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Estremismo nero, l’allarme del controspionaggio tedesco

Estremismo nero, l’allarme del controspionaggio tedescoParata di neonazisti in Germania – LaPresse

Germania Gruppi organizzati, e soprattutto cani sciolti, con «approcci e potenzialità terroristiche», per il BfV è «uno scenario da guerra civile»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 7 maggio 2019

«Approcci e potenzialità terroristiche» e «scenario da guerra civile». Due passaggi dell’ultima relazione riservata sull’estremismo nero del controspionaggio tedesco (BfV) restituiscono i decibel dell’allarme suonato ai massimi livelli istituzionali. «La rete dell’ultra-destra in Germania non è mai stata così pericolosa per la democrazia dal 1945» conferma Konstantin von Notz, deputato dei Verdi nella commissione parlamentare che controlla i due servizi civili più l’intelligence militare.

All’attenzione del Bundestag: l’informativa degli specialisti, dopo i 24mila simpatizzanti (di cui 12.700 pronti alla violenza) ammessi dal ministro dell’Interno Horst Seehofer sollecitato dall’interrogazione dei liberali.

Il BfV illumina il sottobosco dell’eversione organizzata in gruppi conosciuti e partiti registrati ma anche, soprattutto, in balìa dei “cani-sciolti” radicalizzati via internet, come le cellule dell’Isis. «Molti estremisti sono attivi solamente da pochi mesi. Alcuni fino a ieri erano completamente sconosciuti».

Si spiega anche così l’ultimo inquietante rapporto sulla violenza nera denunciata nei tribunali di mezza Repubblica federale. La “solita” metà del paese. «Nel 2018 ogni 24 ore nei Land della Germania Est sono state aggredite in media tre persone». Un vero e proprio bollettino di guerra dai fronti di Turingia, Brandeburgo, Mecleburgo-Pomerania, oltre alla Sassonia dove il 1 maggio 300 neonazisti hanno sfilato in uniforme bruna con l’autorizzazione delle autorità locali, polizia compresa.

Così mentre Seehofer «condanna l’estremismo di destra e lo combatte con i mezzi consentiti in una democrazia» il controspionaggio batte le tracce dei «player che sono organizzati in maniera poco complessa e appaiono come attori-chiave». A 360 gradi, dato che «le potenzialità terroristiche ormai si sono sviluppate in tutti gli spettri dell’universo estremista. A fianco dei gruppi strutturati si muovono piccoli nuclei o individui ai margini della scena della destra organizzata» annotano gli agenti sul campo. La miccia della polveriera nazista, per ora, non brucia solo perché «le attività sono organizzate in modo ancora insufficiente» e permangono «lacune tra pianificazione e realtà».

Comunque sono già 33 gli estremisti attualmente sotto la massima sorveglianza dei servizi. Mentre il processo giudiziario agli otto componenti della “Rivoluzione Chemnitz” (la cellula neonazista che preparava attacchi terroristici contro politici tedeschi di primo piano) si appresta ad aprire il link parallelo alla connessione dell’ultra-destra con i piani eversivi elaborati nelle caserme dell’esercito federale, a partire che dagli attacchi sotto falsa bandiera ai centri-profughi del “tenente Franco A”.

Materiale d’archivio per Thomas Haldenwang, presidente del controspionaggio da novembre 2018, dopo le dimissioni del predecessore scoperto a rivelare dati sensibili sui profughi al gruppo parlamentare di Afd. Su Die Welt spiega la fonte primaria del pericolo: «Lo scambio d’informazioni tra i piccoli gruppi avviene principalmente on-line. Gli estremisti si collegano tramite i servizi di messaggistica. Da questo punto di vista il web pone alti rischi di radicalizzazione, mobilitazione e cospirazione». Così anche Google Maps, usata dalla Rete neonazista per postare la carta dei campi-profughi, oppure le chat perfette per «pianificare attacchi improvvisati con esplosivi». Di qui «lo scenario di guerra civile» denunciato dal BfV che non smette di produrre rapporti confidenziali.

Spicca la breve relazione della sezione locale della Sassonia-Anhalt che il locale ministro dell’Interno proprio ieri ha dovuto riassumere a Eberhard Nothmann, consigliere Spd del distretto di Mansfeld. Censisce 30 nuovi «cittadini del Reich» nel comune sollevando il problema dei problemi. «Per la raccolta di dati dei Reichsbürger non esiste base legale, per cui il distretto non li potrebbe presentare» spiega la vice-consigliera distrettuale Christiane Beyer. Poco importa che il Bfv l’anno scorso avesse avvertito che l’adesione al movimento di destra (che detiene armi) fosse cresciuta dell’80% in appena 24 mesi. In Germania ora sono ben 18mila.

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