Emergenza in Sardegna, «ma il governo ci snobba»
Sardegna La presidente della Regione Todde attacca mentre gli incendi devastano aree enormi di boschi e macchia mediterranea
Sardegna La presidente della Regione Todde attacca mentre gli incendi devastano aree enormi di boschi e macchia mediterranea
In Sardegna è emergenza siccità. E non basteranno le piogge che da ieri, spinte da un fronte di area fredda dalle Baleari, cadono sull’isola. Da lunedì, dicono i meteorologi, si torna al caldo torrido e nel frattempo le precipitazioni previste per tutto il fine settimana possono anche causare danni, ad esempio ai vigneti in vista della vendemmia.
I dati della grande sete sono allarmanti. Alla data del 31 luglio nei 33 invasi di raccolta situati nelle 16 zone idrografiche in cui è divisa l’isola la percentuale di riempimento era pari al 50,2% della capacità massima (21 punti al di sotto dello stesso periodo dell’anno scorso), un 7% in meno rispetto a fine giugno 2024, ovvero 132 milioni di metri cubi usciti ed evaporati in soli 30 giorni. In termini assoluti, i bacini di raccolta sardi possono contenere un massimo di 1.824 milioni di metri cubi, al 31 luglio ne erano disponibili solo 915,80 milioni.
Particolarmente grave la situazione nella Sardegna centro orientale e in quella meridionale, dove la percentuale di riempimento degli invasi è scesa al 35% della capacità massima. Inevitabili i razionamenti. Già dalla scorsa primavera sono in vigore restrizioni nell’erogazione dell’acqua: 50% in meno rispetto al 2022 e 30% in meno rispetto al 2023.
Per gli agricoltori è un danno rilevante. Secondo i dati diffusi dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, nel 2023 sono stati irrigati a carciofo 2.975 ettari, nel 2024 solo 1.884. Il mais è passato da 1.612 a 1.068 irrigati quest’anno. Le ortive da 3.268 a 2.568. Il riso da 291 a 209. Seminativi ed erbai da 1.775 a 410. Sempre nella Sardegna meridionale, la superficie irrigata regolarmente è passata dai 20mila ettari del 2023 ai 14mila di quest’anno: seimila ettari in meno. Si è arrivati al punto che 87 sindaci hanno chiesto l’intervento dell’esercito per portare acqua con le autobotti nelle zone più difficili da raggiungere.
I danni economici sono ingenti in tutta l’isola, anche se al momento non è facile quantificarli con esattezza. E non riguardano solo l’agricoltura e la pastorizia ma anche la coltivazione del sughero, attività su cui si reggono alcuni importanti distretti economici locali. Sono migliaia gli ettari di querce da sughero che, specialmente in Gallura e in Ogliastra, si sono seccati. «Le piante – spiega Gianluigi Bacchetta, titolare della cattedra di Botanica all’Università di Cagliari – non hanno ricevuto, durante l’inverno scorso, la quantità d’acqua necessaria e questo le ha indebolite esponendole all’aggressione di parassiti che attaccano le radici».
Insomma, una situazione critica. La giunta Todde ha proclamato lo stato di emergenza regionale e ha chiesto che anche il governo faccia la sua parte. Meloni e il ministro all’Agricoltura Lollobrigida hanno risposto pochi giorni fa con un Decreto agricoltura da 102 milioni di euro quasi tutti finiti al Nord. E la presidente sarda ha attaccato: «È vergognoso che Roma non stanzi niente contro l’emergenza siccità nell’isola. Un atteggiamento che dimostra la totale indifferenza del governo verso la Sardegna e verso il Sud, mentre si continua a favorire il Nord e le regioni più ricche».
Sulle cause della siccità è evidente il ruolo giocato dai mutamenti climatici in corso. Da giugno ad agosto si sono registrate nell’isola temperature stabilmente al di sopra delle medie stagionali, con picchi che nelle zone più interne hanno raggiunto e superato i 40 gradi. «I motivi – dice Pier Paolo Roggero, ordinario alla facoltà di Agraria dell’Università di Sassari – sono da ricercare anche nel drastico cambiamento degli equilibri del clima. D’altra parte, questo è un processo che va avanti da anni. E ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera non basta. Bisogna governare il fenomeno attraverso strategie di adattamento. Sotto questo secondo aspetto in Sardegna come nel resto d’Italia c’è ancora molto da fare».
Ci sono poi altre criticità legate ai mutamenti climatici. Gli incendi, innanzitutto, che da settimane devastano aree enormi distruggendo boschi, macchia mediterranea e coltivazioni. Soltanto nel Nuorese sono andati in fumo 700 ettari di bosco, mentre a Iglesias le fiamme, partite nelle campagne circostanti, sono arrivate a lambire il centro abitato e c’è voluto l’intervento dei Canadair del Servizio regionale antincendi per scongiurare conseguenze drammatiche. Agli stravolgimenti climatici, inoltre, è legato un altro fattore di rischio, in questo caso per la salute umana: i presidi sanitari pubblici di Oristano hanno isolato il virus della Dengue in zanzare e in alcuni uccelli trovati morti. Per il momento non ci sono casi di pazienti colpiti dalla febbre, ma per evitare che la situazione degeneri l’Azienda sanitaria di Oristano ha avviato una campagna di vaccinazione.
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