Da principe di Galles a Carlo terzo. Il neomonarca sarà formalmente annunciato come nuovo sovrano stamattina alle dieci, quando un’emanazione del Privy Council (sorta di organo di consiglieri del sovrano britannico, che lo assiste formalmente nell’esercizio delle prerogative reali) si riunirà a St James’s Palace. L’annuncio verrà fatto al balcone di detto palazzo. Per l’incoronazione si aspetterà ancora un bel pezzo, dei mesi.
NEL FRATTEMPO, ieri sera la nazione ha ascoltato il messaggio di cordoglio da lui preregistrato al mattino e diffuso da tutti i media. Un misurato ed emotivamente partecipato, breve discorso in cui ha ricordato le doti della defunta madre – ha avuto una vita ben vissuta, una promessa di destino mantenuta – e ha espresso gratitudine per i settant’anni di “servizio” di mamma, e anche quelli di papà. Oltre alla promessa di “servire” il paese a sua volta a fianco della moglie Camilla, che diventa Regina consorte, in barba ai travagli coniugali che furono.

Sebbene sia ora l’erede in pole position, il figlio William non è diventato automaticamente principe di Galles: il titolo gli è stato appena conferito dal padre. Dal quale ha invece ereditato quello di duca di Cornovaglia; mentre il medesimo William e la moglie Katherine sono ora titolati duca e duchessa di Cornovaglia e Cambridge. Così, proprio mentre inizia la bizantina procedura di elaborazione del lutto nazionale per la fine dell’era elisabettiana, la Gran Bretagna entra oggi nella nuova era carolingia (che avrebbe potuto anche essere di Filippo, arturiana, georgiana: il re si chiama infatti Charles, Philip, Arthur, George).
CARLO ERA VOLATO nella mattinata di ieri direttamente dalla residenza scozzese del castello di Balmoral, aveva registrato il di cui sopra messaggio e passato in rassegna il cordoglio dei sostenitori assiepati davanti a Buckingham Palace – molti dei quali intonavano l’inno nazionale – e la cancellata del palazzo inondata di fiori e pensierini. Nella stessa giornata ha incontrato l’attuale duca di Norfolk per approvare i piani, accuratamente coreografati, dei prossimi giorni e settimane. Il royal standard, la bandiera reale, veniva issata, mentre la bandiera nazionale, l’Union flag, è ovunque a mezz’asta. Significa che il re è in casa.

Poco dopo Liz Truss è andata a bussargli per un primo, autentico incontro fra neofiti: lei premier da quattro giorni, lui re da nemmeno di ventiquattro ore. Da mezzogiorno, il paese ha risuonato di funebri scampanii: alla cattedrale di St Paul, all’Abbazia di Westminster e al Castello di Windsor, e nelle chiese di tutto il territorio. All’una, ad Hyde Park, alla torre di Londra, e pressoché ovunque altrove, si sono poi aggiunti i cannoneggiamenti a salve: novantasei per la precisione, uno per ogni anno vissuto dalla defunta.

Ieri il parlamento riunito – lo sarà anche domani – e nerovestito ha raccolto le testimonianze di cordoglio dei deputati; in un sobrio eufemismo, Truss ha definito Elisabetta II «una delle più grandi leader che il mondo abbia conosciuto». C’è poi stata una messa in suffragio nella cattedrale di St Paul’s intorno alle sei del pomeriggio, in presenza di dignitari e personalità politiche, aperta al pubblico e con duemila biglietti d’ingresso rilasciati in base all’ordine di arrivo.
IL PAESE È FERMO, tutto è sospeso, lo sport, la Premier League, ecc. mentre un senso di sbigottimento si impossessa dei moltissimi abituatisi ad avere il riflesso della presenza di quella donna nella propria vita per tutta la sua durata. Liz Truss, investita della premiership personalmente dalla defunta regina a Balmoral solo qualche diecina di ore prima, dovrà confermare la durata del lutto nazionale, che dovrebbe essere un periodo di circa dieci giorni, e terminerà il giorno dopo il funerale di stato, la cui data è ancora da confermarsi, anche se si presume sarà lunedì 19 settembre. Il governo dovrebbe anche renderlo un giorno immancabilmente festivo.

In mancanza d’altro, questo è un avvicendamento nel nome della longevità. Se Elisabetta è stata la monarca dal regno, appunto, più longeva, l’ex-principe Carlo ne è stato il più longevo erede al trono, un ruolo assunto alla tenera età di tre anni quando sua madre divenne regina, nel 1952. Non solo: settantatreenne, Carlo è più vecchio al momento della sua ascesa al trono di qualsiasi monarca nella storia britannica. Un allenamento durato una vita per una breve partita deve almeno recare qualche record.