Factory di Termoli, ritardi e meno posti
Automotive La riconversione dello stabilimento molisano per produrre batterie elettriche era il primo e più grande investimento di Stellantis. Che invece annuncia di non garantire neanche i 2.080 dipendenti attuali. La protesta unitaria dei sindacati
Automotive La riconversione dello stabilimento molisano per produrre batterie elettriche era il primo e più grande investimento di Stellantis. Che invece annuncia di non garantire neanche i 2.080 dipendenti attuali. La protesta unitaria dei sindacati
Doveva essere il primo e più grande investimento in Italia di Stellantis sull’elettrico. Costruire una gigafactory per batterie a Termoli (Campobasso), nella fabbrica che costruiva motori endotermici. A due anni dall’annuncio in pompa magna e a soldi pubblici già incassati – almeno 270 milioni – ieri all’ex Mise sono venuti fuori tutti i ritardi e i posti di lavoro a rischio.
Se al momento dell’annuncio i 2.080 lavoratori sembravano più che al sicuro, tanto che si parlava di occupazione aggiuntiva, ieri invece la proprietà – la joint venture Acc partecipata da Stellantis, Mercedes e Total – ha annunciato che di «aver bisogno a regime di almeno 1.800 dipendenti, alcuni dei quali a sua detta in possesso di requisiti professionali assai stringenti» e dunque non fra gli addetti già a Termoli.
Sui tempi ancora peggio: niente sarà pronto prima del 2026.
Il tutto mentre le due altre fabbriche gemelle di Billy-Berclau Douvrin dove è già in produzione un primo modulo e in Germania a Kaiserslautern che sarà in produzione prima di Termoli. «Chiediamo un impegno esplicito a riassorbire i lavoratori attualmente in Stellantis», chiedono in nota unitaria Fim-Fiom-Uilm.
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