Internazionale

Ex Wagner diserta in Norvegia: «Siamo carne da macello»

Ex Wagner diserta in Norvegia: «Siamo carne da macello»Andrei Medvedev – Gulagu.net

Crisi ucraina Un nuovo caso scuote il gruppo di mercenari russi. Che intanto in un video mostrano il destino di chi scappa

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 18 gennaio 2023

Un altro caso di diserzione scuote l’immagine del gruppo di mercenari Wagner. Andrei Medvedev, un ex mercenario che ha prestato servizio negli ultimi anni, si è rifugiato in Norvegia e ha fatto richiesta di asilo politico perché teme per la sua vita. Medvedev si è rivolto anche a Vladimir Osechkin, direttore di Gulagu.net, un gruppo di attivisti (principalmente russi) che opera per la difesa dei diritti umani.

Mentre Evgeny Prigozhin, il capo della Wagner, e l’esercito regolare di Mosca si litigano i meriti della vittoria di Soledar, sul canale Youtube di Gulagu è apparsa una conversazione in cui Medvedev racconta la sua esperienza nella compagnia. «Siamo stati semplicemente lanciati a combattere come carne da macello», lamenta l’ex combattente, aggiungendo che giunto al termine del suo contratto ha deciso di non rinnovarlo.

Ma ora l’uomo teme la vendetta degli uomini di Prigozhin, che poco tempo fa hanno mostrato in un video sul canale Telegram quale sarebbe il destino riservato ai traditori e a chi non tace. Nel video alcuni uomini con i simboli della compagnia sulla tuta mimetica giustiziano Evgeny Nuzhin, un disertore della Wagner, bloccando la sua testa contro un’incudine e colpendola con il retro di un’ascia. Alla fine del filmato i militari chiariscono anche che «l’ascia» è il destino riservato a tutti i nemici della compagnia.

Intanto da Mosca, il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha tentato di mettere a tacere le polemiche su un’eventuale rivalità tra le truppe regolari russe e i mercenari della Wagner. Secondo Peskov si tratterebbe di notizie «frutto della manipolazione delle informazioni».

Tuttavia, Prigozhin non ha raccolto il ramoscello d’ulivo: continua a fare dichiarazioni polemiche contro il ministero della Difesa e ad accusare gli ufficiali dell’esercito regolare di impreparazione e, in alcuni casi, corruzione.

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