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Emergency: «Porti lontani, sprecati la metà dei giorni di navigazione»

Emergency: «Porti lontani, sprecati la metà dei giorni di navigazione»Soccorso della Life Support – Emegency

Migranti Un anno di operazioni della Life Support. 1.219 le persone salvate nonostante i tanti ostacoli imposti dal governo. Tutti i numeri in un report

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 21 marzo 2024

Quasi la metà dei giorni complessivi di navigazione della Life Support, nave di Emergency, sono stati dedicati a raggiungere uno dei porti lontani indicati dal Viminale piuttosto che a realizzare le attività di ricerca e soccorso per cui è stata messa in mare. Tra dicembre 2022 e dicembre 2023 la Ong fondata da Gino Strada ha speso quasi un milione di euro solo per andare e tornare dall’area delle operazioni nel Mediterraneo centrale. «L’operato delle ong viene ostacolato e criminalizzato, sottraendo tempo prezioso alla tutela della vita e dei diritti di chi è in mare», afferma Carlo Maisano, coordinatore del progetto.

I numeri vengono fuori dal report Non restare a guardare: un anno di soccorsi in mare, diffuso dall’organizzazione umanitaria. Dentro ci sono i risultati ottenuti nonostante gli ostacoli disseminati dal governo, la prassi dei porti lontani, le minacce e le detenzioni amministrative causate dal decreto Piantedosi 1/2023. Sono 1.219 i naufraghi salvati dalla nave Life Support nel primo anno di operazioni. Tra loro 846 uomini, 101 donne (di cui 7 in stato di gravidanza), 216 minori non accompagnati e 56 minori accompagnati. I principali paesi di provenienza includono Bangladesh, Siria, Costa d’Avorio, Egitto, Sud Sudan, Libia, Palestina ed Egitto.

Nello stesso periodo la nave ha affrontato 15 missioni, completato 24 operazioni di salvataggio e percorso 40mila chilometri per un totale di 105 giorni di navigazione. I 28 membri dell’equipaggio riferiscono di aver affrontato varie patologie fisiche e psicologiche tra i naufraghi, spesso dovute alle condizioni estreme del viaggio e agli abusi subiti prima del soccorso. Patologie che in molti casi richiederebbero di essere trattate con urgenza. Questo fatto rende ancora più odiosa, oltre che pericolosa, l’indicazione di scali lontani. I porti assegnati sono sati: Marina di Carrara (3), Livorno (3), Brindisi (2), Napoli (2), Civitavecchia (1), Ortona (2), Ravenna (1) e Taranto (1). Nemmeno una volta la nave è sbarcata in Sicilia.

Tra gli interventi di soccorso 10 sono stati coordinati dalle autorità italiane. Per 42 situazioni di pericolo segnalate dopo il primo intervento al Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma le autorità italiane non hanno risposto o hanno dato parere negativo. Scoraggiare i cosiddetti «soccorsi multipli», semplici risposte a richieste d’aiuto dopo il primo salvataggio, è un altro degli effetti del decreto anti-Ong varato dal governo.

Emergency avanza una serie di raccomandazioni per affrontare la crisi umanitaria nel Mediterraneo, chiedendo un approccio basato sui diritti umani, sul rafforzamento delle operazioni di ricerca e soccorso e sulla garanzia di vie legali e sicure di accesso per i migranti in cerca di protezione.

Nonostante tutto, comunque, la Life Support ha sempre continuato il suo lavoro: l’ultima missione si concluderà oggi con lo sbarco a Ravenna, dopo il soccorso realizzato lo scorso sabato. 71 le vite salvate.

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