Il movimento degli agricoltori ha ottenuto ieri due ulteriori agevolazioni. La prima è arrivata dalla Commissione europea, che ha adottato un regolamento che concede una «parziale esenzione» delle cosiddette condizionalità sui terreni incolti. In buona sostanza, fino alla fine del 2024 gli agricoltori europei che coltivano piante che fissano l’azoto, come lenticchie, piselli o favette, o altre colture senza utilizzare prodotti fitosanitari sul 4 per cento dei terreni, potranno usufruire comunque delle agevolazioni della Politica comune agricola (Pac).

La seconda proviene dal governo italiano, che ha presentato alle Commissioni affari costituzionali e Bilancio del Senato un emendamento al cosiddetto decreto Milleproroghe che prevede l’esenzione del pagamento dell’Irpef per i redditi agrari e dominicali fino a 10 mila euro, come aveva già annunciato alle organizzazioni degli agricoltori, e la riduzione del 50 per cento dell’importo da pagare per i redditi tra i 10 mila e i 15 mila euro, come chiedeva la Lega. Il taglio dell’Irpef è previsto per due anni. Costerà «220,1 milioni di euro per l’anno 2025 e a 130, 3 milioni di euro per l’anno 2026».

L’ulteriore misura del governo ha ricucito i malumori tra i manifestanti provocati dalla visita al presidio organizzato da Riscatto agricolo sulla via Nomentana a Roma del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Il movimento si è detto pronto a sciogliere il presidio entro qualche giorno. Nel frattempo faranno solo dei volantinaggi con i trattori in quattro punti della città.

Non parteciperanno invece alla manifestazione di giovedì pomeriggio al Circo Massimo, a Roma, convocata dal Comitato agricoltori traditi. Non ci sarà neppure l’ex leader romano di Forza Nuova Giuliano Castellino. Dopo aver annunciato la sua presenza, la Digos gli ha notificato un divieto di partecipazione perché è sottoposto a una misura di sorveglianza speciale. Fin dai primi giorni di blocchi tra gli agricoltori si vociferava di un ruolo attivo dell’estremista di destra nell’organizzazione di alcune proteste e questo aveva spinto diversi gruppi ad allontanarsi e a dissociarsi dalle attività degli «agricoltori traditi».

Non saranno al Circo Massimo neppure Altragricoltura e il movimento Popolo produttivo, che dicono di non condividere la richiesta di dimissioni del ministro Lollobrigida e del governo, fatta dagli «agricoltori traditi», «e non perché siamo a favore di questo esecutivo ma perché pretendiamo risposte da chi governa».

Giovedì mattina gli agricoltori porteranno due trattori davanti al Colosseo, poi andranno davanti al Campidoglio, dove a manifestare saranno agricoltori, allevatori, balneari, pescatori, ristoratori e persino «alcuni sindaci di aree rurali». «La politica farebbe bene ad assumersi le proprie responsabilità e a non ridurre tutto alle mance dell’Irpef», dice il presidente di Altragricoltura Gianni Fabbris.