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Esercito e caos benzina, le incognite sul voto polacco

Esercito e caos benzina, le incognite sul voto polaccoManifesto elettorale del Pis a Varsavia, con Jarosław Kaczynski – Ap

Verso il 15 ottobre A pochi giorni dalle elezioni la destra populista di Diritto e giustizia (Pis) si trova a dover gestire la crisi ai distributori e due dimissioni di peso nel vertice militare

Pubblicato circa un anno faEdizione del 12 ottobre 2023

Governo in tilt a Varsavia dopo le dimissioni questa settimana del capo dello stato maggiore e di quello delle operazioni dell’esercito. Ma è soltanto una delle tante questioni calde che la destra populista di Diritto e giustizia (Pis) si trova a dover gestire a pochi giorni dal voto per le politiche del 15 ottobre. Intanto nella «Polonia profonda» numerosi distributori di benzina sono a secco da diversi giorni. Dietro al problemi che affliggono le stazioni di servizio, ufficialmente chiuse «per guasto», non ci sono scioperi di categoria bensì una cattiva gestione dei rifornimenti da parte di Pkn Orlen, il colosso energetico presieduto da Daniel Obajtek, influente uomo d’affari nel Paese sulla Vistola nonché fedelissimo del numero uno del Pis Jarosław Kaczynski. Pkn Orlen ha fatto di tutto per tenere bassi i prezzi del carburante nelle ultime settimane in modo da offrire un’altra kiełbasa wyborcza, ossia l’ennesima «salsiccia elettorale». E così che in Polonia vengono chiamati i regalini elargiti dal governo di turno per conquistare ancora qualche voto. Difficile fare di più nei grandi centri del paese dove il Pis continua a svolgere un ruolo da comprimario.

IERI IN UNA CONVENTION nelle sede del partito a Cracovia, Kaczynski è stato preso di mira dai manifestanti al grido di «Hai distrutto la Polonia piccolo uomo!» poco prima che la polizia intervenisse. Secondo quanto riportato l’altro ieri dal portale di giornalismo investigativo Oko.press, in occasione della 162° commemorazione mensile della catastrofe aerea di Smolensk – l’incidente del 10 aprile 2010 in cui hanno perso la vita il fratello gemello Lech e una buona parte dell’élite del Paese – il leader del Pis ha distrutto un bigliettino ironico con la scritta «alle vittime di Lech» posto accanto alla corona di fiori che ogni mese l’imprenditore Zbigniew Komosa depone davanti al monumento alle vittime del disastro a Varsavia.

IN GENERALE LA SITUAZIONE resta molto tesa in casa Pis. Intanto in questo momento la Polonia arranca su approvvigionamento e distribuzione di carburante soprattutto in provincia. Ironia della sorte, il governo ha chiesto una mano proprio alle autocisterne dell’esercito dei dimissionari Rajmund Andrzejczak e Tomasz Piotrowski per aiutare l’azienda di Obajtek nella distribuzione di benzina e diesel. Ma cosa si nasconde dietro al clamoroso dietrofront dei due generali in un momento decisivo per le sorti del paese? Teorie del complotto e ipotesi strampalate a parte, difficile immaginare che i dissapori tra l’élite militare e il ministro dell’Interno polacco Mariusz Błaszczak riguardo alla gestione della crisi del missile di Bydgoszcz, non abbiano contribuito a incrinarne i rapporti.

Un Kh-55 di produzione sovietica era stato ritrovato per caso ad aprile scorso nel nord del paese, a pochi chilometri dal Joint Forces Training Centre (Jftc) della Nato. Błaszczak si era giustificato del ritardo nella gestione dell’accaduto addossando la colpa ai vertici delle forze operative polacche. «Sono dimissioni che hanno un carattere eccezionale in quanto avvenute nella settimana delle elezioni. Per questo hanno una valenza doppia. È come se i generali di grado più alto della Polonia avessero presentato una mozione di sfiducia a nome dell’esercito nei confronti del governo», ha commentato così la notizia Krzysztof Gawkowski della coalizione Lewica (Sinistra).

«In ballo c’è la nostra sicurezza e invece ci ritroviamo con caos, dimissioni, confusione e conflitti», ha rincarato Szymon Hołownia, leader della formazione centrista Polska 2050 che forma, insieme ai ruralisti del Partito Popolare Polacco (Psl), l’alleanza Trzecia droga (Terza strada). Nei sondaggi Lewica e Trzecia droga viaggiano entrambe sopra la soglia di sbarramento dell’8% al Sejm, la camera bassa del parlamento.

A VARSAVIA E DINTORNI sono quasi tutti convinti che sono loro i veri vincitori del dibattito in tv di lunedì pomeriggio tra i candidati ospitato da Tvp, la televisione pubblica filo-Pis. Davanti a 5.6 milioni di spettatori l’attuale premier Mateusz Morawiecki del Pis non ha fatto altro che giocare al gatto col topo «in casa» con l’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, leader dei liberali di Piattaforma civica (Po) costringendo quest’ultimo alla difensiva. Sì, Pis e Po restano i favoriti alle urne, entrambi con almeno +30% della preferenze. Ma intanto in Polonia i terzi godono e potrebbero accaparrarsi i voti degli indecisi. Tutte schede e seggi che potrebbero risultare determinanti laddove si scelga la strada di un governo di coalizione per superare l’impasse Pis-Po.

Domenica 15 caleranno in Polonia 26 membri dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa per monitorare il voto. «Le elezioni parlamentari polacche del 2019 non sono state eque poiché Pegasus – un software di sorveglianza altamente intrusivo, che garantisce un accesso completo e illimitato al cellulare spiato – è stato utilizzato contro gli avversari politici durante la campagna elettorale». È quanto si legge nella risoluzione «Pegasus e altri programmi di spionaggio e di sorveglianza segreta dello Stato», approvata ieri dall’Apce.

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