Per il Cremlino «non c’è ancora nessuna possibilità di negoziare» in Ucraina, per la Bielorussia «è arrivato il momento di sedersi al tavolo e trattare» e intanto la Svizzera sta «valutando se invitare» Mosca alla conferenza di pace di giugno. Tra le righe delle dichiarazioni diplomatiche si possono leggere molte informazioni che ci raccontano la fase attuale del conflitto in Europa dell’est e le aspettative per i prossimi mesi.

IN PRIMIS c’è la paura che le truppe russe riescano a sfondare in qualche punto del fronte. Dopo la caduta di Avdiivka all’inizio di febbraio la vita dei soldati ucraini è un macabro ticchettio che scandisce l’attesa dell’offensiva nemica. «I russi si preparano a un’avanzata in forze» dicono i generali di Kiev, «la disparità tra le nostre forze e le loro è di 1 a 7» e «gli arsenali sono vuoti». Fino a qualche settimana fa si parlava solo della carenza di munizioni e della conseguente impossibilità di rispondere al fuoco russo con la forza e la frequenza che sarebbero necessarie per resistere adeguatamente. Ora si è aggiunto un ulteriore elemento che era nell’aria fin dal primo round dello scontro tra Zelensky e l’ex comandante in capo delle forze armate ucraine Zaluzhny. Quest’ultimo insisteva sulla necessità di una mobilitazione in tempi rapidi in quanto «la guerra si combatte con i soldati», il presidente si era opposto. Troppo rischioso alienarsi le già calanti simpatie del popolo con una nuova chiamata alle armi, meglio posticipare e lasciare agli eventi l’ingrato compito di dimostrare che la tesi di Zaluzhny era giusta. Ieri tutti i giornali ucraini aprivano sulla legge approvata in seconda lettura dal parlamento ucraino che mira a richiamare 500mila coscritti e a militarizzare la vita del Paese fin dalle scuole.

L’ALTRO TEMA politicamente esiziale sono le armi. Senza soldati non si resiste, ma i soldati senza armi sono inutili e le forze armate ucraine sono in allerta rossa. Per la Bild i Patriots sono ormai finiti e quindi rispondere ai sempre più frequenti bombardamenti russi è ormai impossibile. Dopo Kharkiv, Kiev e Sumy ieri è stata colpita l’ennesimo impianto energetico, stavolta nell’area di Kryvyi Rih. Si stima che almeno 400 insediamenti siano ormai senza corrente, oltre mezzo milione di persone.

LA TATTICA non è nuova: demolire le città con l’obiettivo di demolire il morale dei civili nelle retrovie. Intanto al fronte le postazioni sicure sono ormai un sogno, tra droni di ultima generazione e le bombe Fap riadattate, si è ormai entrati in una nuova fase del conflitto. La guerra di trincea potrebbe presto lasciare il posto alle cariche della fanteria meccanizzata. Due le principali direttrici d’avanzamento: sud ed est. Nel primo settore si tratta di Zaporizhzhia. Da Robotyne gli uomini di Mosca spingono insistentemente per superare la linea di difese fortificata che li separa dalla strada per il capoluogo regionale. Non è affatto scontato che ci riescano perché gli ucraini stanno difendendo ogni centimetro e per i russi c’è una sola direttrice di avanzamento. Nell’est la situazione è molto diversa. I punti critici sono almeno tre: Bakhmut, Avdiivka e Kharkiv. Sembra che ormai si tratti solo di una formalità per la conquista di Chasiv Yar, l’altura alle spalle di Bakhmut che permetteva agli ucraini di tenere la posizione seppure in inferiorità numerica. Da qui Slovjansk e Kramatorsk, le roccaforti del Donetsk ucraino, sono a meno di 50 km. Contemporaneamente poco più a sud, da Avdiivka, i russi mantengono l’iniziativa verso ovest, anche se con estrema lentezza. L’obiettivo evidente è quello di creare una «sacca» che imbrigli i difensori ucraini e li costringa alla resa per impossibilità di rifornirsi. L’ultimo rischio, nuovo rispetto agli ultimi due ma presente fin dal 2014, è che gli invasori tentino una nuova offensiva verso Kharkiv, la seconda città d’Ucraina per abitanti prima della guerra, la «capitale dell’est». Qui, secondo diverse fonti, i russi avrebbero già ammassato 200mila soldati.

OGNUNA di queste ipotesi avrà bisogno della prova del campo, ma si può già affermare che per i soldati ucraini sarà un’estate da inferno.