Eurocamera, l’Italia perde una presidenza. Imbarazzo Forza Italia
Bruxelles formato Schlein: Zingaretti capo delegazione, Zan vice di Libe. I M5S rientrano in gioco con Left: a Tridico gli Affari fiscali
Bruxelles formato Schlein: Zingaretti capo delegazione, Zan vice di Libe. I M5S rientrano in gioco con Left: a Tridico gli Affari fiscali
Bruxelles è vicina: ogni passaggio della politica italiana si riflette negli equilibri europei e a sua volta li condiziona. Con il voto per le presidenze e le vicepresidenze delle 20 commissioni dell’Eurocamera sono almeno tre gli elementi che saltano agli occhi: la presidenza che manca all’Italia rispetto alla scorsa legislatura, la guida della delegazione Pd all’ex leader del partito Nicola Zingaretti, l’irritazione dei Patrioti contro il cordone sanitario.
L’ITALIA PERDE APPUNTO una delle due presidenze che aveva nella scorsa legislatura, quando il forzista Salvatore De Meo aveva la guida di Affari costituzionali e la dem Irene Tinagli quella di Economia. Fuori entrambi, torna una presidenza per il Pd – nel quadro delle 5 assegnate ai socialisti -, con l’ex sindaco di Bari Antonio De Caro, campione di preferenze alle europee, che va ad Ambiente. Perde invece una casella il partito del ministro degli Esteri Tajani, non senza imbarazzo del capodelegazione Martusciello che si giustifica parlando dell’acquisizione di vicepresidenze e altri ruoli chiave per gli eurodeputati Fi all’interno delle commissioni.
È ANCHE VERO CHE per la prima volta un 5S, in questo caso il capodelegazione Pasquale Tridico, guiderà la sottocommissione Affari Fiscali, indicando uno strumento come l’«incrocio delle banche dati nell’Ue» per contrastare evasione e truffe sull’iva. L’incarico è frutto del rientro dei pentastellati all’interno di un gruppo parlamentare, dopo una lunga parentesi tra i non-inscritti seguita alla dissoluzione del raggruppamento con il nazionalista britannico Farage. Oltre a Tridico, l’ingresso nella Sinistra ha portato anche alla nomina di Dario Tamburrano come coordinatore del gruppo in commissione Industria ed energia, mentre Mario Furore ricoprirà lo stesso ruolo in commissione giuridica.
Lungo la trafficata rotta Roma-Bruxelles, la delegazione Pd mette alla guida Nicola Zingaretti, riproducendo così al Parlamento europeo gli assetti che sostengono Elly Schlein al Nazareno. Ad Alessandro Zan, vicinissimo alla segretaria, va la vicepresidenza di Libertà civili e giustizia, mentre altri due amministratori eletti all’Eurocamera, Giorgio Gori e Matteo Ricci, siederanno rispettivamente in commissione Industria e Trasporti. Risalta l’assenza da tutte le cariche di Stefano Bonaccini, che comunque aveva sempre dichiarato di volersi concentrare sul suo ruolo di presidente Pd.
Sono assetti che rafforzano Elly Schlein? Fonti del Pd a Bruxelles mettono in luce come l’aver ceduto agli spagnoli la guida del gruppo parlamentare – che spettava ai dem in forza dei numeri – aveva come contropartita, messa nero su bianco, l’attribuzione agli stessi dem di una seconda commissione parlamentare. Il fallimento di questo accordo ha portato al forte malcontento delle escluse, Tinagli e Alessandra Moretti. Quest’ultima, rimasta vittima dello scambio con Decaro, dirottato su Ambiente dalla destinazione originaria, ovvero Regioni, è stata ora nominata vice di Zingaretti, ma si tratta di un ruolo senza potere decisionale. Compensato anche Brando Benifei, sostituito alla guida della pattuglia dem, che va ora a capo della delegazione interparlamentare Ue-Usa. Un ruolo delicata alla vigilia delle elezioni americane, prestigioso e di solito appannaggio del Ppe, che stavolta ha invece preferito i rapporti Nato, ma comunque non allo stesso livello di una commissione parlamentare.
IL QUADRO NON SAREBBE completo senza le polemiche della destra patriottica contro il cosiddetto «cordone sanitario», con cui i partiti di centro e di sinistra tengono i sovranisti fuori dalle cariche istituzionali. Minaccia il ricorso alla Corte di Giustizia Ue la vicepresidente degli orbaniani, l’ungherese Kinga Gal. Parla di «attentato alla democrazia» il leghista Paolo Borchia, che commenta: «Loro si tengano le vicepresidenze, noi la dignità». Chi ne ha un vantaggio sono invece i Verdi, che grazie ad un accordo con il Ppe, conquistano la presidenza della commissione Cultura, sottratta proprio ai Patrioti in forza dell’esclusione dalle cariche. La presidenza va alla tedesca Nela Riehl.
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