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Emilia Romagna, argini travolti: per la quarta volta sott’acqua

Emilia Romagna, argini travolti: per la quarta volta sott’acquaBologna, viale Palmiro Togliatti – Michele Nucci/LaPresse

Ambiente Urbanistica da ripensare: il torrente Ravone, tombato nel 1932, da maggio 2023 è straripato più volte. Nel 2022 la superficie impermeabilizzata è stata l’8,9% del totale, contro la media nazionale del 7,1%

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 22 ottobre 2024
Alex GiuzioCERVIA (RAVENNA)

L’Emilia-Romagna è finita sott’acqua per la quarta volta in un anno e mezzo. Le abbondanti piogge cadute fra sabato e domenica si sono accanite nell’area metropolitana di Bologna, dove sono esondati 4 corsi d’acqua, inondando ampie aree del capoluogo e dei comuni limitrofi di Pianoro, San Lazzaro, Casalecchio e Budrio. La piena del torrente Zena ha provocato anche una vittima, il 20enne Simone Farinelli, travolto dall’acqua mentre si trovava in auto. Ieri le scuole della provincia sono rimaste chiuse per effettuare i controlli di sicurezza sugli edifici.

SVARIATI ALLAGAMENTI sono avvenuti anche lungo la fascia costiera romagnola, tra i lidi di Ravenna, Cervia, Cesenatico e Bellaria, dove il sistema idrico e fognario non ha potuto assorbire l’elevata quantità di acqua caduta in poche ore. Come per le precedenti alluvioni di maggio 2023 e di settembre scorso, non si è trattato di un evento atmosferico eccezionale, bensì della conseguenza della crisi climatica di causa antropica. Il riscaldamento globale rende il mare più caldo, perciò l’acqua evapora in maggiore quantità e si abbatte più copiosa sul suolo. Le precipitazioni di questi ultimi eventi sono sempre state fuori scala, e anche tra il 19 e 20 ottobre in provincia di Bologna secondo Arpae sono caduti 160 millimetri di acqua in meno di un giorno, contro la media storica di 70 mm dell’intero mese.

TUTTO CIÒ è aggravato dalla fragilità del territorio emiliano-romagnolo: quella che oggi è una grande e fertile pianura, fino a pochi secoli fa era un’enorme palude dove non si distingueva il confine fra la terra e l’acqua. Negli ultimi cent’anni questo luogo è stato modificato con bonifiche, idrovore e argini artificiali, creando un sistema idrico che ha funzionato per decenni, ma che oggi non regge più. La quantità di acqua che cade dal cielo è troppo elevata, i fiumi non stanno più negli spazi in cui sono stati costretti. Con l’aggravante che ogni volta che un argine si rompe il terreno diventa più debole e compromesso. In definitiva, un intero territorio sta collassando proprio come prevedono le proiezioni scientifiche dell’Italia nel 2100, che disegnano tutta la pianura padana sott’acqua.

LA CRISI CLIMATICA si combina con l’eccessivo consumo di suolo, che vede l’Emilia-Romagna al terzo posto della classifica Ispra. Nel 2022 la superficie di terreno impermeabilizzato è stata l’8,9% del totale, contro la media nazionale del 7,1%. Con tale quantità di suolo cementificato, l’acqua non viene assorbita e gli effetti delle alluvioni si aggravano. Oltretutto, circa 33mila ettari di costruzioni sono stati eretti in aree di pericolosità idraulica. Mentre in passato non si costruiva vicino all’acqua, poiché si conoscevano i rischi, oggi interi quartieri sorgono ai bordi di fiumi e canali. Il simbolo di tutto ciò è proprio a Bologna dove il torrente Ravone, un affluente del Reno, è stato tombato nel 1932. Per quasi un secolo in città si è vissuto sopra le sue acque, quasi dimenticandosi del suo scorrere sotterraneo; ma da maggio 2023 a oggi è straripato più volte, allagando case e cantine. Di fronte a questo scenario, occorrerà pensare a come riadattare il territorio.

LO SPOSTAMENTO dei quartieri costruiti troppo vicino all’acqua sarà inevitabile e necessario. Ma per il momento, la politica sembra più impegnata a bisticciare che a pianificare la gestione futura. Complice la vicinanza delle elezioni regionali del 17 e 18 novembre, dopo ogni alluvione parte lo sciacallaggio da parte del centrodestra. Questa volta a lanciare il sasso è stato Maurizio Gasparri: mentre a Bologna si spalava il fango, il senatore di Forza Italia ha detto che «le popolazioni alluvionate sono vittime della incapacità dell’amministrazione regionale targata Pd, che ha avuto in Bonaccini e Schlein i suoi protagonisti principali». Immediata la replica delle opposizioni: per Stefano Vaccari (Pd), «Gasparri come tutta la destra è noto per essere un negazionista dei mutamenti climatici, visto che lui non ha fatto niente insieme al suo governo per contrastarli. Ora però utilizza l’alluvione per fare propaganda contro la regione e il centrosinistra».

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