Cultura

Festivaletteratura 2020, sfide e profezie per un classico che si reinventa

Festivaletteratura 2020, sfide e profezie per un classico che si reinventa

L'evento A causa della pandemia per la sua ventiquattresima edizione, che si inaugura domani per chiudersi domenica, la kermesse si è dovuta reinventare, cercando di trasformare limitazioni e ostacoli in altrettante, nuove, possibilità

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 8 settembre 2020

Non solo lo splendido scenario della città, ma una radio interamente dedicata all’evento, un ampio ricorso allo streaming e all’online e un almanacco dove raccogliere contributi e idee. Di fronte alla sfida della pandemia, il Festivaletteratura di Mantova, la cui ventiquattresima edizione si inaugura domani (per chiudersi domenica) si è dovuto reinventare, cercando di trasformare limitazioni e ostacoli in altrettante, nuove, possibilità.

DI UN EVENTO CREATO «daccapo» hanno parlato non a caso gli organizzatori che sottolineano come «in questo stato d’eccezione non potevamo che sperimentare e la nostra convinzione è che tutto quello che proveremo a mettere in atto quest’anno non sarà soltanto una parentesi in attesa del ritorno alla normalità, ma il punto da cui incominciare a immaginare le edizioni future».
La prima, e notevole, innovazione riguarda naturalmente la partecipazione: di autori e autrici, come del pubblico. Oltre settanta ospiti saranno così presenti «in voce» dall’Italia come dal resto dal mondo attraverso Radio Festivaletteratura. Tra loro: la messicana Guadalupe Nettel, il marocchino Fouad Laroui, l’austro-iraniana Nava Ebrahimi e la statunitense Patty Yumi Cottrell.

LE INTERVISTE IMPOSSIBILI, raccoglieranno invece una serie di incontri in streaming con alcuni degli autori più corteggiati dal festival fin dalla sua prima edizione: da Paul Auster ai premi Nobel per l’economia Abhijit Banerjee ed Esther Duflo, da Noam Chomsky a Judith Butler, fino a Stephen Fry, scrittore, attore, regista, vera e propria icona della cultura pop inglese.

LA STRAORDINARIETÀ dell’anno che stiamo vivendo è alla base di un’altra delle importanti innovazioni della kermesse mantovana: l’almanacco, che reinterpretando a suo modo una tradizione secolare, quella dei libri in cui venivano annotati un tempo «dati, eventi rimarchevoli o stravaganti, previsioni, mappe astrali, indicazioni per il lavoro e per la vita domestica e sociale», vede scrittori e scrittrici, artisti e esperti di diverse discipline tentare di interpretare le tendenze in corso nel pianeta e nei diversi ambiti della nostra vita, per capire il futuro che si sta profilando. Tra loro, Martín Caparrós, Emma Dante, Fatoumata Diawara, Carmen Maria Machado, Alberto Manguel, Joyce Carol Oates.

LO SGUARDO verso l’avvenire sarà poi una delle caratteristiche dell’intero evento che proporrà «le profezie», discorsi su parole lungimiranti, pronunciati dalla terrazza di Santa Barbara che si affiancheranno agli appuntamenti previsti negli altri luoghi «storici» del festival, dove si potranno ascoltare e incontrare, tra gli altri, Suad Amiry, David Grossman, Martín Caparrós e Tishani Doshi.

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