“Se ancora oggi c’è un presidio che non fa uscire neanche uno spillo dalla fabbrica, è perché noi non abbiamo garanzie sulla concretezza del progetto industriale”. Sono sotto la Prefettura gli operai ex Gkn, nuovamente in azione mentre una loro delegazione è stata chiamata, insieme agli enti locali e alla nuova proprietà, per fare il punto di una situazione che rischia di aggrovigliarsi ulteriormente.

“È arrivata una lettera a Qf da Stellantis – spiega Matteo Moretti – in cui si chiede di ritirare dalla fabbrica le attrezzature rimaste dentro. Qf l’ha girata subito a prefetto e questore, nonostante che Stellantis non ponga termini e non metta fretta. Così ci hanno convocato. Ma qualsiasi cosa abbiano da dirci, ce lo devono dire a tutte e tutti insieme”.

Nonostante il caldo il presidio è molto partecipato. “Non stiamo parlando della richiesta di qualche singolo macchinario – puntualizzano gli operai – ma di oltre 90 giorni stimati di carico e scarico”. E allora al Collettivo di Fabbrica viene un, legittimo, dubbio: “Ci sembra che in sostanza siamo arrivati al tentativo di risolvere come un problema di ordine pubblico, con il coinvolgimento delle forze dell’ordine, un elemento di trattativa sociale tra le parti”.

Prima di salire in palazzo Medici Riccardi per ripondere alla convocazione, Dario Salvetti rimarca quello che per gli operai ex Gkn, ormai da sei mesi in cassa integrazione, deve essere un punto fermo: “La deindustrializzazione dello stabilimento per reindustrializzarlo è argomento tra le parti sociali. E ciò che esce, esce nella chiarezza di ciò che entra. Allora, più che mettere fretta a questura e prefettura, sarebbe il caso di fare chiarezza tra gli investitori, perché chiariscano la loro posizione. Fatto che ci permetterebbe di fare una trattativa seria sul programma di uscita ed entrata dalla fabbrica”.

Nonostante l’accordo quadro firmato al Mise il 18 gennaio scorso, quasi sei mesi fa, la reindustrializzazione dell’ex Gkn non è mai partita. “Abbiamo avuto ben quattro incontri istituzionali mandati a vuoto da Qf, con la vistosa assenza del Mise sparito dai radar il 20 aprile. Poi c’è stata una convocazione in Regione Toscana ‘con la presenza degli investitori’ risultata farlocca, vista l’assenza al tavolo anche solo di qualcuno che avesse la loro procura legale”.

Insomma Qf sta disattendendo l’accordo quadro. E non ha ancora reso noto chi affiancherà l’ex advisor Francesco Borgomeo, che ufficialmente non ha pagato un euro lo stabilimento di Campi Bisenzio, nella nuova missione industriale della ribattezzata Qf.

Gli operai sono perplessi anche su altri aspetti di quella che, grazie alla loro quotidiana mobilitazione, è diventata una vertenza simbolo: “Pochi giorni fa ci hanno annunciato che la futura azienda sarà un consorzio di imprese – spiega ancora Matteo Moretti – cosa che non era prevista nell’accordo quadro. Così stiamo cercando di capire cosa vuol dire, in termini di vincoli contrattuali e per il nostro lavoro”.

Un lavoro che il Collettivo di Fabbrica ha invece immaginato e poi messo progettualmente in cantiere insieme ai docenti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Artes 4.0. Una reindustrializzazione tecnologicamente avanzata che le tute blu vorrebbero far diventare parte integrante del futuro della nuova fabbrica.

Al termine dell’incontro i dubbi, se possibile, aumentano ancora: “E’ stata una convocazione anomala – tira le somme Moretti – senza organizzazioni sindacali. E visto che passo dopo passo ci sembra che l’accordo quadro sia stato svuotato di contenuti, abbiamo spiegato al prefetto che a questo punto bisogna tornare al tavolo delle trattative, con la Fiom territoriale e nazionale, per un nuovo accordo quadro con un cronoprogramma preciso. Ci sono troppe cose che non tornano fra quanto sottoscritto nello scorso gennaio, e quanto invece ci viene ora prospettato”.