In Gran Bretagna sono tutti d’accordo: a vincere le elezioni di oggi sarà certamente il Labour Party. La vera incognita è quanti voti riuscirà a prendere il Reform Uk, cioè il partito di estrema destra. Quello, se vogliamo, con un potenziale destabilizzatore.

Ciò a cui stiamo assistendo in tutta Europa è un’avanzata abbastanza sistematica della destra e una diminuzione del peso dei partiti tradizionali che erano o di centro destra: democristiani, come in Italia e in Germania, o nazionalconservatori ma con una coscienza sociale, come i gollisti in Francia e i conservatori britannici. Era quello, diciamo, il blocco di centrodestra. C’è poi un blocco riformista di centrosinistra che però voleva fare le riforme. Ora il sistema politico in Gran Bretagna rende molto difficile l’avanzata di un terzo partito, ma non rende molto difficile lo spostamento di entrambi i partiti verso la destra. Ormai il partito conservatore – se vogliamo essere generosi definendolo tale – è pienamente di destra perché occupa posizioni che non aveva neanche la signora Thatcher: euroscettico e fortemente anti-immigrazione. Per di più è un partito paralizzato anche dal fatto di essere di destra ma con dei nemici sia a destra che a sinistra. Il Labour party, invece, di nemici seri non ne ha. Ne risulta che tutto l’asse politico del paese si è spostato a destra, come del resto anche negli Stati Uniti.

L’immigrazione – il suo contenimento – è uno dei capisaldi dei programmi di tutti i partiti. Ma serve. In Europa la natalità è assai bassa e ci sono moltissimi anziani. Grazie forse ai progressi medico-scientifici, i cittadini vivono più a lungo e non muoiono «come dovrebbero» secondo un calcolo economico. Come risolvere questo problema dell’invecchiamento della popolazione? Il modo più banale, più ovvio, naturalmente è quello dell’immigrazione. Basta visitare un qualsiasi ospedale in Gran Bretagna e ci si rende conto che non è che ci sia una certa percentuale di infermieri, di medici che vengono da fuori: vengono tutti da fuori. Sono figli di immigrati o migranti loro stessi dall’Italia, dalla Grecia, dalla Libia. Insomma, senza l’immigrazione in Gran Bretagna non ci sarebbe il sistema sanitario pubblico.

E dunque da un lato i partiti fanno a gara nel dire «controlleremo l’immigrazione», dall’altro giurano di risolvere il problema della sanità. E anche qui fanno promesse che è impossibile mantenere, come ad esempio quella di non aumentare le tasse. Nessuno vuole affrontare le proprie responsabilità, giurano che non aumenteranno la spesa pubblica, il debito. Sembrano ignorare che c’è qualcosa al mondo che si chiama matematica e si ritrovano nell’incapacità più totale di fare un discorso realistico. Per tacere poi di quanto sia difficile far coesistere la crescita economica e quella dei consumi – altra promessa immancabile – con una politica necessariamente ambientalista.

Ho sempre ritenuto il partito conservatore come il più intelligente della storia britannica perché ha saputo adattarsi, trasformarsi da un partito di latifondisti e farmers nel Settecento in uno pro-capitalista nell’Ottocento. Sono riusciti a dominare comunque la politica britannica, accettando le riforme fatte dai laburisti. Non hanno mai incontrato una minaccia come quella di oggi e sarebbe un po’ assurdo speculare troppo sul loro futuro. Ma se dovessi scommettere, com’è ormai è di moda in Gran Bretagna, direi che ce la faranno. Avranno un periodo di crisi, si ritroveranno forse all’opposizione per una decina d’anni – del resto, lo sono già stati per 13 anni, quando dal 1997 al 2010 c’era il Labour Party – eleggeranno dei leader non tra i più brillanti e intelligenti nelle elezioni successive finché, quando il Labour Party comincerà a sprofondare inevitabilmente dall’impossibilità di cambiare veramente il volto del paese, ci sarà il loro ritorno.

(testo raccolto da Leonardo Clausi)