Il cielo estivo della Crimea si tinge ancora di nero a causa di nuove esplosioni in un deposito di munizioni dell’esercito russo e per gli incendi che hanno costretto oltre tremila residenti a evacuare. In una base militare a Mayskoye, nella parte nord della penisola, ieri mattina una casamatta ha preso fuoco causando ingenti danni.

A poca distanza, secondo l’agenzia russa Tass, una sottostazione di trasformazione nella città di Dzhankoi è stata danneggiata da un grave incendio, così come diversi chilometri della linea ferroviaria locale. Sempre in Crimea, secondo il quotidiano economico russo Kommersant, alcuni residenti avrebbero riferito di altre colonne di fumo nero (quindi, presumibilmente, di incendi) sulla base aerea di Gvardeyskoye.

LE ESPLOSIONI nella base di Mayskoye arrivano a una settimana da quelle di un’altra base in Crimea, a Saki, dove almeno 9 caccia e diversi edifici militari erano stati distrutti. Qui la Russia aveva cercato di minimizzare attribuendo i danni a una detonazione accidentale di munizioni, ma le foto satellitari e altre prove hanno fatto propendere gli analisti militari per un attacco ucraino, forse condotto con missili antinave.

Anche stavolta gli ucraini non hanno rivendicato l’attacco ma (anche stavolta), il New York Times ha prontamente messo in rete un articolo nel quale un anonimo «alto funzionario ucraino» attribuisce a Kiev la paternità dell’operazione. Secondo la fonte del Nyt si tratterebbe addirittura di una missione segreta dei reparti scelti di Kiev che sono entrati in azione dietro le linee nemiche riuscendo a far esplodere il deposito.

A SOSTEGNO DI QUESTA TESI si citano le dichiarazioni del ministero della Difesa russo che parla di «atto di sabotaggio». Ma è utile ricordare che ogni qual volta uno dei due stati non vuole ammettere leggerezza difensive o errori accusa degli anonimi guastatori. Il che serve soprattutto a non perdere la faccia davanti alla propria opinione pubblica fornendo spiegazioni abbastanza ragionevoli anche se non supportate da alcuna prova.

Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere di gabinetto del presidente ucraino Zelensky, la Crimea non sarà risparmiata dalle devastazioni della guerra. Per non lasciare adito a dubbi, Podolyak ha scritto sul proprio profilo Twitter che la penisola non è più da considerare come una meta di villeggiatura ma «la Crimea occupata dai russi è fatta di esplosioni di magazzini e di un alto rischio di morte per gli invasori e i ladri».

Se, com’è probabile, dietro le esplosioni di ieri ci fosse l’operato degli ucraini, ciò rappresenterebbe un significativo cambio di strategia in seno allo Stato maggiore di Kiev. In primis perché dall’inizio della guerra la Crimea è stata spesso usata per lanciare attacchi missilistici alle grandi città ucraine e quindi, oltre che per il valore simbolico, colpire la penisola ha un alto valore militare. In secondo luogo, questi attacchi hanno una funzione dimostrativa molto esplicita: se gli ucraini sono ormai in grado di colpire dalla distanza o di far penetrare i propri agenti tanto in profondità nel territorio nemico, vorrebbe dire che il territorio russo non è al sicuro. In ultima analisi per le prospettive di durata del conflitto che sembrano espandersi sempre più.

A TALE PROPOSITO UNA NOTIZIA passata sottotraccia ma ugualmente significativa riguarda le esplosioni registrare ieri nell’oblast di Kursk, in territorio Russo a pochi chilometri da Kharkiv. Il media russo Baza riferisce che «persone non identificate» hanno fatto esplodere una parte di una ferrovia utilizzata solo per i treni merci.

Secondo gli investigatori russi, l’attentato sarebbe stato condotto con circa 200 grammi di tritolo posizionati sotto una rotaia ed esplosi al passaggio del treno. Grazie alla Tass siamo venuti a sapere che dall’inizio del mese nella regione di Kursk sono esplose sei torri di trasmissione ad alta tensione della linea elettrica pubblica. L’agenzia russa cita i servizi di sicurezza di Mosca, l’ Fsb, che incolpa «agenti ucraini» di «un atto di sabotaggio».

Intanto nel Donbass e a Kharkiv continuano i bombardamenti russi: nella sola giornata di ieri si riportano almeno due civili uccisi e oltre 12 feriti.