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Esportazioni bloccate, a rischio l’economia di Kiev

Esportazioni bloccate, a rischio l’economia di KievUn contadino assiste al rogo del suo campo di grano a Dnipropetrovsk – Ap

Il limite ignoto Il contraccolpo della sospensione dell'Accordo del Mar Nero

Pubblicato circa un anno faEdizione del 19 luglio 2023

«Il tema numero uno dell’odierna riunione dello stato maggiore è l’esportazione di grano via mare e la sicurezza dei porti» ha scritto su Telegram il presidente Zelensky. Il capo di stato ha infatti convocato d’urgenza i vertici politici e militari ucraini in seguito agli attacchi russi alle infrastrutture portuali di Odessa e Mykolayiv e all’uscita di Mosca dall’accordo sul grano.

Intanto dal Cremlino avvertono: se le esportazioni continuassero ci sarebbero «rischi per la sicurezza» delle navi.

La situazione è estremamente delicata per il governo di Kiev in quanto un blocco delle esportazioni costituirebbe un ulteriore aggravamento per l’economia già claudicante del Paese. Senza contare che se il nemico iniziasse davvero a colpire sistematicamente i siti di stoccaggio del grano, l’Ucraina perderebbe anche la possibilità di riutilizzare nel prossimo futuro queste riserve.

E non si tratterebbe solo di un problema commerciale.

L’attentato alla diga di Nova Kakhovka ha compromesso seriamente l’irrigazione di migliaia di ettari di campi agricoli e già si parla di raccolti a rischio. In altri termini: la fame non è più soltanto un rischio metaforico legato all’impoverimento. Per ora sia l’amministrazione ucraina sia i suoi alleati occidentali si concentrano sul rischio alimentare per gli stati africani. Il consigliere capo di Zelensky, Andriy Yermak ha scritto sul proprio canale Telegram che la Russia «vuole mettere in pericolo la vita di 400 milioni di persone nel mondo che dipendono dalle esportazioni alimentari ucraine», accusando Mosca di voler «affamare le persone e creare ondate di profughi per indebolire l’Occidente».

Tesi condivisa dall’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Josep Borrell, secondo il quale «la Russia usa la fame come un’arma» e «serve una risposta forte della comunità internazionale».

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