Sbriciola la concorrenza Remco Evenepoel nella prima tappa del Giro, la cronometro tra Fossacesia Marina e Ortona. Un trionfo più di una vittoria, che gli permette di indossare il rosa sopra l’iride, e di guardare dall’alto in basso il resto della compagnia. E d’accordo che non si trattava del solito mini-prologo buono solo per assegnare la prima maglia rosa, ma pur sempre di sedici chilometri si sta parlando: non certo una maratona. Eppure i distacchi sugli altri big della generale e sui cronomen (secondo un buon Ganna) si contano tutti tra il mezzo minuto e il minuto tondo tondo. I terrestri, da Almeida a Roglic al duo della Ineos Geoghegan Hart e Thomas, stanno tutti in un fazzoletto di tempo, ma il campione belga pare atterrato da un’altra dimensione.
Il percorso era apparecchiato per gli specialisti, anche se durante tutto l’anno chi ne avesse voglia lo potrebbe affrontare pure in sovrappeso, trattandosi, per buona parte della sua lunghezza, di una pista ciclabile.

La costa è punteggiata dai trabocchi a perpendicolo sul mare, che un po’ di venticello fa cigolare come le catene dei corridori che filano via. Da una parte la macchia mediterranea, dall’altra l’Adriatico selvaggio, “che verde è come i pascoli dei monti”, raccontava D’Annunzio osservando questi paraggi. Il mare in effetti è piatto e verde, anche sotto il forte aragonese di Ortona, ma curiosamente disertato dai bagnanti. Il gene livornese è evidentemente più coriaceo. Del resto appena si lascia il lungomare e, seguendo il verso degli ultimi tratti del tracciato verso l’arrivo, si percorre corso Vittorio Emanuele, dove nel Natale del ’43 canadesi e tedeschi dettero vita ad una Stalingrado in miniatura, l’odore del pesce fritto lascia il passo a quello degli arrosticini, e guardando a occidente si può vedere il Gran Sasso innevato con i picchi ancora avvolti dalle nuvole. Tra pochi giorni lassù torneranno i corridori, per il primo vero appuntamento in salita.

Gli avversari di Evenepoel sembrano tutti dibattersi nelle reti dei trabocchi che danno il nome a questa costa. Volendo aggrapparsi a qualche cosa, si può semmai osservare che l’intero distacco è maturato nei tratti piani: in montagna, dove si deciderà la corsa, è possibile che l’equilibrio sia maggiore, e anzi, come rifletteva ieri Nibali, il belga possa pagare la poca abitudine a salire in quota. Vedremo, come diceva sempre Bugno (Gianni Mura, per prenderlo bonariamente in giro, proprio “Vedremo” lo aveva soprannominato). Viene bene ricordarsi oggi di Bugno perché fu l’ultimo, nel ’90, a vestirsi di rosa il primo giorno per poi portare fino in fondo al Giro il segno del primato. E a Evenepoel, è noto, piace stare con le ruote ben piantate nella storia del ciclismo. Vedremo.