A Baku per rafforzare i rapporti già stretti con l’Azerbaigian, quindi ad Ashgabat per inaugurare l’ambasciata israeliana in Turkmenistan ad appena 20 chilometri dal confine con l’Iran. È stata, tra martedì e ieri, una due giorni intensa per Eli Cohen, con la quale il ministro degli esteri israeliano ha provato a compensare in Asia centrale le battute di arresto subite dagli Accordi di Abramo nelle ultime settimane.

L’Arabia saudita, candidata nelle speranze del governo di estrema destra guidato da Netanyahu, ad aderire alla normalizzazione dei rapporti tra paesi arabi e Stato ebraico, si sta riconciliando con l’Iran nemico di Israele e a inizio settimana ha ricevuto a Riyadh i leader del movimento islamico Hamas. Il trattato di pace con il Sudan, precipitato in violenti scontri tra i militari golpisti, appare più lontano rispetto alle tappe che proprio Cohen aveva fissato a Khartoum appena qualche settimana fa.

A Baku invece le cose vanno sempre meglio per Israele e i suoi piani strategici militari ed economici. Della delegazione al seguito di Cohen hanno fatto parte anche una trentina di imprenditori. Una presenza che dichiara l’intenzione israeliana di aumentare oltre alla vendita di armi all’Azerbaigian – si devono anche alle forniture di droni killer i successi militari di Baku a danno degli armeni nella regione contesa del Nagorno-Karabakh – anche gli scambi commerciali che si aggirano al momento intorno ai 200 milioni di dollari all’anno. Gli azeri inoltre coprono il 30% del fabbisogno israeliano di petrolio.

Cohen a Baku ha incontrato il presidente Ilham Aliyev e diversi ministri, due settimane dopo l’inaugurazione dell’ambasciata azera a Tel Aviv, la prima in Israele di un paese a maggioranza sciita. I media israeliani hanno dato parecchio spazio al viaggio del ministro degli esteri a Baku descrivendolo come una risposta alla «crescente influenza dell’Iran nella regione».

«Israele e Azerbaigian stanno rafforzando la loro alleanza politica e di sicurezza» si legge in un comunicato diffuso da Cohen, «ho incontrato il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e abbiamo parlato delle sfide strategiche che condividiamo, in primo luogo la sicurezza regionale e la lotta al terrorismo». Quindi il ministro israeliano è andato al punto centrale. L’Azerbaigian, ha detto, «gode di una posizione strategica nel Caucaso meridionale».

Più volte si è parlato dell’Azerbaigian, che mantiene rapporti tesi con Teheran, come di una possibile base per un attacco israeliano alle centrali atomiche iraniane. Baku ha smentito, anche di recente, questa opzione. Tuttavia la distanza e la necessaria violazione dello spazio aereo di alcuni paesi, rendono complesso un raid di cacciabombardieri da Israele fino all’Iran.

Problemi che si risolverebbero se gli aerei da combattimento dovessero decollare dall’Azerbaigian. Ma in quel caso Aliyev sa che il suo paese subirebbe la rappresaglia dell’Iran. Al momento, e su questo non ci sono dubbi, Israele mantiene una forte presenza di intelligence a Baku e Tehran ha irrigidito ulteriormente la sua linea nei confronti dell’Azerbaigian. I due paesi hanno avuto colloqui di recente per allentare la tensione ma i rapporti restano difficili.

Cohen ieri è andato in Turkmenistan, direttamente dall’Azerbaigian, diventando il primo rappresentante del governo israeliano a visitare lo Stato dell’Asia centrale in quasi 30 anni. L’ultimo ministro israeliano a recarsi ad Ashgabat era stato Shimon Peres nel 1994, tre anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica.