A distanza di 32 anni da quel 7 marzo 1991 in cui, a Brindisi avvenne, inaspettatamente, il primo esodo epocale di 28 mila profughi albanesi in un sol giorno, accolti dall’ intera città con mille gesti di concreta solidarietà e fratellanza, inizio storico in Italia e in Europa del lungo e sofferto fenomeno migratorio, leggendo su Il manifesto del 7 marzo 2023, l’interessante articolo di Enrico Calamai, vorrei colmare una dimenticanza, per esattezza storica ricordare che fu a Brindisi, in quei giorni convulsi di un marzo molto freddo, che ho vissuto insieme a tantissimi, che ebbe origine l’onda migratoria, quel primo fondamentale snodo storico e culturale da cui parte tutto in materia di migranti.

Allora la città soccorse e accolse quei 28mila albanesi in fuga, affermando quel diritto alla mobilità, oggi negato dal governo Meloni, che rende sempre più a rischio i soccorsi in mare, vedi il naufragio di Crotone. A Bari cinque mesi dopo arrivarono, con la Vlora, 20 mila profughi albanesi, ma i fatti si svolsero diversamente, vi fu il primo respingimento di massa.

Nel marzo del 1991, di fronte all’inerzia del governo, Brindisi si mobilitò con grande slancio, l’intera cittadinanza accolse i fratelli albanesi, senza paura, si requisirono per i profughi, 36 istituti scolastici, su richiesta delle associazioni all’allora prefetto Barrell, molte centinaia di brindisini li ospitarono in casa, volontari laici e religiosi, operatori sanitari, centri sociali, sindacati, partiti garantirono gli aiuti, cittadini preparavano da mangiare e mense operaie inviavano pasti caldi, si davano vestiti, farmaci e il necessario per le esigenze dei profughi, con rispetto e amicizia, tantissimi rapporti di affetto e stima sono nati imparando l’italiano, o cercando posti di lavoro adatti agli studi e interessi delle ragazze e ragazzi arrivati.

Il sindaco di allora, Giuseppe Marchionna, diede subito un messaggio chiaro e coraggioso: «Non abbiate paura, hanno solo fame e freddo», e scrisse un prezioso reportage di quei giorni “Diario dall’inferno di Brindisi”. Da queste illuminanti parole è nato poi lo spettacolo “Non abbiate paura“di Francesco Niccolini, con Luigi D’elia, rappresentato in questi anni in tutta Italia. Il governo si limitò a balbettare ordini di respingimenti di cui il sindaco e i cittadini non tennero conto, si realizzò così l’autogoverno della città.

Tante le testimonianze di questo unicum storico, modello di grande solidarietà da valorizzare come esempio di fratellanza verso i migranti, vedi il bel documentario, “Anija –La nave, di Roland Seiko, regista albanese e direttore dell’Archivio Storico Luce, sbarcato a Brindisi in quel 7 marzo 1991 con la Legend, premiato con il David di Donatello 2013, o il ventennale con “La citta ospitale” e il trentennale, con “Storie di casa mia”, per recuperare la memoria diffusa, tra i giovani e nelle scuole, di una delle più belle pagine del 20esimo secolo, da riattualizzare all’oggi, in grado di battere le politiche migratorie securitarie e razziste, celebrato con il governo albanese e i tanti albanesi a Brindisi e in Italia, o altrove, ma sempre con Brindisi nel cuore. Per non dimenticare.