«Fairytale», una fiaba tra le rovine del secolo scorso
Cinema Aleksandr Sokurov ha presentato a Roma il suo ultimo film, nelle sale il 22 dicembre
Cinema Aleksandr Sokurov ha presentato a Roma il suo ultimo film, nelle sale il 22 dicembre
Una favola è in arrivo nelle sale il 22 dicembre, tra i film di Natale, Fairytale di Aleksandr Sokurov, presentato a Locarno e al Torino Film Festival, ma non in Russia dove non ha neanche ottenuto il visto. Delle favole rivela i lati più oscuri e provoca meraviglia. Proprio come episodi di pedofilia e cannibalismo venivano trasformati alla fine del settecento in graziosi racconti per fanciulli, così Sokurov per raccontare le carneficine del secolo scorso reinventa l’aldilà, un universo parallelo per alcuni feroci personaggi dotandoli di tratti satirici e debolezze, ma lasciandone intatte le colpe: Stalin, Hitler, Mussolini e Churchill mandati a vagare in un aldilà tra le illustrazioni di una Divina commedia reinventata.
IN UN BIANCO e nero sulfureo e opalescente, tra resti di monumenti e una polvere dei secoli che si sparge dappertutto si muovono i personaggi catturati dai materiali d’archivio, così come erano stati filmati, senza nessun intervento di intelligenza artificiale: «La scelta è stata obbligata, dice Sokurov, non ci sono attori né in Europa, né negli Usa né in Russia che possano trasmettere sullo schermo la potenza di quei personaggi, avrebbero dovuto aver vissuto loro le stesse esperienze e questo è impossibile. Ho cominciato a occuparmi di cinema a diciassette anni e mi sono sempre interessato a personaggi della storia, ho lavorato per anni negli archivi in Russia, in Gappone, in Germania, è la mia grande passione. Studiando quei materiali, per un brevissimo istante appariva il personaggio così come era nella vita reale. Per un momento potevi capire il carattere di Mussolini, Hitler o Stalin. Mi interessava capire non ciò che accadeva nella mente, ma nell’animo di chi era capace di scatenare una guerra. Questo lo insegnava anche Shakespeare. Con i miei collaboratori abbiamo setacciato tutto quello che esiste al mondo per ore e ore. Su Stalin ho un archivio completo di tutto quello che è stato girato. In mezzo secondo di girato si poteva catturare qualcosa della vera indole di quei personaggi. Prima del film ho scritto la sceneggiatura, quando ho cominciato a montare i pezzettini dell’enorme mosaico si sono composti».
«Sono responsabile quanto tutti gli altri di quello che accade intorno a me»Aleksandr SokurovSokurov quando parla di sfumature si riferisce a una scena in particolare, quando Churchill «crede» di essere accolto infine da Dio che gli apre le porte e dove esprime stupore, furbizia, grande intelligenza. Tutto passa sulla sua faccia, ripreso nella realtà in un momento difficile della sua vita politica e personale. E così si può cogliere tra le sequenze ricche di un’ironia che fa rabbrividire, il comportamento fatuo di Mussolini, l’isteria di Hitler, la imperturbabile durezza di Stalin.
Due anni di lavoro, dice, ci sono voluti solo per la selezione dei repertori, mentre le ambientazioni sono state ispirate dai pittori italiani a cui ha attinto a piene mani «O dai francesi che amavano ritrarre le rovine, il mondo che sta sparendo o che è già sparito, come Hubert Robert che si trova all’Hermitage (Villa Madama), oppure le cave di marmo italiane, o gli artisti tedeschi di fine ottocento. Materiali che servivano a creare un mondo dove questi personaggi avrebbero potuto coesistere perché in fondo è una fiaba, era importante inserirli in un ambiente che ricordasse le basi della cultura umanistica in rovina. Non sono un giudice, ma neanche un difensore, sono uno che sente la responsabilità di quello che accade attorno a me, come lo sono tutti. La responsabilità di un singolo che ha scatenato la guerra è uguale alla responsabilità di quelli che lo hanno reso possibile. Possiamo impiccare un dittatore, ma cosa fare delle persone che lo hanno portato al potere? Finché esisteranno questi milioni di persone esisteranno anche questi crimini contro l’umanità». Allude il regista alle scene di grande impatto cinematografico, alle folle oceaniche, diventate nel film veramente un oceano tempestoso che ancora acclama il suo signore protendendo mani e braccia diventate una indifferenziata materia di fantasmi senza voce.
«HO MOLTA difficoltà, confessa il regista, nell’attuale situazione, ma è altrettanto difficile immaginare quello che ci aspetta. Più che preoccuparmi per me lo faccio per i miei giovani connazionali. La situazione politica è molto pesante e può darsi che esagero chiamandola pesante. Come cittadino quello che posso fare è scrivere una lettera al presidente con la mia protesta. Ho sempre scritto e non ho mai ricevuto risposta. Sono per loro un personaggio non grato per essere pubblicato e tutti i media delll’opposizione hanno lasciato il paese. Penso che sia una cosa tremenda, uno stato non è libero senza opposizione. La mia lingua è il russo e il mio paese è dove si parla la mia lingua e io sono là».
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