Francesco Borgomeo snobba anche il governo. Non si presenta al Mimit, e davanti alla richiesta della sottosegretaria Fausta Bergamotto di ritirare lo stato di liquidazione della ex Gkn oggi Qf, fa dire al suo pool di legali (ben sette) collegati in remoto “di non poter entrare nel merito della vertenza, poiché non a conoscenza della situazione societaria”. E’ l’ennesima beffa per i 280 operai superstiti dello stabilimento di semiassi alla porte di Firenze, e anche per le istituzioni toscane: “Siamo stupiti che i professionisti non abbiano ancora avuto il passaggio di consegne dalla proprietà – commenta amaro Valerio Fabiani, plenipotenziario di Eugenio Giani per lavoro e crisi industriali – anche considerando l’importanza dell’incontro e la forte tensione sul territorio”.
Il tavolo sulla ex Gkn è stato aggiornato al 2 marzo, nel tentativo di arrivare ad una amministrazione straordinaria che permetterebbe di lavorare ad una reale reindustrializzazione del sito produttivo. Ma certo quella che è andata in scena al ministero delle Imprese e del made in Italy è un’altra bruttissima pagina di una vertenza sempre più surreale.
“Niente stipendio da cinque mesi – tira le somme la Regione Toscana – uno stabilimento fermo senza un perché da un anno e mezzo, con le istituzioni locali e regionali, le organizzazioni sindacali e la Rsu aziendale che insistono per una prospettiva industriale”. Ottenendo in risposta l’ennesimo rinvio, anche di fronte a un governo “che sostiene la richiesta di ritiro della liquidazione, mettendo a disposizione il Fondo del credito per le cooperative e il Fondo di salvaguardia di Invitalia”.
Durissima la Fiom: “Il liquidatore Sarcone e i suoi consulenti hanno provato a impostare il confronto sulla solita e unica litania che Qf ha portato ai tavoli, sostenendo che la liquidazione si basa sul mancato raggiungimento dell’oggetto sociale di impresa per colpa dell’occupazione della fabbrica. Un tentativo inaccettabile di ribaltare sui lavoratori la colpa della fuga di Gkn, e l’inconsistenza dei progetti di reindustrializzazione portati da Borgomeo”.
I sindacati metalmeccanici ribadiscono: “E’ necessario che il governo metta in campo gli strumenti per garantire il futuro industriale dello stabilimento e la continuità occupazionale e di reddito di lavoratrici e lavoratori”. I quali a loro volta tirano le somme: “Questa continua perdita di tempo non è un caso. Di fatto è un modo per ottenere con altre vie quello che Melrose non è riuscita a fare con la mail del 9 luglio 2021, ma stavolta con un calcolo più subdolo: il licenziamento di fatto e non dichiarato. Una situazione ancora più grave perché ora si sommano più di un anno di parole, ipotesi vuote e, in più, cinque mesi senza stipendio”. Di qui la richiesta, ribadita, della Rsu: “Ritiro della liquidazione, pagamento immediato del dovuto, messa a disposizione dello stabilimento a una reale reindustrializzazione, commissariamento di Qf e intervento pubblico”.