Europa indietro sui vaccini, von der Leyen: «Colpa anche degli stati»
Bruxelles Scontro con la Gran Bretagna sull’export, per il «New York Times» l’Ue è tra i maggiori esportatori
Bruxelles Scontro con la Gran Bretagna sull’export, per il «New York Times» l’Ue è tra i maggiori esportatori
Contrattacco della Commissione Ue, messa sotto accusa dai paesi membri per la lentezza sui vaccini: nel blocco la percentuale di vaccinati varia dall’1 al 5% della popolazione, contro 20 milioni di vaccinati in Gran Bretagna, più del 50% della popolazione in Israele e l’impegno di 100 milioni di vaccinati nei primi 100 giorni di Biden negli Usa. Il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Sholz, è arrivato a definire la politica dei vaccini della Ue uno «spettacolo di merda totale».
La presidente Ursula von der Leyen si è detta «stanca» che la Commissione sia presa come «capro espiatorio» da paesi che sono responsabili per una buona parte dei ritardi delle campagne di vaccinazione. Ieri, von der Leyen ha annunciato che un accordo è stato concluso con Pfizer-BionTech, per la consegna di ulteriori 4 milioni di dosi «prima di fine mese», che saranno spartite tra i 27, proporzionalmente alla popolazione e si aggiungeranno ai supposti 55 milioni di dosi complessive che i tre laboratori produttori dei vaccini già approvati dall’Ema si sarebbero impegnati a consegnare a marzo.
Oggi dovrebbe essere approvato il vaccino di Johson&Johnson, ma anche in questo caso già si annunciano difficoltà: ci sarebbe penuria di componenti per rispettare gli impegni presi (che non si conoscono, perché i contratti non sono trasparenti).
Von der Leyen è preoccupata per dei «punti caldi» di espansione dell’epidemia, Tirolo in Austria, Nizza e Mosella in Francia, Bolzano in Italia, alcune parti della Baviera e della Sassonia in Germania. Queste crisi stanno portando, con una nuova impennata negli ultimi giorni, a chiusure parziali delle frontiere.
L’accelerazione dell’arrivo di dosi dovrebbe permettere, secondo Bruxelles, di «ristabilire la libera circolazione di beni e persone». Sempre stando a supposizioni, visto che non c’è trasparenza sugli impegni per le consegne, nel secondo trimestre dovrebbero arrivare nella Ue 300 milioni di dosi (100 al mese). La Commissione fa notare che anche gli stati hanno una parte di responsabilità nella lentezza delle campagne di vaccinazione: Belgio, Francia, Italia, Repubblica ceca, Slovacchia hanno utilizzato solo un quarto delle dosi di AstraZeneca ricevute, la Germania un terzo.
Il nervosismo sui vaccini straripa anche dai confini Ue. Ieri, a Londra un diplomatico europeo è stato convocato dal governo britannico per spiegazioni, dopo le accuse del presidente del Consiglio, Charles Michel, all’inizio della settimana, contro il «nazionalismo dei vaccini» di Gran Bretagna e Usa, che hanno imposto una «proibizione illegale» all’export. Il ministro degli Esteri, Dominic Raab, ha risposto che la Gran Bretagna «non ha bloccato nessuna dose all’esportazione di vaccini o di componenti», «ogni riferimento a un blocco dell’export o a restrizioni è completamente falso». La Ue chiede però a Londra di essere più «trasparente» sulle regole, perché ci sono «diversi mezzi per imporre proibizioni all’export o restrizioni». Charles Michel si è giustificato sulle restrizioni del blocco, «la regione con più ampie capacità di produzione nel mondo», che ha messo in atto «semplicemente un sistema per controllare l’export».
Il blocco italiano verso l’Australia è più un’eccezione che la norma, poiché le domande di esportazione sono in genere convalidate: la Ue, attraverso Covax, il programma di aiuti dell’Oms, ha permesso l’arrivo di più di un milione di dosi in Africa, mentre secondo il New York Times, avrebbe esportato 25 milioni di dosi in 31 paesi nel solo mese di febbraio (8 milioni in Gran Bretagna, 3 milioni al Canada, 2,5 al Messico, 650mila agli Usa), confermandosi il primo paese esportatore del mondo
Polemiche in corso anche con la Russia, dopo l’affermazione della presidente del consiglio di direzione dell’Ema, Christa Wirthumer-Hoche, sullo Sputnik V «roulette russa». Il portavoce del Cremlino ieri ha chiesto ufficialmente «scuse pubbliche» per i «commenti negativi» sui paesi membri che hanno approvato individualmente lo Sputnik V, dalla settimana scorsa sotto esame all’Ema (Ungheria, dove però le vaccinazioni con il prodotto russo sono solo il 3% del totale, Repubblica ceca e Slovacchia, mentre ad altri paesi, Finlandia e Italia, è stata offerta la possibilità di produrli). La promessa russa è di fornire 50 milioni di dosi da giugno.
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