Fca è uno dei pochi costruttori che ad aprile non ha invertito la marcia dopo 9 mesi e continua a calare nelle vendite in Italia. Ha chiuso il primo trimestre 2019 con un utile in calo del 47% rispetto all’analogo periodo del 2018. Male le vendite in Cina – meno 30% e in Nord America – meno 14%. Nell’area Emea – Europa e Mediterraneo – meno 12%, Tra i marchi è Maserati il più debole con un meno 41%.
Tutto questo però viene premiato dalla Borsa con il titolo Fca ha chiuso con un aumento del 4,61% a 14,17 euro.
Nella conference call l’ad Mike Manley ha confermato le previsioni per l’anno «solido» e ha detto che il Fca giocherà «un ruolo attivo nel consolidamento del settore nei prossimi 2-3 anni, quando ci saranno reali opportunità per alleanze». Come al solito a festeggiare è soprattutto la famiglia Agnelli grazie ai 670 milioni incassati per il perfezionamento della cessione di Magneti Marelli ai giapponesi di Calsonic Kansei.
«Il 2019 per i lavoratori di Fca sarà un anno nero – denuncia invece la Fiom – calo dei volumi e mancanza di nuovi modelli generano un aumento delle ore di cassa integrazione, nonostante vadano avanti da anni. I lavoratori torinesi pagano l’andamento di Maserati, quelli di Cassino quelli di Alfa. In più i tempi di lancio dei due nuovi modelli, 500 elettrica per Mirafiori e Tonale per Pomigliano, non trovano certezze mentre scadono gli ammortizzatori», denuncia Michele De Palma.
Ieri a Pomigliano, dove era di casa, è arrivato anche il vicepremier Di Maio. Che come al solito si è tenuto ben lontano dallo stabilimento Fca Giambattista Vico per ripiegare su una visita a Avio Aero. I 5 operai licenziati dalla Fca, due dei quali autori della protesta sul campanile del Carmine a Napoli lo hanno contestato indossano una maschera di Pinocchio con lo striscione: «Il reddito di cittadinanza per i licenziati non c’è». Il ministro ha assicurato che «nelle prossime settimane sarà varato il decreto ministeriale per l’Isee precompilato e i licenziati potranno accedere al reddito di cittadinanza».