, il dialogo e la cooperazione responsabile; parla di un ampliamento dello stato sociale, di protezione dell’ambiente come valore fondamentale, di priorità per uno sviluppo sostenibile. Un programma che presto sarà messo alla prova dei fatti.

Levica/Sinistra è la formazione che reagisce con più difficoltà. La delusione è palpabile, le facce tirate, nessuno tenta un sorriso nemmeno davanti a Janša disarcionato.

La giovane formazione ecosocialista ha avuto un tracollo: voti e seggi dimezzati, Golob evidentemente ha fatto razzia, oppure la paura del «terrore comunista» tanto esaltata da Janša ha fatto breccia. Era il terzo partito e stavolta entra in Parlamento per il rotto della cuffia superando di poco il 4%. Cinque parlamentari e il primo comunicato è stringato: «Non puntiamo il dito contro nessuno.

Nella vita è più importante tollerare le sconfitte con dignità che festeggiare le vittorie. Promettiamo che la sinistra (anche se in ranghi ridotti) sarà la stessa di prima. Lotteremo per le promesse e gli impegni presi con il popolo». Levica continuerà, per esempio, a combattere contro la sanità privata, anche se questo ha già segnalato una distanza con Golob? Starà dentro il governo o fuori? Alcuni rappresentanti di Levica parlano di una prossima assemblea generale o di un congresso e certo andrà presa una decisione, il leader Luka Mesec annuncia le dimissioni, il futuro della sinistra in Slovenia richiede di affrontare problemi non da poco.