Il 24 febbraio 2024 marca i due anni di guerra nel cuore dell’Europa, anche se in realtà la guerra, in Ucraina, iniziò nel 2014 per i territori del Donbass e della Crimea. Guerra dimenticata come tante altre fino alla marcia su Kyiv che ha trasformato il conflitto latente in una guerra tra potenze per un nuovo, o vecchio, ordine mondiale.
Una guerra ed una logica che abbiamo condannato sin dal primo giorno, schierandoci a favore dell’Ucraina ma contro la guerra, chiedendo agli stati membri ed all’Unione europea di agire per il cessate il fuoco e per la soluzione politica, mettendo davanti a tutto la sicurezza e la vita della popolazione ucraina, ma anche per evitare di essere trascinati, tutti quanti, in una escalation militare senza fine, distruttiva, divisiva, con il rischio di un incidente o di un conflitto nucleare.

Lo abbiamo fatto e detto in Italia ed in Europa mobilitandoci insieme a movimenti pacifisti, associazioni, sindacati rompendo la narrazione dell’attacco alle nostre democrazie ed alle nostre libertà a giustificazione della scelta militare e della corsa al riarmo, rifiutando la logica dell’occidente buono e giusto contrapposto ad un resto del mondo violento e minaccioso, pronto a distruggere le nostre società, da cui difendersi con le armi e con la guerra.
Quando invece i veri nemici da cui difenderci sono il modello di società e di sviluppo dominante ed insostenibile che stano portando le nostre società alla distruzione del pianeta ed a livelli di diseguaglianza e di competizione mai visti nella storia dell’umanità.

Le risorse spese nella guerra in Ucraina sono risorse sottratte alla lotta alle povertà, alla sanità, alla scuola, alla messa in sicurezza del territorio. Il costo stimato della guerra in Ucraina è di circa 17 miliardi di dollari al mese, la distruzione del territorio è di 500 miliardi. I morti superano il mezzo milione di persone, tra le due parti. 250 milioni di tonnellate di CO2 emesse, equivalente a quanto inquina un paese come il Belgio. La polizia rastrella le abitazioni in cerca di nuove reclute da mandare al fronte, corruzione ed epurazioni sono la cifra dentro le istituzioni. In Russia l’autocrazia si è rafforzata, chi riesce fugge o mette in salvo le proprie famiglie, il reclutamento forzato è dilagante, i dissidenti sono eliminati uno ad uno, le sanzioni sono bypassate con nuovi contratti e nuove alleanze anti-Occidente.

Eppure il risultato è lì, sotto gli occhi di tutti. Fermiamoci.
Ma la debolezza ed in certi casi l’assenza di una politica di difesa dei diritti umani universali e del rispetto del diritto internazionale produce effetti catastrofici e libera le guerre e la violenza. E’ quanto sta accadendo in Medio Oriente, con l’ennesima esplosione di violenza, dopo decenni di occupazione e di attesa dell’applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, è riesploso con violenza inaudita il conflitto Israelo-Palestinese.

Fermare il massacro a Gaza è la priorità assoluta. Un vero crimine che non trova alcuna giustificazione nell’azione di uno stato che si definisce democratico. La comunità internazionale deve esigere a tutti gli stati membri delle Nazioni unite il pieno rispetto del diritto internazionale ed umanitario, e questo vale per tutti gli stati, per Israele, come per la Russia.
Per questo la giornata di mobilitazione nazionale nelle città italiane – 120 eventi e presidi in ogni città – convocata dalle coalizioni di AssisiPaceGiusta e di Europe for Peace, per oggi, sabato 24 febbraio, ha al centro il rifiuto delle guerre, il “cessate il fuoco” e l’urgenza dell’impegno di tutti gli stati per restituire giustizia, pace e convivenza attraverso l’applicazione ed il rispetto del diritto internazionale e umanitario.

* Area Internazionale Cgil
Europe for Peace
Coalizione AssisiPaceGiusta